Home Economy Dal terminal alla logistica: così prende forma l’esperimento cinese nel porto di Taranto

Dal terminal alla logistica: così prende forma l’esperimento cinese nel porto di Taranto

Dal terminal alla logistica: così prende forma l’esperimento cinese nel porto di Taranto

Perché questo articolo potrebbe interessarti? Il porto di Taranto, un’infrastruttura strategica dell’Italia, è da tempo finito nel mirino della Cina. Nel 2019, attraverso Ferretti Group, controllata dalla società statale cinese Weichai, Pechino ha ottenuto la concessione demaniale dell’area ex Belleli. Sempre in loco, attraverso la partecipazione nella Ocean Alliance, la cinese Cosco è attiva nel campo dei container e nella gestione dei terminal. Adesso una società italo-cinese è pronta ad organizzare la logistica del porto.

La srl Progetto Internazionale 39 si è fatta avanti per la gestione della piattaforma logistica del porto di Taranto. Il soggetto in questione, un privato, è in parte collegato alla Cina. L’oggetto della vicenda è invece un asset infrastrutturale strategico dell’Italia. Che, come tanti altri, potrebbe finire sotto il controllo, più o meno diretto, di un altro Paese.

La piattaforma logistica del porto di Taranto

La vicenda è di particolare interesse. Secondo quanto riportato dal quotidiano La Verità, la srl italo-cinese Progetto Internazionale 39 si occupa di gestire partecipazioni operanti in vari settori. Tra questi: l’energetico, dei trasporti, dei servizi in generale e, appunto, della logistica. L’aspetto curioso è che, fino a pochi mesi fa, questa srl si occupava di tutt’altro. Anzi, aveva addirittura un altro nome. Stando alla ricostruzione del quotidiano si sarebbe chiamata Pumma brand. Prima dell’11 agosto, a Roma, gestiva il marchio della catena di pizzerie PummaRe.

Dalle pizze al porto, è un attimo. Ma che cosa c’entra la Cina? Scendendo nei dettagli, tuttavia, si ha più chiara la situazione. La società in questione sarebbe controllata al 33% dal commercialista Tommaso Celletti, nonché amministratore unico e azionista della stessa. Un altro 33% apparterrebbe a tale Alfredo Esposito. Gao Shuai, fondatore del Dragon Business Forum, responsabile di progetti per favorire i rapporti tra le imprese italiane e cinese, controlla un altro 33%. L’ultimo 1% è nelle mani dell’Aseci, Associazione per lo sviluppo economico e culturale internazionale, presieduta da Shuai, delegato del governo di Pechino in Italia.

L’interesse della Cina

Ebbene, l’avviso pubblico 2/22 Zes sottolinea come la suddetta Progetto Internazionale 39 sia candidata ad usufruire le agevolazioni della cosiddetta Zona economica speciale ionica (Zes). All’interno della quale ricade proprio la piattaforma del porto di Taranto. Quest’ultima, inaugurata nel dicembre 2015 dall’allora ministro dei Trasporti, Graziano Delrio, non è mai entrata in attività. Rientrava tuttavia in un pacchetto di infrastrutture, concretizzate, comprendente varie opere. Il costo dell’investimento: quasi 219 milioni di euro. Tutti pubblici, tranne una quarantina di milioni provenienti dal settore privato.

La srl italo-cinese intende mantenere le attività nella Zes per almeno 10 anni. Da quando? Dal decorrere del rilascio del titolo autorizzativo. “Con possibilità di estensione successiva in base al piano degli investimenti avvalendosi del regime di Zona Franca Doganale”, si legge nell’avviso pubblico. I trenta giorni procedurali terminano il prossimo 26 dicembre. Lo scopo dell’iniziativa consiste nel gestire la piattaforma svolgendo “attività di movimentazione e stoccaggio di merci e containers, ed attività di ricerca e sviluppo nei settori dell’energia e delle scienze della vita”.

Gli altri affari

Durante il governo Conte I, nel 2019, la Cina ha indirettamente ottenuto la concessione demaniale della ex Belleli, una delle aree più grandi del porto di Taranto. Circa 220mila metri quadrati sono finiti al Ferretti Group, controllato a sua volta all’85% dai cinesi di Weichai Group. Sempre a Taranto, una seconda banchina di 1.900 metri è controllata dai turchi di Yilport Holding. Il Gruppo Yildirim, lo stesso che controlla Yilport, ha una partecipazione nell’Ocean Alliance con la compagnia cinese Cosco.

A Taranto, infine, è stato inaugurato il primo parco eolico marino del Mediterraneo. Beleolico, questo il nome dell’impianto, è stato realizzato da Renexia, società del Gruppo Toto attiva nel campo delle energie rinnovabili. Dal punto di vista geografico, il parco sorge al largo del molo polisettoriale di Taranto. Comprende dieci pale e una sottostazione per l’allaccio alla rete elettrica nazionale. Il costo complessivo per la sua costruzione è stato di circa 80 milioni di euro. L’intero parco è made in Italy tranne per un piccolo particolare: le turbine delle eliche provengono dalla Cina. Come precedentemente spiegato da True-news, la commessa è stata vinta da MingYang Smart Energy, ovvero il più grande produttore di turbine eoliche della Cina, che ha messo a disposizione dieci turbine eoliche MySE 3.0-135. L'”esperimento” economico cinese prosegue. Gli investimenti dalla Cina vanno avanti.