Home Pharma Ricerca, la ricetta di Cristina Messa: “Brevetti, pubblico-privato e Università. Milano sia la guida”

Ricerca, la ricetta di Cristina Messa: “Brevetti, pubblico-privato e Università. Milano sia la guida”

Ricerca, la ricetta di Cristina Messa: “Brevetti, pubblico-privato e Università. Milano sia la guida”

Tre direttrici di sviluppo: “Tech, scienze della vita ed energia”. Come? Da una parte “con le riforme necessarie per lo sfruttamento dei brevetti e della proprietà intellettuale”. Dall’altra con “l’aspetto finanziario per incentivare la ricerca in grado di risolvere grandi problematiche, mettendo in campo le reti pubblico-privato”. A tracciare la linea sul futuro della ricerca in Italia è Cristina Messa, Ministro dell’Università e della Ricerca del Governo Draghi, parlando con True-News il 13 settembre a margine de “Amare Milano – I Discorsi del Coraggio”.

Dobbiamo agire su due fronti – dice la ministra -. Semplificare e rendere più immediato tutto quel passaggio di valorizzazione della ricerca dal settore pubblico a quello privato che è fatto di brevetti e proprietà intellettuale”. Deve essere “utile per entrambi, con tornaconti condivisi”. Messa indica anche in quali macrosettori. Il primo? “Teconologia” in senso ampio: “Intelligenza artificiale, internet of things, cibernetica, cybersecurity”. Secondo? “Le scienze della vita” spiega la docente universitaria prestata alla politica: “Abbiamo visto quanto sono importanti ma soprattutto trasversali”. Terzo e ultimo: “L’energia”.

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L’evento celebrato alla Fondazione Stelline di Milano, in ricordo di Carlo Tognoli, è stata anche l’occasione per la ministra di confrontarsi con un pubblico fatto di imprenditori, accademici, politici. Dal chiostro intitolato allo storico ex sindaco di Milano venuto a mancare nel 2021, la ministra ha parlato a tutto campo di università, ricerca, formazione, degli investimenti del Recovery Plan che “devono avere un impatto rapido e immediato sulle persone, sul loro lavoro, vita quotidiana e sul benessere in senso lato”. E del ruolo che il capoluogo lombardo può giocare in queste partite. “Oggi Milano la definiamo la città del lavoro e della solidarietà ma non la città delle scienze della vita, o dell’ingegneria o della fisica”.

Milano, dalla competizione alla collaborazione

“Il tema che voglio toccare per Milano – ha detto Messa – è proprio quello di come cambiare marcia a questa città per quanto riguarda il tema della collaborazione verso la competizione”. “Una collaborazione che non deve essere quella del vogliamoci bene, ma invece attiva nel creare reti, masse critiche e mettere insieme a quella forza che hanno tante strutture di questa città per riuscire a essere competitivi a livello internazionale”. Per spiegarlo parte dalla sua esperienza personale e lavorativa. “La parte fisica della città, non c’è più un centro ma invece dei centri che stanno crescendo. Questo l’ho scoperto lavorando molto nel quartiere Bicocca che attrae le più dinamiche spin off e start up oltre alle grandi industrie. Pieno di giovani dove in seguito a questo si sta cercando di costruire una vita di comunità al di là del lavoro, perché gli aspetti sociali contano”. “Tutte queste aree – dice Messa – sono nate in competizione ma ognuna è cresciuta tramite stessa. Idem per le università milanesi. Io credo che ora ci sia un cambio di passo da fare”.

Gli IRCSS, il rapporto pubblico-privato e la semplificazione

Serve integrarsi” con “un sistema di ricerca cittadina molto variegato e complesso” perché “abbiamo da quello sanitario degli Ircss, che sono tantissimi in questa città” e dall’altra “quello degli enti di ricerca dell’industria e del privato”. Ecco il “piano Messa”. Con una domanda sullo sfondo: “I  margini di miglioramento? – si domanda la ministra – Vorrei che Milano fosse pilota del rapporto pubblico-privato anche nel dare un segnale al nostro governo: perché parliamo sempre di semplificazione, ma semplificare non è una cosa che può fare dentro a un ministero, con una persona singola o un gruppo di persone perché porta dentro di sé sia aspetti culturali ormai atavici, diffidenze fra mondo pubblico e privato, aspetti legati alla complessità e difficoltà di norme regole che ci siamo imposti nel corso del tempo e che adesso devono ritrovare una propria linea”. “Vinceremo questa sfida – afferma Cristina Messa – e sapremo impiegare bene i fondi che abbiamo oggi solo se riusciremo a vincere questa separazione che ancora troppo evidente fra pubblico e privato. Entrambi devono crescere e devono essere quelli che daranno stabilità a questo sistema quando fra 5 anni non avremo più questi fondi e anzi dovremo restituirli. Senza l’uno non si fa l’altro, non arriveremo mai a questa stabilità, e Milano se la può giocare in tutti i modi proponendo, dando esempi in maniera originale come ha sempre fatto”.

Università e formazione

È un vero e proprio ricettario per il quinquennio 2021-2026 quello che Cristina Messa offre al pubblico meneghino. Tra le riforme prioritarie del governo Draghi non c’è, al momento, quella di istruzione e ricerca, sorpassate dalle esigenze più immediate anche dal punto di vista politico (pubblica amministrazione, giustizia, fisco). Ma non è detto che futuro non offra più di una riflessione, un’azione legislativa, anche dal lato formazione e accademia. “Va scardinato un sistema di formazione troppo delimitato da innumerevoli paletti e Milano, in questo senso, con le sue università pubbliche o private che siano, statali e non, grandi e piccole, può dare un grande esempio per inventare una didattica nuova e corsi di laurea del futuro dice Messa. “Serve attenzione a quello che succederà fra 5-10 anni, investendo in una collaborazione maggiore nella formazione e nelle reti”. A partire dall’inclusione formativa di chi è rimasto indietro per cause sociali o legate alla pandemia. “Lavorare per i giovani che non sono solo quelli che hanno successo ma anche quelli fragili che si sono formati in questo periodo”. Una fragilità “che è testimoniata da una serie di allarmi che lanciano i neuropsichiatri e in questo serve un’attenzione di Milano per aprire il più possibile le università essendo originali nei nuovi programmi formativi”.