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Il rave delle opposizioni alla Camera contro il decreto del governo

rave party Viterbo

Perché potrebbe interessarti? A Montecitorio è in esame il provvedimento del governo contro i rave e sulle nuove norme per gestire il Covid. Il Movimento 5 Stelle ha scelto la linea dura: ostruzionismo per impedire l’approvazione entro il 30 dicembre, data limite per la conversione del testo. «Dobbiamo rodarci un po’», ammette qualche esponente della maggioranza a microfoni spenti.

Una lista interminabile di deputati pronti a intervenire nella discussione generale, quella che in genere alla Camera fa registrare il minimo delle presenze in Aula. È il momento preferito in cui si scattano le foto dei banchi desolatamente vuoti. Tra Natale Capodanno si immaginerebbe ancora di peggio e invece ora il gioco si è fatto improvvisamente duro, appena è entrato in scena il decreto anti-rave, la prima vera misura adottata dall’esecutivo di Giorgia Meloni appena insediatosi. Erano i giorni della festa organizzata a Modena che ha avuto una forte eco mediatica. Il valore dell’iniziativa è anche simbolico, era il marchio del centrodestra alla sua politica sulla sicurezza. Qualcosa non è andato per il meglio. «È incredibile come il centrodestra stia facendo di tutto per darci un po’ di ossigeno», ironizza un parlamentare del Partito democratico, alle prese con le contorsioni interne del congresso e non proprio in forma smagliante.

Lo spirito natalizio non ha pervaso il Parlamento italiano

Insomma, lo spirito natalizio non ha pervaso il Parlamento italiano, o meglio è durato il tempo dei giorni festivi: le opposizioni che non sono intenzionate a fare alcuno sconto al governo e alla maggioranza che lo sostiene. In queste ore, infatti, hanno mostrato il loro orientamento verso il dl anti-rave, diventato per metà anche decreto Covid (con le modifiche anche alle norme sull’isolamento dei positivi), con il Movimento 5 Stelle impegnato nell’operazione di filibustering, ossia interventi fiume per dilatare i tempi del dibattito. In sostanza il caro vecchio ostruzionismo parlamentare, che contesta pure la natura di decreto omnibus, ossia contenente norme variegate e tutt’altro che omogenee tra loro.

Il tempo delle galanterie è terminato: l’obiettivo è quello di far naufragare il provvedimento

Il leader pentastellato Giuseppe Conte ha scelto la linea della responsabilità sulla Legge di Bilancio, evitando che l’Italia potesse finire in esercizio provvisorio: così il pasticciato iter della manovra economica ha avuto un’accelerazione poco prima di Natale, anche grazie alla mano tesa delle opposizioni che non hanno eretto barricate. Il tempo delle galanterie è terminato: l’obiettivo è quello di far naufragare il provvedimento, che deve essere convertito entro il 30 dicembre, pena la sua decadenza. Così a Montecitorio è stato organizzato un “rave” delle minoranze, ma su tutti del M5S, come emerge dall’elenco dei quasi cento iscritti a intervenire durante la discussione generale in Assemblea. Ciascuno ha un tempo di intervento massimo di 30 minuti, che sarà sicuramente impiegato fino all’ultimo secondo per portare avanti la maratona oratoria e mettere in affanno il centrodestra.

Sono passati due mesi e già affiorano le difficoltà di governare

La maggioranza sta tuttavia già correndo ai ripari: inevitabile diventa l’apposizione della questione di fiducia per comprimere i tempi del confronto e giungere all’approvazione definitiva (il testo ha già ricevuto il via libera dal Senato) entro i limiti previsti, evitando di subire una pesante battuta d’arresto. La soluzione è quindi individuata. Tuttavia, c’è chi nella maggioranza stessa ha sollevato qualche perplessità rispetto alla strategia perseguita: si è atteso troppo a lungo per far approdare il provvedimento in Parlamento e bisogna fare diversamente visto che era noto l’incrocio con la Legge di Bilancio.

«Dobbiamo rodarci su alcuni punti», prova a spiegare un parlamentare della maggioranza, ammettendo implicitamente qualche pecca nella gestione dei rapporti con il Parlamento da parte del governo. Con il pensiero rivolto alle tribolazioni legate alla manovra, che almeno al Senato non dovrebbe incontrare grossi intoppi. Resta, però, la considerazione: sono passati due mesi e già affiorano le difficoltà di governare, nonostante i numeri schiaccianti conquistati in Parlamento.