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Quest’estate niente bagni in piscina: cosa c’entra la guerra?

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Le piscine comunali (e non solo) sono in difficoltà. Come mai? I primi effetti della “crisi delle piscine” si sono già registrati qualche mese fa in Gran Bretagna, ma anche nel nostro Paese la crisi inizia a essere evidente.

Quest’estate niente bagni in piscina: cosa c’entra la guerra?

La “crisi delle piscine” si sta allargando, e anche in Europa inizia ad esserci una ripercussione per questi impianti. La crisi delle materie prime derivante dalla guerra, in un modo o nell’altro, ha delle ripercussioni anche su questi impianti che fanno la loro fortuna soprattutto nei mesi estivi. Come prima conseguenza, infatti, vi è l’impennata dei costi di gas ed energia elettrica che non fa stare tranquilli i gestori e le ripercussioni sui bilanci delle principali società sportive pubbliche e private del settore sono sempre più evidenti.

La “crisi delle piscine in Inghilterra”

Secondo uno studio condotto dal Financial Times sarebbero circa 4mila le piscine inglesi che rischierebbero di chiudere i battenti. In Gran Bretagna, dove il nuoto molto praticato, l’86% dei gestori si appresta a tagli di personale o riduzione di servizi ai propri clienti.

Bagni in piscina, l’allarme in Italia

In Italia la situazione dei gestori delle piscine non è molto distante da quella della Gran Bretagna. Il vicepresidente della associazione di categoria Sigis, Cosimo D’Ambrosio, ha dichiarato al Giornale che “La questione è diventata insostenibile”, e che “si va verso la bella stagione, ma in autunno non so come faremo. Siamo passati da 0,42 a euro metro cubo a 1,2 con punte fino a 1,5 euro al metro cubo. Una piscina piccola di 12 metri per 15, che prima costava di riscaldamento 4 mila euro al mese, adesso solo di gas costa tra 12 e 15 mila euro al mese, puntualizza.

Preoccupazione che è anche all’interno della Federazione italiana nuoto. “Siamo consapevoli che le società sportive sono ormai allo stremo e quelle che gestiscono o usufruiscono di una piscina lo sono più di altre, perché devono fare i conti legati alla necessità di avere l’acqua calda, dichiara il presidente dell’associazione Paolo Barelli.