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Dubai è il futuro a cui stiamo andando incontro

Dubai è il futuro a cui stiamo andando incontro

Perchè leggere questo articolo? Alluvione a Dubai: cambiamento climatico o “cloud seeding”? La risposta è comunque inquietante. Ranpo Fahrenheit (Il Blast): “Giungeremo al collasso. Poi torneremo vivi”

Le scene di devastazione provenienti da Dubai negli scorsi giorni hanno fatto il giro del mondo. Una alluvione senza precedenti, con oltre 250 millimetri di pioggia in 24 ore nella giornata di martedì. Mai così tanti erano stati registrati nell’area. E la futuristica città è caduta in ginocchio, le sue abitazioni e infrastrutture allagate e bloccate.

Dubai: cambiamento climatico o “cloud seeding”? La risposta è comunque inquietante

A suscitare i più grandi interrogativi, le due concause che sembrano avere scatenato il disastro naturale. La prima: una manifestazione plastica del cambiamento climatico che ha reso eccezionale l’entità della perturbazione generatasi sul Golfo dell’Oman (dove ci sono state diciannove vittime). A questo si sarebbe aggiunto il ricorso di Dubai a tecniche di “cloud seeding“, ovvero inseminazione artificiale delle nuvole per far piovere. Pratica da molto tempo usata nel Golfo per rendere più ospitale e per periodi più lunghi una terra che non è di fatto adatta alla presenza umana. Figuriamoci ad accogliere milioni di turisti. Ora gli esperti discettano sulla reale possibilità che un abuso di tale pratica possa tecnicamente riuscire a provocare a tal punto le forze della natura. Ma conta relativamente. Un autore di fantascienza non saprebbe oggi inventarsi uno scenario più distopico di questo. E se Dubai è l’avanguardia del nostro futuro, le domande si moltiplicano.

Dubai è il futuro? Gli scenari dell’umanità secondo Ranpo Fahrenheit

“Nihil sub sole novum. La Terra ha un suo equilibrio ed un suo naturale percorso biogeologico. Ma l’impatto dell’uomo è grande. Questi sono i rischi della tecnologia, quando si cerca di controllare il corpo ed il clima. Ma questo è il programma della modernità. Ne traiamo indubbi benefici, ma ci sono anche dei rischi”. Così Ranpo Fahrenheit, animatore del collettivo accelerazionista e cyberpunk Il Blast, commenta interpellato da true-news.it quanto accaduto in questi giorni a Dubai.

A Ranpo Farenheit chiediamo anche di provare a gettare uno sguardo a quale potrebbe essere il futuro del pianeta e della nostra società, se dobbiamo considerare la distopia emiratina come una anticipazione di quello che verrà. “Immagino due scenari possibili”, risponde. Il primo: “La vittoria della globalizzazione e della tecnologia in un pianeta multiconnesso non solo da internet, ma anche a livello infrastrutturale e di antropizzazione. Una vittoria della grande città, dove tutto è periferia di tutto. Il pianeta stesso diviene periferia del proprio nucleo. In questo scenario vedo in atto una guerriglia perpetua, tecnologica ma contro la tecnologia. Dell’individuo contro l’impersonalità suprema del sistema”.

Il secondo scenario potrebbe anche essere una conseguenza del primo: “Si giungerà al collasso definitivo, con il fallimento del progetto di globalizzazione tecnocapitalista e la fine dei formicai in costante espansione. Cosa rimarrà? I nuciei rurali, a stretto contatto con una natura autentica. L’uomo vuole verità e luoghi misurati dalla mano di Dio. Tempo al tempo, torneremo vivi”