Home Future Aereo ad idrogeno? Bello, ma non ci volerei…

Aereo ad idrogeno? Bello, ma non ci volerei…

Aereo ad idrogeno? Bello, ma non ci volerei…

ZeroAvia ha presentato il suo Dornier 228 green da 19 posti, il più grande aereo elettrico ad idrogeno al mondo, che ha superato il primo volo di prova nel Regno Unito. Ora l’azienda britannico-americana, fondata nel 2017 da Valery Miftakhov per costruire velivoli non inquinanti, si prepara a chiedere la certificazione per i voli commerciali entro il 2025. Una svolta, nell’ottica della progressiva decarbonizzazione che anche l’aviazione dovrebbe affrontare contro l’inquinamento e il climate change. I governi di numerosi Paesi al mondo chiedono infatti alle aziende del settore una riduzione del consumo di carburanti fossili, detti anche jet fuel, a base di cherosene. Ma spiccare il volo non è così semplice… 

Come è fatto l’aereo a idrogeno di ZeroAvia 

ZeroAvia intanto ci sta provando: per raggiungere l’obiettivo ha dotato il suo velivolo di un prototipo di motore elettrico a idrogeno a grandezza naturale sull’ala sinistra, mentre sulla destra ha lasciato un singolo motore Honeywell TPE-331 di serie. I serbatoi di idrogeno, le celle a combustibile e le batterie tampone agli ioni di litio sono state messe all’interno della cabina, in modo da essere monitorabili senza problemi. L’aereo si è alzato in volo per dieci minuti, nell’ambito del progetto HyFlyer II, un importante programma di ricerca e sviluppo sostenuto dal governo britannico, che mira allo sviluppo di un gruppo propulsore da 600 kW, in grado di supportare aerei fino a 19 posti per voli a emissioni zero.

ZeroAvia, che due anni fa ha effettuato il primo volo di un Piper Malibu a sei posti con un propulsore elettrico a idrogeno da 250 kW, è molto fiduciosa: l’idea è quella di dare il via ai voli commerciali entro il 2025 (con richiesta di certificazione entro la fine 2023), grazie a una configurazione in cui l’intero gruppo propulsore sarà tenuto fuori dalla cabina, presumibilmente nell’ala. Attualmente l’autonomia garantita dal Dornier 228 green è di circa 550 km, circa la metà rispetto a quella di un modello standard, in grado di trasportare 19 passeggeri per 1.130 km. ZeroAvia sta quindi già lavorando a un propulsore da 2-5 MW per il 2026, per aerei di linea fino a 90 posti, con un’autonomia prevista di 1.850 km.

Che cos’è l’idrogeno verde

L’idrogeno verde, considerato il prodotto di punta per un futuro a basse emissioni di carbonio, è la variante pulita dell’idrogeno: non si trova in natura, ma va prodotto tramite elettrolisi, un processo che utilizza elettricità proveniente da fonti rinnovabili per scindere l’acqua in idrogeno e ossigeno. Quando viene bruciato, l’idrogeno verde produce energia e vapore acqueo, senza rilasciare emissioni di gas serra, e può così permettere la decarbonizzazione dei trasporti non alimentabili a batterie.

Anche Airbus progetta l’aereo a idrogeno 

ZeroAvia non è l’unica che sta lavorando al progetto dell’aereo a idrogeno. Anche  Airbus, il più grande produttore di aeromobili al mondo, ritiene che questo combustibile possa essere la soluzione migliore per azzerare l’inquinamento del trasporto aereo e vorrebbe introdurre un velivolo di questo tipo intorno al 2035. Attualmente sta lavorando con gli aeroporti, le compagnie energetiche e i costruttori di infrastrutture per sviluppare il necessario ecosistema di supporto e conta di prendere una decisione definitiva sulla fattibilità entro il 2028.

L’idrogeno green è poco e costa tanto (almeno per ora)

E’ stata la stessa Airbus, infatti, a sottolineare il grande problema di questa soluzione, almeno per il momento, ovvero la mancanza del combustibile alla base di tutto: il mercato dell’idrogeno da rinnovabili, infatti, è ancora all’inizio e il costo è molto elevato, quindi il progetto sembrerebbe difficilmente sostenibile. “La  non disponibilità di idrogeno verde nella giusta quantità, nel giusto posto e al giusto prezzo nella seconda metà del decennio mi preoccupa”, ha dichiarato Guillaume Faury, amministratore delegato di Airbus. “Potrebbe essere un motivo per ritardare il lancio del programma, anche se le tecnologie degli aerei sono mature”.