Home Economy Mes, la bocciatura italiana. Foa: “L’Italia ha osato l’inimmaginabile”

Mes, la bocciatura italiana. Foa: “L’Italia ha osato l’inimmaginabile”

Mes, la bocciatura italiana. Foa: "L'Italia ha osato l'inimmaginabile"

Perché leggere questo articolo? Sul Patto di Stabilità ha vinto la Germania, sul Mes l’Italia? Questa la visione di Marcello Foa che parla di “difesa dell’interesse nazionale” dopo la bocciatura della riforma in Parlamento. Cronaca di una giornata imprevedibile.

Il Parlamento italiano ha bocciato la ratifica della riforma del Meccanismo europeo di stabilità (Mes) con una votazione-lampo dopo settimane di palleggi e rinvii. Nel teatrino della politica italiana può succedere di tutto. Può succedere che un governo tenga per settimane l’Europa sulla graticola provando a barattare la ratifica in cambio di condizioni più favorevoli sul Patto di Stabilità. Salvo poi cassarla definitivamente dopo esser stato scavalcato sulla riforma delle regole di bilancio.

Il teatro italiano sul Mes

Può anche succedere che un ex presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, spinga il suo Movimento Cinque Stelle a votare contro in Parlamento contro una riforma da lui stesso negoziata. E dopo aver convocato un Giurì d’onore per smentire le accuse di Giorgia Meloni di non averla firmata nel pieno delle sue potenzialità. Può succedere che Forza Italia e Noi Moderati si astengano, mentre Lega e Fratelli d’Italia votano contro, salvo poi ribadire dopo la spaccatura che la maggioranza è coesa.

E, infine, può succedere che sul Mes i partiti che potevano spingere sull’approvazione nell’era di Mario Draghi, da Azione al Partito Democratico, votino a favore della ratifica. Accusando poi Giorgia Meloni di aver fatto danni e di incoerenza per aver, in ultima istanza, portato a termine, per una volta, una precisa proposta politica coerente col passato: respingere la riforma del Mes. Il timing è sospetto, poche ore dopo lo schiaffo dell’Ecofin che ha visto il Patto di Stabilità del 2024 negoziato con pochi contributi italiani. Ma sul Mes si è assistito alla riapertura, fuori tempo massimo, della faglia tra europeisti convinti e euroscettici di varia natura che, nella dialettica politica, risponde a logiche pre-pandemiche, riportando le lancette del dibattito politico indietro al 2018-2019.

La bocciatura della riforma? Fa comodo a tutti…

Il posizionamento tattico è chiaro: si guarda alle Europee e la riforma del Mes è un utile trofeo da sventolare per tutti. Lo è per Fratelli d’Italia e Lega, che bocciandola possono accreditarsi a destra. Ma anche per Forza Italia e Partito Democratico, che si ripresentano a loro modo come i partiti della retorica dell’europeismo responsabile. E come non citare il Movimento Cinque Stelle, tornato in fase di lotta? La verità è che chi presentava la riforma del Mes come l’invasione delle locuste e chi ne parlava come una panacea e accusa ora l’esecutivo di aver fatto una brutta figura non centra il punto. E cioè che il Mes, nella sua versione riformata, serve soprattutto a un Paese, la Germania. A cui, dopo lo scavalcamento di ieri, di fatto l’Italia ha assestato un duro schiaffo.

Salta la riforma cara alla Germania

Non è un caso che buona parte delle pressioni sull’Italia per una pronta ratifica siano arrivate da parte tedesca. A luglio Morritz Kraemer, capo economista della banca tedesca LBBWaveva vergato un editoriale sul Financial Times, ricordando che la riforma serviva a potenziare le risorse europee di risposta alle crisi bancarie. “Alla fine di quest’anno si concluderà il periodo di otto anni durante il quale le banche hanno contribuito al Fondo unico di risoluzione (SRF). Il fondo avrà quindi accumulato risorse fino a 80 miliardi di euro, che dovrà utilizzare per sostenere le banche europee che si trovano nei guai, evitando così i salvataggi politicamente controversi operati coi soldi dei contribuenti del passato”.

Il Mes sarebbe servito, in quest’ottica, a dare potenza di fuoco al fondo. E da gennaio 2024 scadrà la possibilità di far entrare in vigore la riforma del Mes per mettere i denari del fu “Fondo salva-Stati” al servizio della risoluzione delle crisi bancarie. Che in prospettiva riguardano, principalmente, gli istituti tedeschi. Non sottoposti, negli anni scorsi, alla cura da cavallo che ha contraddistinto le procedure di risoluzione delle crisi italiane.

Foa: “Difeso l’interesse nazionale”

Anche un commentatore attento come Marcello Foa ha messo in correlazione la partita di ieri sul Patto di Stabilità con la pronta bocciatura del Mes. “Ieri ha vinto la Germania”, ha scritto il giornalista ed ex presidente Rai sul suo profilo LinkedIn, ma subito, per Foa, “l’Italia ha osato l’inimmaginabile, smettendo coloro che davano per scontato il sì. Ed è un’ottima notizia: per la prima volta da decenni Roma fa valere il suo peso politico e difende davvero l’interesse nazionale. La struttura del nuovo Mes era semplicemente inaccettabile e autolesionistica”. Ed è questo sicuramente il dato politico da considerare. Il teatrino degli inganni della politica è un fatto noto. Il dato di medio-lungo periodo è che, per la prima volta, l’ordine degli addendi si è invertito: messa all’angolo, l’Italia aveva una sola possibilità di mostrarsi smarcata dall’asse franco-tedesco ed era la bocciatura del Mes.

In quest’ottica, la hybris franco-tedesca di mettere l’Europa di fronte al fatto compiuto della centralità di Parigi e Berlino sul Patto di Stabilità ha prodotto la reazione dei partiti italiani che in meno di ventiquattro ore hanno sepolto la riforma del Mes. Colpita, non a caso, dagli stessi partiti che negli ultimi anni maggior distacco hanno mostrato dall’establishment di Bruxelles: Lega, Fdi e, per una strana eterogenesi dei fini, M5S. Esponenti di un’asse anti-austerità al cui elettorato, certamente, non sarà dispiaciuta questa improvvisa reazione. E il fatto che da qui a giugno, mese delle Europee, anche il Mes possa diventare un argomento bandiera è scontato. Per ogni schieramento. Mentre chi dovrà preoccuparsi sarà, soprattutto, la Germania. Vincitrice sul Patto. Ma ora chiamata a gestire un sistema bancario “nudo” di fronte a eventuali scossoni del sistema globale finanziario che la storia recente ci ha insegnato esser sempre dietro l’angolo.