Home Politics Assistenti parlamentari in Europa: una galassia in espansione di potere, come racconta il Qatargate

Assistenti parlamentari in Europa: una galassia in espansione di potere, come racconta il Qatargate

Assistenti parlamentari in Europa: una galassia in espansione di potere, come racconta il Qatargate
Perché potrebbe interessarti? Lo scandalo che sta travolgendo l’Europarlamento fa emergere la figura dei collaboratori delle Istituzioni europee, che vantano ricchi stipendi, la possibilità di intessere relazioni e condizionare i politici nelle scelte. E non mancano casi di assunzione di amici di partito

Qualche vecchio amico di partito, come il caso dell’ex deputato Davide Zoggia, e professionisti ormai abili a muoversi nei palazzi delle Istituzioni dell’Ue. Capaci di influenzare anche le scelte. La galassia dei collaboratori parlamentari dell’Europarlamento è decisamente diversa rispetto a quello dei loro colleghi italiani: in Europa godono di benefici, stipendi e una buona fetta di potere che chi lavora alla Camera o al Senato può solo sognare, visto il livello di sfruttamento che in alcuni casi si è verificato.

La storia di Francesco Giorgi è significativa

La storia di Francesco Giorgi, finito al centro dello scandalo Qatargate, è significativa: da assistente di Antonio Panzeri ha costruito una rete di potere. Se sarà stata legale o meno, lo diranno i giudici, dopo aver acquisito il materiale per concludere l’inchiesta. Ma la possibilità di intessere rapporti è evidente, accrescendo a dismisura la sfera di influenza. «La questione è che in Europa arrivano molto spesso degli eletti che non conoscono la macchina», spiega una fonte interna a True-news.it. Così «gli eurodeputati si affidano quasi in tutto e per tutto a chi gli sta vicino, anche perché quelli che provengono dal territorio ne sanno ancora meno». E questo ovviamente vale per i rapporti con i lobbisti, regolarmente registrati, così come qualsiasi tipo di attività. Fino a correre il rischio di lasciarsi condizionare sulle scelte politiche. «Chiaramente – precisa la fonte – non per tutti è valido questo ragionamento».

La differenza con la situazione italiana è comunque palese

La differenza con la situazione italiana è comunque palese. Se in Parlamento in tanti casi si fa fatica ad arrivare ai mille euro, la posizione degli assistenti degli europarlamentari è regolamentata con budget a disposizione alquanto sostanzioso. Stando ai dati ufficiali: ogni deputato ha a disposizione 24.164 euro al mese per assumere varie figure: dagli assistenti accreditati, che vanno nelle sedi istituzionali, a quelli locali che operano sul territorio nazionale. Il calcolo è eloquente. Tenendo conto che gli eurodeputati italiani sono in tutto 76, parliamo di un monte mensile di 1,8 milioni. All’anno sono 22 milioni. E ci fermiamo qui, perché se volessimo fare un calcolo complessivo tenendo conto di tutti i 705 parlamentari arriveremo alla strabiliante cifra di 204 milioni di euro di budget. Il profilo di Zoggia è quello più significativo: uomo di spicco della cerchia vicino a Pier Luigi Bersani, è sparito dai radar della politica nazionale. Ma ha tuttavia trovato una sistemazione altrove, al di fuori dei confini, nelle vesti di assistente di Pietro Bartolo, il medico di Lampedusa eletto alle ultime europee, e del capodelegazione dem Brando Benifei, che sta acquisendo un ruolo sempre più importante anche nel Pd.

I casi italiani

 

Un nome che non dice molto al grande pubblico racconta comunque la facilità di ricollocazione degli assistenti: Marco Leonardi, consigliere di Paolo Gentiloni quando era a Palazzo Chigi, era stato scelto come assistente dalla dem Simona Bonafè, che però è tornata in Italia con le ultime Politiche, direzione Montecitorio. Ma per Leonardi non c’è stato problema: è stato riassorbito dall’eurodeputato del Pd, Achille Variati, che ha trovato un seggio in Europa grazie all’elezione di Carlo Calenda al Senato. 

La vicesegretaria del Partito democratico, Irene Tinagli, ha invece arruolato tra i collaboratori Ronny Mazzocchi, collegato in passato alla fondazione Italianieuropei, che ha impresso a fuoco il marchio di fabbrica di Massimo D’Alema. Non mancano casi curiosi: nello staff di Alessandra Moretti, anche lei del Pd, figura la giornalista Beatrice Rutiloni, che ormai da anni è nell’alveo di Italia viva. Nella scorsa legislatura era a Palazzo Chigi, nel dipartimento guidato da Elena Bonetti, ed è stata una delle voci di Radio Leopolda, l’emittente renziana. Questo per ricostruire le situazioni a sinistra. Ma la pratica non è certo prerogativa di una parte politica. «La scelta più importante», sottolineano ancora True-news, «è quella relativa agli assistenti accreditati, che gravitano nelle Istituzioni europee». Una posizione da sogno. Anche se poi per alcuni sta diventando un incubo.