(Adnkronos) – “Un nuovo governo che volesse veramente promuovere una nuova stagione di sviluppo e rafforzamento nazionale dovrebbe avere 5 mantra: 1) imprese al centro e politica industriale: solo le imprese generano ricchezza e trainano l’occupazione in modo sostenibile; 2) politica di sviluppo del Mezzogiorno che è la vera chiave per sboccare la crescita del pil del paese; 3) passare dalla stagione di bonus e aiuti che parlano alla pancia del paese ad un sistema stabile nel tempo (almeno a 4/5 anni) di chiari, trasparenti e non farraginosi ‘sostegni allo sviluppo’ di imprese e famiglie che consentono una corretta programmazione e non spiazzino il mercato; 4) affrontare il ‘big issue’ nazionale della bassa produttività della Pa: con il Pnrr ha un ruolo centrale ma da oltre 30 anni è la vera zavorra del paese e questo approccio omeopatico di provare a sconfiggere il male con il male si è già rivelata inefficace; 5) politica energetica di breve, medio e lungo termine: senza l’energia il paese si ferma”.
Lo dice all’Adnkronos/Labitalia Ivo Allegro, fondatore di Iniziativa, società leader nel campo della finanza per lo sviluppo e l’innovazione e nel settore del partenariato pubblico privato. Allegri con Iniziativa sta realizzando numerosi progetti nel campo dello sviluppo sostenibile e dell’economia circolare finanziati dalla Commissione europea che attuano il nuovo paradigma 5.0 dell’human centred approach.
“In questo ambito – spiega – un ruolo cruciale lo avranno alcune istituzioni tecniche e finanziarie di matrice pubblica come Cdp, anche mediante la sua controllata Cdp venture fondo nazionale innovazione, Invitalia, anche mediante la controllata Mcc, Enea, di cui sarebbe interessante capire cosa verrà fatto di Eneatech, e Sogei, la in house del Mef, che sta dando un rilevante supporto all’attuazione del Pnrr”.
“Tutto ciò – auspica Ivo Allegro – dovrebbe essere condito da un sano pragmatismo rispetto a due questioni centrali ineludibili. I La prima riguarda il debito pubblico che viaggia a quota 2.785 miliardi e il pil nel 2022, salvo brutali rallentamenti autunnali, si dovrebbe attestare a 1.830 miliardi questo proietta con il trend del rapporto debito pil a livelli prossimi al 160%: se il pil non sale stabilmente nei prossimi 10 anni per l’Italia sono dolori”.
“La seconda questione – spiega – esiste una questione demografica che sta amplificando il tema sociologico della ‘great resignation’: l’Italia dal 1993 ha tasso di crescita naturale strutturalmente negativo e questo sta iniziando ad impattare duramente sul mercato del lavoro”.
“Questi due temi – sottolinea – tecnici e poco graditi agli elettori quanto la parola dieta ad una persona obesa, non consentono tanti voli pindarici per le politiche del futuro”.
Per Allegro “sarebbe auspicabile che il governo Draghi riesca a varare la grande mole di provvedimenti attuativi, oltre 400 decreti, che servono per rendere effettive molte delle linee d’azione lanciate. Il rischio è replicare la dura stagione dei provvedimenti emergenziali di Mario Monti che non riuscirono ad avere dignità strutturale, in molti casi, in quanto non convertiti generando dei grandi sacrifici ma poco utili”.
“In quest’ottica – spiega – nei primi 100 giorni il nuovo governo dovrebbe dare assoluta continuità all’azione del governo Draghi soprattutto per quanto attiene all’attuazione del Pnrr che è un’occasione irripetibile e parzialmente rinegoziabile solo dando prova, come paese, di essere in grado di conseguire risultati concreti, di porsi dei target e riuscire a raggiungerli effettivamente. Insomma – osserva – solo se il paese adotta un metodo imprenditoriale basato sul conseguimento di risultati e non su annunci bipartisan di “magnifiche sorti e progressive”.
“In quest’ottica – precisa Ivo Allegro – giocherà un ruolo centrale il partenariato pubblico privato, cioè l’implementazione e gestione di infrastrutture pubbliche, materiali ed immateriali, con il supporto delle energie e dell’imprenditorialità dei privati che assicura performance costanti e durature nel tempo contribuendo alla crescita di produttività dei servizi pubblici. Importante – dice – lo sviluppo di una smart spending per il settore pubblico. Cioè di una spending review in logica smart che non metta al centro il mero contenimento della spesa ma la crescita dell’utilità e delle performance delle attività del settore pubblico”.