Home Economy Ecco perché l’aumento dell’energia elettrica ha travolto l’Italia

Ecco perché l’aumento dell’energia elettrica ha travolto l’Italia

Gas ok price cap

L’Italia è il Paese europeo più caro per quanto riguarda il costo dell’energia elettrica. In nessun altro Paese d’Europa, infatti, i cittadini pagano bollette così salate come avviene da noi. Attenzione però, a differenza di quanto si possa pensare, le cause non sono da imputare soltanto alla guerra in Ucraina. La tendenza al rialzo dei consumi energetici era ben evidente da prima dello scoppio delle ostilità. E per ragioni che andremo a cercare di capire e analizzare.

La spada di Damocle dell’energia elettrica

Il sito tedesco Statista offre un primo interessante spaccato di quanto sta accadendo nel Vecchio continente. I dati relativi allo scorso maggio parlano chiarissimo. Mentre in Italia il prezzo medio dell’energia elettrica è costato 230,05 euro al megawattora, in Francia lo stesso valore si attestava a 197,46. Meglio ancora accadeva in Svezia (95,36), ma anche a Svizzera (197,09), Germania (177,51), Ungheria (204,07) e Grecia (225,07). Nel corso del 2021, i prezzi all’ingrosso dell’energia elettrica nell’Unione europea sono schizzati alle stelle. Perché?

Dobbiamo considerare molteplici fattori, in primis l’aumento della domanda nella ripresa economica post-Covid-19. Dopo di che, pesano sulle tasche dei contribuenti l’aumento dei prezzi del gas naturale e del carbone, per non parlare del calo della produzione di energia rinnovabile a causa della bassa velocità dei venti. Stiamo parlando di cause globali, che rientrano quindi in una carenza di approvvigionamento energetico che tocca l’intero pianeta. E che ha visto crescere i prezzi dell’energia in tutto il mondo. Da questo punto di vista, la guerra in Ucraina è stata semplicemente la ciliegina sulla torta, o anche la classica goccia che ha fatto traboccare un vaso già colmo.

Il colpo di grazia

La guerra combattuta in Ucraina ha provocato un nuovo, pesante aumento dei prezzi. Non solo dell’energia elettrica, ma di tutto il settore energetico e delle materie prime. Il gas naturale e il carbone figurano tra le principali fonti di energia elettrica dell’Ue, al punto da rappresentare all’incirca un terzo della produzione del 2021. Di conseguenza, le tariffe dell’elettricità sono legate a doppia mandata con il prezzo di queste materie prime e alle sanzioni attuate contro la Russia. Peccato che i prezzi del gas naturale, sempre considerando la cornice europea, siano aumentati per tutto il 2021. Le riserve avevano raggiunto livelli preoccupanti da prima del 24 febbraio, giorno dello scoppio del conflitto ucraino. In quel periodo, la Russia – fonte di gas naturale numero uno del continente – manteneva già basse le esportazioni al fine di rifocillare le proprie scorte.

L’onda lunga della crisi dell’approvvigionamento energetico ha colpito tutta l’Europa. In ogni caso, l’impatto di questo tsunami sul prezzo dell’energia elettrica ha presentato variazioni da Paese a Paese. L’Italia, come detto, nel maggio 2022 ha registrato il dato più alto del continente, con Roma che risulta essere la principale importatrice netta di energia elettrica dell’Ue. La Svezia, dove l’energia idroelettrica e quella nucleare rappresentano quote importanti della produzione nazionale, ha dovuto fare i conti con una crescita dei prezzi meno marcata.

Preoccupazioni future

L’Osservatorio Confcommercio Energia, un’analisi realizzata tra Confocmmercio e Nomisma Energia, ha evidenziato il punto focale della questione italiana. “La forte dipendenza dal gas russo, dovuta ad una politica energetica che negli ultimi anni si è dimostrata poco lungimirante, ha reso ormai indispensabili interventi mirati per il contenimento dei prezzi al dettaglio dell’energia, arrivati a livelli insostenibili”, si legge nel report.

È vero che “l’annullamento temporaneo degli oneri di sistema deciso dal governo e gli interventi provvisori sulla fiscalità energetica” hanno consentito di “alleggerire sensibilmente le bollette elettriche e del gas”, ma nonostante ciò “i costanti rincari della componente energia continuano a pesare notevolmente sui conti delle imprese“. La fotografia scattata è preoccupante, soprattutto per l’Italia, priva di nucleare e con il carbone ridotto ai minimi termini. E la preoccupazione vale per il presente ma anche per l’immediato futuro.

IL REPORT CONFINDUSTRIA SUI PREZZI DELL’ENERGIA