Home Economy Caro benzina, i “professionisti della strada” rischiano il fermo. Varie & Eventuali

Caro benzina, i “professionisti della strada” rischiano il fermo. Varie & Eventuali

Caro benzina, i “professionisti della strada” rischiano il fermo. Varie & Eventuali

L’allarme l’ha lanciato il presidente di Assolombarda Alessandro Spada, perché il nodo logistico di Milano non può permettersi la paralisi dopo l’impennata dei costi del carburante. Serve un intervento del governo su Bruxelles per fissare un tetto. Altrimenti l’economia della locomotiva d’Italia rischia la paralisi. E anche le Pmi, guidate dalla Cgia di Mestre, non scherzano. “In attesa che l’Agenzia delle Entrate consenta alle imprese di autotrasporto di recuperare una parte delle accise sui carburanti dei mezzi con massa complessiva superiore alle 7,5 tonnellate, anche i taxisti, gli autonoleggiatori con conducente (Ncc), i bus operator, gli agenti di commercio e i piccoli trasportatori sono allo stremo. Stiamo parlando dei cosiddetti “professionisti della strada”; con il gasolio per autotrazione che in questi ultimi giorni ha superato i 2 euro al litro, molte attività lavorano in perdita. Se teniamo conto che per queste categorie il carburante incide per il 30 per cento circa sui costi di gestione totali, a seguito di questi rincari il quadro generale è drammaticamente peggiorato”. Nell’ultimo anno il prezzo alla pompa del diesel è aumentato del 50 per cento, dunque, senza aiuto, questi operatori economici rischiano il fermo, come è stato costretto a farlo nelle settimane scorse il settore della pesca, sempre a causa del caro gasolio. Senza contare che abbiamo un deficit logistico/infrastrutturale spaventoso che, secondo il Ministero delle Infrastrutture, costa al sistema economico del Paese 40 miliardi di euro all’anno. Basta e avanza per spingere il governo a promuovere provvedimenti drastici. Subito.

Ospedali: mancano ancora 20mila tra medici e infermieri

Emergenza ospedali, perché mancano ancora 20mila tra medici e infermieri. Ippocrate aspetta inutilmente che le nuove leve giurino. Dopo dieci anni di tagli già durante i primi mesi del Covid è scattata la corsa alle assunzioni di medici e infermieri per provare a riempire i tanti “buchi” nelle corsie con 15mila nuovi ingressi a tempo indeterminato nel 2020 e un boom di contratti a tempo determinato saliti oltre quota 50mila nel 2021. Ma neanche la dolorosa lezione della pandemia è bastata – scrive Il Sole 24 Ore – a far recuperare le carenze di personale che affliggono gli ospedali e le altre strutture del Servizio sanitario nazionale. E in Lombardia il problema è ancora più grave, al punto che i bandi per trovare medici da pronto soccorso sono stati ritoccati al rialzo (dello stipendio).

La Difesa entra nell’arena del cyberspazio

Il sottosegretario alla Difesa Giorgio Mulè si è messo il cappello da cyber cow boy. La Difesa infatti si prepara a fare attacchi cyber per reagire agli hacker più o meno attivati da soggetti nazionali ostili. “La cyber resilience risiede nell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale. La cyber investigation è funzione del ministero dell’Interno e di coloro che hanno capacità investigative. La cyber intelligence è affidata ai servizi di informazione e sicurezza. Ora si aggiunge finalmente – spiega Mulè – il concetto di cyber defence in capo al ministero della Difesa». Il sottosegretario ricorda: «La Difesa ha strumenti e capacità operative tali da poter essere considerata un presidio a protezione della sicurezza nazionale”. Mulè mette in evidenza come “il cyberspace assume caratteristiche sempre più di particolare interesse per la Difesa soprattutto quando produce minacce per la sicurezza nazionale che comportano inevitabilmente operazioni di cyber warfare. In questo caso intervengono le “forze speciali” del quinto dominio» quello appunto cyber. Ricorda come «ciò sia possibile perché sei anni fa Nato e Ue hanno riconosciuto lo spazio cibernetico come teatro di conflitti militari e lo hanno considerato alla stregua dei domini tradizionali”. È in gioco “un nuovo campo di battaglia, inesplorato e privo di confini fisici”. Si salvi chi può.

La Cina vara la sua terza portaerei

Tora! Tora! Tora! (No, quello era il Giappone). Insomma a Oriente qualcosa si muove e i venti di guerra aiutano. La Cina aggiunge un altro consistente tassello alle sue velleità di diventare una superpotenza militare con il lancio ufficiale della sua terza portaerei. Alla nuova nave da guerra è stato dato il significativo nome di Fujian, la provincia che è di fronte all’isola di Taiwan. A buon intenditore…Lo ha riferito il network statale Cctv, ricordando che la nuova unità della marina si aggiunge alla Liaoning (la prima realizzata su uno scafo comprato dall’Ucraina dopo la dissoluzione dell’Urss) e la Shandong, la prima sviluppata tutta in Cina. Il lancio della Fujian è avvenuto con un ritardo di settimane sulla tempistica originaria per l’ondata di Covid-19 che ha colpito Shanghai, portando al lockdown e al blocco delle attività, inclusi i cantieri navali dove è in costruzione. La Fujian, nota anche come ’Type 003’, è la “prima portaerei con catapulta (per gli aerei al decollo, ndr) interamente progettata e costruita” dagli esperti cinesi, ha riferito la Cctv. L’annuncio, che era considerato imminente, è comunque maturato in una fase in cui le tensioni tra Cina e Usa sono aumentate in modo significativo a causa delle pressioni dell’Esercito popolare di liberazione (Pla) su Taiwan, considerata da Pechino una parte “inalienabile” del territorio cinese, destinata alla riunificazione anche con l’uso della forza, se necessario.

Call center Ita Airways, trovato l’accordo per l’assunzione di 522 lavoratori

Soluzione positiva della vertenza che ha coinvolto Almaviva, Covisian e Ita Airways, scrive il quotidiano QN. Al centro della vicenda il servizio di call center della compagnia aerea tricolore. Al termine del tavolo, si legge in una nota congiunta di Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil, è stato trovato un accordo che riguarda l’assunzione complessiva di 522 lavoratori, 200 assunti direttamente da Ita e 322 assorbiti da Covisian“. I sindacati spiegano che “sono stati sottoscritti due importantissimi accordi che salvaguardano l’intero perimetro occupazionale delle lavoratrici e dei lavoratori precedentemente operanti sulle attività di assistenza clienti di Alitalia prima, ed Ita poi”. Ita Airways esprime “soddisfazione per l’accordo trovato questa sera al tavolo indetto dal ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali in sinergia con il ministero dello Sviluppo Economico”. È quanto si legge in un comunicato dell’azienda, che spiega come “l’accordo conferma quanto già sostenuto da Ita Airways in sede di audizioni parlamentari e salvaguarda le elevate competenze degli addetti al call center di Palermo e Rende”. L’accordo, prosegue la nota, prevede l’internalizzazione con contratto a tempo indeterminato di 200 risorse ex Covisian dedicate alla commessa Ita Airways, che si affiancano ai colleghi già presenti nella sede di Fiumicino, in modalità smart working a Palermo e Rende, secondo il seguente calendario: 100 assunzioni a partire dalle prossime settimane, e anticipo rispetto alle previsioni iniziali del tavolo di contrattazione, di altre 100 entro dicembre 2022 in linea con le ottime previsioni di crescita della compagnia. Previsto poi un utilizzo di strumenti sociali innovativi presenti nell’ultima legge di bilancio in accordo con i ministeri competenti.