Home Economy Mediolanum, serve un erede di Ennio Doris: le sfide fintech e risiko bancario coi francesi

Mediolanum, serve un erede di Ennio Doris: le sfide fintech e risiko bancario coi francesi

Ennio Doris

Ennio Doris viene a mancare nel momento in cui nel sistema bancario italiano servirebbe un Ennio Doris. Ovvero una figura capace di unire la capacità di muoversi nel campo della finanza nazionale, con le sue logiche sistemiche e di cordata, puntando però con forza sull’innovazione di processo. E questo riguarda in primo luogo anche la sua creatura, Mediolanum.

La scomparsa di Doris e il momento cruciale per Mediolanum

La morte di Ennio Doris non ha solo privato la finanza italiana di un grande professionista capace di innovare il settore con la creazione di Mediolanum ma è anche avvenuta in una fase in cui il gruppo di Piazza Meda si trova di fronte alla necessità di prendere scelte cruciali per il suo futuro.

Il mondo finanziario italiano è in fermento, a Milano si va gradualmente ricostituendo il salotto buono di Mediobanca nel quadro di una complessa partita che si svolge al crocevia tra Francia e Italia. Ma rispetto ai tempi dell’esordio di Doris nella finanza e nel risparmio gestito con Programma Italia, l’antenata di Mediolanum (nata negli Anni Ottanta) lo scenario è mutato per il ruolo di acceleratore svolto dalla globalizzazione, dalla concentrazione dei capitali e dall’innovazione.

Mediolanum, bilanci a gonfie vele. Ma ci sono tre sfide

Mediolanum si trova in una situazione tutt’altro che problematica, sia ben chiaro: nel terzo trimestre 2021 la raccolta netta ha sfiorato quota un miliardo di euro, e da gennaio a settembre la compagnia ha realizzato un utile netto di 375,83 milioni di euro, in aumento del 50% rispetto ai 249,84 milioni contabilizzati nei primi tre trimestri del 2020 e pochi giorni prima della morte di Doris il gruppo guidato dal 2008 dal figlio Massimo ha acquisito lo standing di banca significant passando, dal 2022, sotto la sorveglianza diretta della Bce. Vero è che il contesto generale della finanza italiana impone sfide continue e che impongono a un istituto di stare perennemente in guardia. E per Mediolanum le partite sono essenzialmente tre.

Mediolanum e la partita decisiva su Mediobanca

In primo luogo, la banca di Piazza Meda è coinvolta a pieno titolo nella partita decisiva di Piazza Affari, quella di Mediobanca. Il salotto buono della finanza è strategico per diversi motivi. Innanzitutto è fondamentale la sua natura di primo azionista istituzionale di uno dei gruppi chiave per l’economia nazionale, le Assicurazioni Generali, un colosso da oltre 90 miliardi di euro di fatturato in cui Piazzetta Cuccia pesa per il 13%, ma è altrettanto cruciale il notevole peso relazionale e strategico che esercita.

Per la professionalità dei suoi operatori e per la sua specifica nicchia operativa la banca d’affari basata a Milano è spessa ingaggiata in qualità di advisor per processi di ristrutturazione aziendale e, soprattutto, di fusione e acquisizione (M&A) tra realtà consolidate. Per questo il presidio del 3,25% che Mediolanum mantiene in Mediobanca, a cui si somma il 0,5% di proprietà diretta dei Doris, ha valore strategico in una fase in cui sta riaprendosi il risiko finanziario tra Italia e Francia. Associate alla Francia sono state, in passato, le manovre di Leonardo Del Vecchio per acquisire una quota maggioritaria nel gruppo, e data la natura di Mediolanum come istituto sempre restio a cedere quote agli investitori d’Oltralpe un rafforzamento della sua posizione in Piazzetta Cuccia sarebbe ben più che segnaletico.

Mediolanum, consolidare il dialogo con le istituzioni

In secondo luogo, Mediolanum deve rilanciare una vecchia, classica operazione che al suo fondatore è più volte riuscita in passato: la capacità di dialogare con le istituzioni e, in diversi casi, anticipare i trend. Come ha scritto Il Giornale, a settembre al posto di Doris alla presidenza del gruppo è giunto “Giovanni Pirovano, in Mediolanum dal 1996, assicurando al contempo quella rete di rapporti istituzionali ancora più necessaria in uno scenario in forte evoluzione. Pirovano, tra l’altro, è consigliere e membro esecutivo del comitato di presidenza dell’Abi e consigliere del Fondo interbancario tutela dei depositi”. Mediolanum ha sempre puntato a una sua strategia personale per agire nel quadro di un mercato in via di consolidamento, e in quest’ottica la capacità di ottenere informazioni privilegiate va di pari passo con la volontà di creare un sistema bilanciato. La natura di gestore di risparmi privati, centrati sulla “personalizzazione” di ogni portafoglio, impone pragmatismo e di andare avanti coi piedi di piombo.

La corsa verso l’innovazione di frontiera

Terza sfida, generalizzata per Mediolanum e per il resto della finanza italiana, sarà quella dell’innovazione di frontiera. Dal 2019 Mediolanum adotta l’intelligenza artificiale nella gestione dei rischi attraverso l’implementazione della piattaforma di model risk management di Yields.io per gestire l’intero ciclo di vita dei modelli di rischio, e in prospettiva, punta fortemente sullo spin-off di fintech, Flowe. ”Il fatto di non essere più abituati alla moneta fisica, può trarre in inganno i giovani sul suo valore: Flowe è nata anche con l’obiettivo di trasmettere alle nuove generazioni la consapevolezza del denaro”, ha dichiarato a ottobre un manager di lungo corso di Mediolanum, Oscar di Montigny, presidente di Flowe dal 2020. La scommessa che porta avanti di Montigny è quella di un rilancio della scommessa di Doris sulla necessità di giocare d’anticipo rispetto al mercato e alla consapevolezza dei consumatori sull’evoluzione del mercato bancario.

Così come Ennio Doris portò in Italia la banca senza filiale con Mediolanum, oggigiorno Piazza Meda può consolidarsi unendo la sua segmentazione professionale di alto livello con una corsa alla digitalizzazione spinta che può aiutare a semplificare i processi e a creare un contatto diretto tra istituto finanziario e clientela. In controtendenza con buona parte del mercato, Mediolanum crea costantemente lavoro proprio per questo motivo: sono 60 i nuovi professionisti arrivati in Banca Mediolanum tra luglio e settembre, 210 quelli entrati da inizio anno.

Doris, una lezione ancora viva

La finanza di domani dovrà essere sempre più al servizio diretto dell’uomo, saper giocare con il flusso delle informazioni con tempismo e strategia e garantire sicurezza e professionalità. Ovvero ricordare il contatto diretto tra l’economia e la finanza e il benessere delle persone. La lezione di Ennio Doris è ancora viva, e Mediolanum dovrà esserne all’altezza per poterla portare avanti. Le premesse, in quest’ottica, son tutto fuorché fosche.