Home L'editoriale di Fabio Massa - Cruditè La Sardegna, l’Abruzzo e l’Ohio

La Sardegna, l’Abruzzo e l’Ohio

La Sardegna, l’Abruzzo e l’Ohio

Sapete che cosa vuol dire per il governo quando vota la Sardegna? Niente. Sapete che cosa vuol dire per il governo quando perde male in Sardegna? Niente. E quando vince bene in Abruzzo? Niente. E quando vota la Gran Bretagna, o gli Usa, o Israele, o la Russia? Ancora meno della Sardegna o dell’Abruzzo.

Le elezioni, i media e la legge dei cinque anni

Per fare un esempio, è come se il Milan – tanto per prendere una squadra a caso – vincesse una coppa: non avrebbe neppure mezzo punto in più in campionato. Semplicemente, sono due competizioni diverse, con persone in larga parte diverse e dinamiche diversissime. Il problema è che la politica, specialmente per chi sta all’opposizione, ha sempre bisogno di un colpo di scena, di un ribaltone, di qualcosa che possa “verificarne” la stabilità. A creare questa attesa messianica per voti di parti di Italia che sono largamente minoritarie, e con situazioni peculiarissime, sono i media, che hanno bene a mente una serie storica precisa: ogni potere dura cinque anni. Poi si cambia, gli italiani cambiano.

Ma l’Abruzzo non è l’Ohio

E’ avvenuto con Berlusconi, poi con Prodi, poi con Berlusconi, poi con Prodi e via discorrendo. Mai due giri con la stessa persona. E quindi i giornali si piazzano, anticipano la mossa. Perché? Perché i giornali – non questo perché vive con altri presupposti e con un altro business plan rispetto agli altri – devono campare. E per campare hanno bisogno del governo. Così è, e così sarà. E a questo gioco sardo, abruzzese, per le europee eccetera, partecipano tutti: anche i leader della maggioranza. Che sanno benissimo che se non partecipassero avrebbero poi malumori interni ed esterni.

Insomma, facciamo diventare l’Ohio regioni come l’Abruzzo o la Sardegna che in effetti contano solo a livello locale. A volte – citando le presidenziali americane, si dice che sono come l’Ohio, dato sempre come stato chiave. Peccato che – appunto – si prende in considerazione l’Ohio per le presidenziali, e non le elezioni per la scelta del governatore dell’Ohio del quale, e sia detto con rispetto, non se ne frega niente nessuno.