Home Politics Non ci resta che allearci: la “decrescita infelice” del M5S

Non ci resta che allearci: la “decrescita infelice” del M5S

Movimento 5 Stelle, candidati

Perché questo articolo potrebbe interessarti? Alle elezioni regionali in Lombardia il M5S rischia di uscire ridimensionato nonostante l’alleanza con il Pd mentre nel Lazio, dove ha corso da solo, i sondaggi lo danno terzo. I tempi d’oro dei pentastellati sono sempre più un lontano ricordo. Adesso, per influire nelle dinamiche politiche, i grillini devono allearsi o accontentarsi dell’opposizione.

C’era una volta il Movimento 5 Stelle (MS5) capace di raccogliere a livello nazionale la voce trasversale del malcontento. Dai primi roboanti anni di “protesta” ad oggi le stelle del Movimento hanno perso brillantezza. Soprattutto a livello regionale, provinciale e locale. È così che, in un contesto del genere, la decrescita felice teorizzata dai pentastellati in economia sta prendendo forma in ambito politico.

L’ultima conferma, stando ai sondaggi, potrebbe arrivare dalle elezioni regionali in Lombardia e nel Lazio. Dove, per poter incidere sulla contesa politica, i grillini si sono dovuti accontentare di due opzioni. La prima: allearsi con il Partito Democratico per incassare una sconfitta accettabile. È lo scenario annunciato per la Lombardia con Pierfrancesco Majorino superato da Attilio Fontana.

La seconda: muoversi in totale autonomia, facendo valere il vecchio principio della non alleanza, per ottenere invece un sonante ko. Questo è invece lo scenario più probabile per il Lazio, dove Donatella Bianchi è data in terza fila dietro ad Alessio D’Amato e Francesco Rocca, rispettivamente candidati per il centrosinistra e centrodestra.

La sensazione che si ha analizzando il recente percorso intrapreso dal M5S è che questo partito possa rendere il massimo soltanto soltanto quando si tratta di fare opposizione.

La decrescita felice del MS5 in Lombardia e Lazio

Nel Lazio, dove la grillina Virginia Raggi è stata sindaca di Roma dal 2016 al 2021, il M5S potrebbe arrivare terzo. Come sottolineano i sondaggi, Donatella Bianchi naviga in una fascia compresa tra il 15,3-19,2% dei voti. Ai suoi sfidanti, Alessio D’Amato e Francesco Rocca, sono stati attribuiti il 45,6% e il 33,4% dei consensi.

Il confronto dei risultati dei pentastellati anticipati dai sondaggi con quelli delle regionali del 2018 e 2013 – in entrambi i casi i candidati del M5S sono arrivati terzi – è emblematico, simbolo della citata decrescita felice.

Nel 2013 Davide Barillari ha raccolto il 20,22% dei voti, finendo terzo dietro a Francesco Storace (29,32%) e Nicola Zingaretti (40,65%). Cinque anni più tardi Roberta Lombardi ha toccato quota 26,99%. L’uomo del centrodestra, Stefano Parisi, è arrivato secondo con il 31,17% mentre Nicola Zingaretti è stato riconfermato con il 32,93%.

Un discorso simile al Lazio può essere fatto per la Lombardia. Sempre prendendo come riferimento le ultime due tornate regionali, nel 2013 Silvana Carcano si è fermata al 13,63%, terza posizione. Stesso risultato rimediato nel 2018 da Dario Violi con il 17,37% dei consensi. Ora Majorino, appoggiato dal Pd, potrebbe non andare oltre il 28%. Fontana, probabile vincitore, si aggira intorno al 46%.

Intorno al 2018, e ancor più con l’avvento del Covid, il M5S ha insomma perso consistenza. Fino ad acquisire l’attuale identità ibrida, a metà strada tra il solito partito populista di lotta e una strana creatura “rossoverde”, attenta tanto ai temi del welfare quanto a quelli dell’ambiente.

Le due possibili prossime mosse del M5S

Guardando a Lombardia e Lazio, dunque, appare evidente come i pentastellati, nella migliore delle ipotesi, non siano riusciti a crescere in termini di consensi. Al massimo li hanno mantenuti costanti, mentre nella peggiore delle ipotesi sono naufragati, diventando ombre del Pd.

Resta da capire quali saranno le prossime mosse del M5S in vista dei prossimi appuntamenti elettorali. I grillini potranno adottare una delle due strade sopra indicate: correre in solitaria, andando dritti verso la sconfitta e quindi verso i banchi dell’opposizione, oppure allearsi. Con chi è il grande enigma. Non sempre ci sarà un Pd disponibile a fornire la stampella necessaria.

Da questo punto di vista, i riflettori sono dunque puntati sugli appuntamenti elettorali in calendario nel 2023. In primavera si voterà per le elezioni regionali in Molise, Friuli-Venezia Giulia e Provincia autonoma di Trento. Il 28 maggio sarà la volta delle amministrative in Sicilia.

In generale, si terranno in una data compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno le elezioni comunali in 781 comuni, di cui 588 appartenenti a regioni a statuto ordinario e 193 a regioni a statuto speciale. Da quei risultati scopriremo fino a dove è arrivata la decrescita felice pentastellata.