Home Economy Ucraina: il divorzio Uefa-Gazprom è un terremoto per il calcio europeo

Ucraina: il divorzio Uefa-Gazprom è un terremoto per il calcio europeo

Ucraina: il divorzio Uefa-Gazprom è un terremoto per il calcio europeo

Conosciamo Gazprom per essere il colosso energetico del Cremlino. La public company russa, controllata al 10,7% dallo Stato mediante la compagnia energetica Rosnefgatz, ha sede nello scintillante Lachta-centr, nel cuore di San Pietroburgo. Può vantare, tra gli altri numeri del 2020, un fatturato annuo pari a quasi 105 miliardi di euro, ricavi per circa 70 miliardi e profitti per oltre 13. Secondo alcune stime contribuirebbe inoltre a formare più del 3% del pil della Russia, offrendo lavoro a poco meno di 500 milioni di persone. Come se non bastasse, possiede 176.800 chilometri di gasdotti e il 16% delle riserve di gas globale.

Il ruolo geopolitico di Gazprom: il 25% dell’Europa dipende dal colosso russo

Da ormai 18 anni, Gazprom ha assunto anche un evidente ruolo geopolitico, visto che è l’unica fornitrice di gas di Macedonia del Nord, Bosnia ed Erzegovina e Moldavia, mentre contribuisce al 94% dell’offerta della Finlandia e del 93% della Lettonia. Ma ci sono altri Paesi europei che dipendono fortemente da Gazprom, come ad esempio Bulgaria (77%), Germania (49%), Italia (46%), Polonia (40%) e Francia (24%). Secondo alcuni calcoli, l’Unione europea otterrebbe circa il 25% delle sue forniture di gas da questa enorme società russa.

Gazprom: non solo gas

Attenzione però, perché Gazprom, oltre al gas, è attiva anche in altri business. Controlla infatti società di assicurazioni, bancarie, agricole, di costruzioni, mediatiche e recentemente ha acquistato pure Vkontakte, il “Facebook” russo. Fino a poche settimane fa – ovvero prima che partisse l’invasione russa in Ucraina – poteva vantare un ricchissimo curriculum anche nel mondo dello sport, dove, in particolare, veniva letteralmente trattata con i guanti di velluto dall’intero mondo del pallone.

L’interesse di Gazprom nel calcio

Gli appassionati di calcio erano abituati ad ascoltare la sua inserzione pubblicitaria che, puntuale come un orologio svizzero, accompagnava le partite della UEFA Champions League, della quale l’azienda era sponsor. Quest’anno, per l’edizione 2021-2022, Gazprom aveva perfino realizzato uno spot particolare, visto che la finale del torneo avrebbe dovuto disputarsi a San Pietroburgo alla Gazprom Arena. Ma non è finita qui, perché il colosso russo sponsorizzava anche Schalke 04, Chelsea e Stella Rossa, oltre allo Zenit di San Pietroburgo del quale era proprietaria. Peccato, per il presidente Viktor Zubkov e l’amministratore delegato Aleksej Miller, che la guerra in Ucraina ha scosso il loro impero, travolto dalle tensioni internazionali e mollato in un colpo solo da Schalke e UEFA.

Uefa, la dolorosa rottura degli accordi con Gazprom

“La UEFA ha deciso oggi (28 febbraio, ndr) di porre fine alla sua partnership con Gazprom in tutte le competizioni. La decisione ha effetto immediato e copre tutti gli accordi esistenti, tra cui la UEFA Champions League, le competizioni UEFA per nazionali e UEFA EURO 2024”, si legge nel comunicato diffuso dalla UEFA, costretta – non senza imbarazzo – a spostare la sede della finale di Champions dalla Gazprom Arena allo Stade de France di Parigi. Un danno d’immagine enorme per la società russa, certo, ma altrettanto grande, dal punto di vista economico, per la UEFA. Già, perché in virtù di un accordo di sponsorizzazione stipulato nel 2012, Gazprom versava nelle casse della stessa UEFA una cifra compresa tra i 30 e i 40 milioni di euro annui per associare il suo brand a tutte le competizioni UEFA per club e per nazionali. Il contratto sarebbe stato valido fino a Euro 2024. Da ora in avanti, non solo Gazprom non apparirà più sui cartelloni pubblicitari delle partite di Champions League, né passeranno più in onda i suoi spot televisivi a promuovere la competizione; la UEFA, di concerto con la FIFA, ha fatto sapere che tutte le squadre nazionali e di club russe sono state sospese dal calcio internazionale fino a nuovo avviso.

Se nel frattempo la sponsorizzazione con la Stella Rossa procede, dalla Germania lo Schalke 04 ha scelto di oscurare la scritta Gazprom dalle proprie divise, rinunciando a una discreta quantità di denaro da qui al 2025; nello specifico, 9 milioni annui finché il club militava in seconda divisione e 15 milioni più 3 di bonus in caso di promozione e quindi di militanza in Bundesliga. In ogni caso è bene sottolineare che Gelsenkirchen, tana dello Schalke 04, non è una città qualunque, visto che è proprio qui che nel 2011 è stato realizzato il Nord Stream 1, gasdotto di oltre 1.200 chilometri creato per portare gas russo in Europa.

Senza il sostegno di Gazprom il calcio europeo trema

La guerra in Ucraina, insomma, ha scosso anche il mondo del pallone. E non potrebbe essere altrimenti a giudicare dai soldi che stanno evaporando come neve al sole. Secondo quanto riportato dal quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine, il peso economico di Gazprom sulle casse del calcio europeo oscillava intorno al 20-25% dell’intera torta. Senza più i soldi del colosso russo, i più importanti club europei – alle prese con vecchi debiti e con gli effetti della pandemia di Covid-19 – saranno costretti a fare i conti con una perdita non da poco. Allo stesso tempo la Russia ha perso, di fatto, il miglior veicolo possibile attraverso il quale poter pulire la propria immagine agli occhi della politica occidentale. Una domanda sorge spontanea: senza più i denari di Gazprom, chi riempirà le casse della UEFA e degli squattrinati top club europei?