La recente legge di Bilancio ha innescato un acceso dibattito politico sia nei palazzi romani che sui territori, portando alla luce una serie di tagli significativi che rischiano di incidere in modo profondo su infrastrutture chiave come le metropolitane di Roma, Milano e Napoli. Dai documenti allegati alla manovra emerge che oltre sette miliardi di euro verranno recuperati attraverso riduzioni di fondi ai vari dicasteri nei prossimi tre anni. Tra quelli più colpiti spicca proprio il ministero delle Infrastrutture, guidato da Matteo Salvini: per questo comparto il ridimensionamento ammonta a circa 520 milioni di euro, di cui 80 milioni solo sui progetti relativi alle metro delle tre principali città italiane.
Roma, Milano e Napoli: la sforbiciata ai trasporti pubblici
A Roma il taglio più consistente, pari a 50 milioni di euro nel 2026, è destinato a colpire la linea C della metropolitana. L’amarezza si fa sentire sia tra le fila dell’opposizione sia nell’amministrazione capitolina. “Incredibile, un taglio imponente inserito da questo governo nella nuova manovra, che rischia di azzoppare un progetto di espansione partito già dalla scorsa consiliatura”, denuncia Linda Meleo, capogruppo M5S in assemblea capitolina. Preoccupazioni condivise anche dall’assessore alla mobilità Eugenio Patanè, che avverte: “Questi tagli impedirebbero di stipulare la convenzione con la stazione appaltante, sarebbe un colpo per la capitale”. Si teme inoltre per la sorte dei lavoratori coinvolti nei cantieri, come quello centrale di piazza Venezia.
Anche Milano e Napoli non sono immuni dalla sforbiciata. Nel capoluogo lombardo è previsto un definanziamento di 15 milioni per la linea M4. “Chiediamo spiegazioni e ci auguriamo che sia solo un’operazione contabile, perchè altrimenti non avrebbe alcun senso”, commenta l’assessora alla Mobilità di Milano Arianna Censi. Analogo taglio di 15 milioni viene inferto al progetto di estensione tra Afragola e la metropolitana di Napoli. Sia a Roma che a Milano, inoltre, la critica principale si concentra sulla mancata integrazione di risorse aggiuntive al Fondo Nazionale Trasporti.
Definanziamenti anche su altri fronti infrastrutturali
Quella delle metropolitane è solo la punta dell’iceberg. La legge di Bilancio prevede definanziamenti in vari settori: dalle ciclovie urbane intermodali (–2 milioni) al fondo per la mobilità sostenibile (–13 milioni), dal contributo per la società Autostrada Tirrenica (–80 milioni nel 2026) all’autostrada Cispadana (–10 milioni nel 2026), passando per i tagli alle principali arterie stradali come la Statale 106 Jonica e la 4 Salaria (–50 milioni ciascuna nel 2027). Si notano anche riduzioni per il dissesto idrogeologico (–10 milioni), sulle reti idriche e le fognature (–15 milioni), e sulle opere di accesso ai porti (–36 milioni, azzerando di fatto il fondo relativo).
Altra voce determinante riguarda i 156 milioni in meno previsti, per tutte le amministrazioni centrali dello Stato, nel fondo investimenti e infrastrutture per il 2027. Per quanto riguarda la pubblica amministrazione, si registra un taglio annuo di 91 milioni dal 2026 per l’assunzione di personale a tempo indeterminato.
Tensioni nel centrodestra: Tajani all’attacco
La decisione di tagliare fondi alle metro e ad altri comparti infrastrutturali non ha lasciato indifferente nemmeno la maggioranza di governo. Il vicepremier e leader di Forza Italia, Antonio Tajani, ha espresso pubblicamente la propria irritazione, chiedendo l’intervento diretto di Matteo Salvini: “Il ministro responsabile è lui, mi auguro che il ministro Salvini si occupi di questa cosa che evidentemente gli è sfuggita”. Tajani ha poi specificato che Forza Italia presenterà emendamenti specifici su Afragola, sulla metro C di Roma e sulla riduzione dei fondi destinati alla metropolitana di Milano.
Tensioni emergono anche sulla questione affitti brevi e tassazione aggiuntiva sugli immobili. “Sulla casa non voteremo alcuna tassa aggiuntiva”, ha dichiarato Tajani, sottolineando come “in Consiglio dei ministri non si è parlato né di case né di dividendi” e avanzando critiche alle scelte operate più dai tecnici che dalla politica.
Lega e Fratelli d’Italia tra confronto e cautela
Il leader della Lega, Matteo Salvini, ha chiesto chiarimenti soprattutto sulla cosiddetta “tassa sciocca” sugli affitti brevi, manifestando l’intenzione di confrontarsi con il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti su diversi aspetti della manovra. Salvini non ha risparmiato le banche: “Più si lamentano più presentiamo emendamenti per aumentare il prelievo. Ogni lamentela porterà a un 1% di Irap in più”.
Fratelli d’Italia preferisce invece una posizione attendista. Mentre alcuni esponenti considerano normale la dialettica nella coalizione, altri intravedono il rischio che i distinguo innescati da Forza Italia possano danneggiare l’unità del centrodestra in una fase decisiva per la tenuta della maggioranza.
Il processo parlamentare e l’incertezza per il futuro
La discussione sulla legge di Bilancio è solo alla prima tappa dell’iter parlamentare, con l’avvio dei lavori al Senato e la promessa di “aggiustamenti” che, come sottolinea il ministro Luca Ciriani, potranno avvenire solo senza “compromettere l’impianto” del testo e mantenendo i conti pubblici in ordine. Tra le questioni più rilevanti che potrebbero animare il confronto in Commissione Bilancio figurano i tagli alle metropolitane e la tassazione sugli immobili, veri e propri nodi politici attorno a cui si concentra il confronto dentro la maggioranza e con le opposizioni.
Nonostante molti dei tagli previsti siano calendarizzati per il 2027 e 2028 — lasciando quindi uno spiraglio per eventuali ripescaggi futuri — la situazione attuale genera incertezza sia tra le amministrazioni locali che nei settori economicamente colpiti. Proprio le parole dei rappresentanti locali riassumono le inquietudini diffuse: “Roma ha bisogno di una cura del ferro che passi anche da una rete metropolitana più estesa ed efficiente. Non possiamo permettere che una decisione calata dall’alto condanni la Capitale a rassegnarsi al traffico e allo smog”.
Come spesso accade, le scelte di bilancio diventano terreno di scontro politico e tecnico, con la posta in gioco rappresentata dagli investimenti nel futuro dell’Italia — e la sensazione, non nuova, che questa volta a pagare il prezzo siano i progetti fondamentali per la mobilità e lo sviluppo delle città.
