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Acca Larenzia, l’Anpi contro i neofascisti: “Si usa strumentalmente il ricordo dei morti”

Anpi su Russia

Perché leggere questo articolo? L’Anpi, per voce della direzione provinciale di Pavia, tra le più attive sulla memoria antifascista, condanna la strumentalizzazione dei morti missini di Acca Larenzia. Il presidente provinciale Marchiselli invita alla riscoperta del “vaccino” dell’antifascismo contro le tentazioni nostalgiche.

I militanti di estrema destra che hanno commemorato col saluto romano l’anniversario della morte dei giovani missini uccisi alla sezione di Acca Larenzia nel 1978 hanno strumentalizzato la ricorrenza per rilanciare le posizioni proprie del neofascismo. Questo è quanto sottolinea, parlando con True-News, il presidente provinciale dell’Anpi di Pavia, Santino Marchiselli. Il dirigente dell’Anpi pavese e la sua segreteria hanno ribadito che l’Anpi da loro rappresentata condanna, anche a distanza di decenni, l’inaccettabile violenza politica. Ma anche la strumentalizzazione delle morti per fini nostalgici.

Anpi Pavia: “Spesso le commemorazioni sono un pretesto”

“L’uccisione di giovani militanti del MSI della sezione di Acca Larentia nel gennaio del 1978 fu un fatto di inaudita gravità”, sottolinea Marchiselli, ricordando che la strage provocò tre morti: “due colpiti da un gruppo terroristico (azione determinata dall’odio politico che condannammo con fermezza) ed il terzo ucciso durante scontri con polizia e carabinieri”.

Il dirigente Anpi ricorda, in ogni caso, che “fatta questa debita premessa, rileviamo con crescente preoccupazione che spesso le commemorazioni, non solo come quella di Acca Larenzia del 7 gennaio, in giro per tutta Italia, sono da sempre solo un pretesto”. Per Marchiselli “si usa strumentalmente il ricordo dei morti per dare libero sfoggio a indecenti e vergognose parate neofasciste, condite con il nostalgico rito del “Presente”, per chiudere con il criminale saluto romano”, che il dirigente ricorda essere “un reato contro le leggi dello Stato italiano”.

La liturgia nera e il vaccino antifascista

L’adunata di massa del 7 gennaio ha stupito molti, ma non dirigenti Anpi come Marchiselli che ricordano come l’anniversario di Acca Larenzia sia diventata un appuntamento fisso del calendario della liturgia neofascista italiana: “è ormai da 46 anni, che la maggior parte delle forze politiche, delle istituzioni (Prefetti, Questori, Ministri dell’interno) e Magistratura, nella migliore delle ipotesi, hanno sempre fatto fintadi non accorgersene o di minimizzare” adunate di questo tipo.

“Il risultato”, aggiunge Marchiselli, “è che, nel corso degli anni, il virus del fascismo che non è mai morto, ha preso sempre più corpo e ha infettato sempre di più la nostra società”. Per il dirigente “è giunto il momento di risvegliarsi dal sonno della ragione, occorre certamente una risposta della magistratura in applicazione delle leggi vigenti, ma non basta, ci vuole un vaccino per contrastare efficacemente quel virus, serve una grande mobilitazione culturale e politica a difesa dei valori costituzionali, prima che sia troppo tardi per la democrazia e la libertà nel nostro Paese”. E la risposta che danno a riguardo i membri dell’Anpi Pavia, interrogati sul tema, è netta: “quel vaccino noi lo conosciamo bene, si chiama antifascismo”.