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Educazione di genere nelle scuole: la proposta di legge del Pd nel Lazio

Educazione di genere

Educazione di genere nelle scuole: la proposta arriva dal Lazio e in particolare dalla consigliera regionale Pd Eleonora Mattia. L’idea si è sviluppata dopo i fatti violenti e gravissimi che si sono consumati a Palermo e a Caivano.

Educazione di genere nelle scuole

Nei giorni di inizio delle scuola nelle diverse Regioni, sono tante le criticità sollevate e al centro di un dibattito politico. Allo stesso tempo fioccano anche le proposte, soprattutto da parte delle opposizioni. La consigliera regionale Pd del Lazio, Eleonora Mattia, membro della Commissione Pari Opportunità alla Pisana, ha proposto il tema dell’educazione di genere nelle scuole partendo dai fatti gravi di Palermo e Caivano. “Un’altra donna uccisa, stavolta a Roma, dopo gli stupri di gruppo orrendi a Palermo e Caivano che hanno visto come protagonisti giovanissimi, conferma l’urgenza di agire in maniera strutturale per prevenire ogni forma di violenza di genere e che per farlo dobbiamo iniziare proprio dalle istituzioni in cui si formano le giovani generazioni”.

La proposta di legge del Pd nel Lazio

“Vogliamo introdurre l’educazione di genere all’interno dell’attività didattica delle scuole sia all’interno dei programmi scolastici che con iniziative e progetti specifici perché è innanzitutto dal coinvolgimento di studenti, insegnanti e di tutta la comunità scolastica che deve partire la svolta culturale improntata al rispetto e alla dignità. Per questo ho depositato una proposta di legge in Consiglio regionale per promuovere l’educazione alla parità di genere e alla prevenzione delle discriminazioni e della violenza di genere nelle istituzioni scolastiche, universitarie e formative”. 

“Nel testo della proposta di legge, che prevede lo stanziamento di 300mila euro l’anno, sono individuati, tra le altre cose, istituzioni, enti (dalle forze dell’ordine specializzate all’Ufficio Scolastico Regionale al Garante dell’Infanzia e dell’Adolescenza), operatori scolastici coinvolti nella formazione e i soggetti (dai consultori famigliari ai centri antiviolenza, dalle associazioni di donne fino ad altri attori del terzo settore), che possono concorrere ad erogare la formazione attraverso la stipula di appositi protocolli con la Regione”, spiega Mattia.

 

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