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Anche il Fatto Quotidiano riceve contributi pubblici

Anche il Fatto Quotidiano riceve contributi pubblici

Perché leggere questo articolo? Dalla sua fondazione nel 2009, il Fatto Quotidiano fa campeggiare con orgoglio in prima pagina il motto: “Non riceve alcun finanziamento pubblico”. Peccato che non è più così. Ecco il contributo pubblico che riceve il quotidiano diretto da Marco Travaglio. 

Un motto non è mai per sempre. Alcuni poi invecchiano velocemente. Si può discutere sulla validità dello slogan “Giornale comunista” de il Manifesto o sulla dicitura “Dal 1974 contro il coro” de Il Giornale.  Il “Quid est veritas?” scelto da La Verità può farci riflettere, così come il “Democracy Dies in the Darkness” scelto dal Washington Post dopo l’elezione di Trump. La recente rinascita de L’Unità diede vita a polemiche sulla scelta del direttore Sansonetti di tirare in ballo Gramsci e Berlinguer per motto e logo. Fino a poco tempo fa, invece, nessuno avrebbe potuto eccepire nulla sul “Non riceve alcun finanziamento pubblico” che il Fatto Quotidiano fa campeggiare orgogliosamente sotto il logo. Peccato che non sia più così.

Anche il Fatto Quotidiano riceve contributi pubblici

Un motto sui generis, pratico e inequivoco, che però non corrisponde più alla realtà. Per la precisione dal 2020, quando anche il Fatto Quotidiano si è dovuto arrendere. Durante la pandemia il II governo Conte ha introdotto un nuovo sostegno all’informazione. Un provvedimento eccezionale per il quale l’Italia ha dovuto chiedere l’avallo dell’Unione europea, poiché si tratta di un effettivo aiuto di Stato. Come mostra un’inchiesta del Corriere Romagna, anche il Fatto Quotidiano ha usufruito del Fondo straordinario per gli interventi di sostegno all’editoria.

Il fondo che nel 2021 ha erogato 90 milioni, è stato confermato anche dall’esecutivo di Mario Draghi, con ben 122 milioni di contributi. Tra i beneficiari di questo sostegno eccezionale in pandemia è rientrato anche il giornale Fatto Quotidiano. Tre anni fa anche la “Seif”, “Società Editoriale Il Fatto”, ha incassato dallo Stato contributi pubblici a fondo perduto per complessivi 196mila euro, di cui 124mila per i costi della carta. E l’anno successivo ha portato a casa dallo Stato 370mila euro, questa volta come contributo per i costi di distribuzione. In due anni fanno 566mila euro.

Il credito d’imposta che piace ai grandi editori ha i giorni contati

Nella recente manovra di Bilancio, il governo Meloni ha messo nero su bianco la cancellazione del Fondo straordinario che piace tanto agli editori. Il credito d’imposta che rimborsa il 30% e più dei costi della carta, distribuzione e dell’innovazione digitale dovrebbe avrebbe i giorni contati. Il sottosegretario all’editoria Barachini di recente ha dichiarato che il fondo “è da considerarsi esaurito”.

Al sopraggiungere della fine della pandemia – che era la ragione principale per il sostegno straordinario – si sono aggiunte delle criticità nella redistribuzione dei fondi. Come ha evidenziato l’inchiesta del Corriere Romagna, a usufruire del fondo non sono state piccole testate e cooperative, ma i grandi editori. Quasi tutti i quotidiani hanno avuto accesso al compenso pubblico in pandemia. Non solo il Fatto Quotidiano, ma anche giornali editi da grandi imprenditori. Il Corriere di Cairo tra il 2020 e il 2022 ha ricevuto più di 17 milioni dal fondo. I quotidiani del gruppo “Gedi” degli Agnelli-Elkann (che tra l’altro ha sede in Olanda) hanno goduto di 16,4 milioni di euro in tre anni. L’elenco dei beneficiari è lungo, è comprende giornali editi da fior fior di editori – come la famiglia Caltagirone – o imprenditori principi della Confindustria.

Il finanziamento che il Fatto Quotidiano continua a non prendere

Ovviamente, non c’è nulla di male – tanto meno illegale – nel ricevere finanziamenti pubblico. Solo, andrebbe dichiarato o – come nel caso del Fatto Quotidiano – quantomeno non si dovrebbe propagandare il contrario, laddove invece è dimostrato che si riceve. In sintesi, sulla prima pagina del giornale diretto da Marco Travaglio campeggia una mezza verità. E’ vero che il quotidiano nato nel momento di maggior accanimento contro i privilegi della “casta” – il bestseller di Stella e Rizzo è del 2007, due anni prima della nascita del Fatto Quotidiano e del Movimento 5 Stelle – non riceve il maggior finanziamento pubblico all’editoria, quello ordinario. Il Fondo per il pluralismo destinato ogni anno circa 30 milioni a quotidiani editi da cooperative di giornalisti o da enti morali. E’ vero che il Fatto Quotidiano – come Corriere, Repubblica, Stampa, Sole – non usufruiscono dei contributi pubblici di questo tipo. Si guarda bene, però, dal menzionare il contributo straordinario…