Home Politics Europee 2024 La lettera dei vescovi all’Europa. Il messaggio? E’ chiaro: non votate le destre…

La lettera dei vescovi all’Europa. Il messaggio? E’ chiaro: non votate le destre…

La lettera dei vescovi all’Europa. Il messaggio? E’ chiaro: non votate le destre…

Perchè leggere questo articolo? Sull’Avvenire una lettera aperta in cui il cardinale Zuppi dà del tu al Vecchio continente. E suggerisce tra le righe per chi votare alle Europee…

(di Sallustio Santori)

Insomma, il concetto è chiaro: non votate a destra alle europee, sennò non siete buoni cristiani. Dovrà essere un’Europa con una difesa comune ma anche disarmata, che costruisce ponti di pace, capace di aiutare Paesi a uscire dalla crisi come già è accaduto in passato (citofonare Grecia). E senza nazionalismi, sennò pare brutto.

Parola del cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana, e dell’arcivescovo di Latina Mariano Crociata, presidente Comece, la Conferenza episcopale europea. La lunga lettere in cui i presuli danno del tu al Vecchio continente è pubblicata sul sito di Avvenire in forma integrale: “Le prossime elezioni (…) sono l’occasione propizia e irripetibile, da cogliere senza esitazione. Purtroppo, a farsi valere spesso sono le paure e il senso di insicurezza di fronte alle difficoltà. Anche questo andrebbe raccolto e ascoltato per mostrare come proprio tu sia lo strumento e il luogo per affrontare e vincere paure e minacce”.

Paure e senso di insicurezza, quello su cui – par di capire – campano i partiti di destra tipo la Lega, la Le Pen o – Dio ce ne scampi! – l’AfD, Alternative fur Deutschland che al momento risulta essere il secondo partito nei sondaggi in Germania, e chiedetevi perché se un recente sondaggio della Bild informa di come il 68% dei ragazzi musulmani nati e cresciuti in Germania ritenga preferibili le norme coraniche rispetto alla legge tedesca, abbeveratasi alle fonti del Diritto romano.

Europee, dai vescovi italiani un vero e proprio programma politico

A leggere a ritroso il testo della missiva, peraltro, par proprio di leggere un vero e proprio programma politico. Come si rilancia l’Europa? Crociata e Zuppi non hanno dubbi:

1. integrazione più piena;
2. fisco europeo che sia il più possibile equo;
3. politica estera autorevole;
4. difesa comune che permetta di esercitare la responsabilità internazionale europea;
5. allargamento ai Paesi che ancora non ne fanno parte, garanzia di una forza sempre più proporzionata all’unità che raccogli ed esprimi (Ucraina?, N.d.R.);
6. innovazione economica e tecnica (Intelligenza artificiale);
7. sicurezza; 
8. cura dell’ambiente e custodia della “casa comune”;
9. salvaguardia del welfare e dei diritti individuali e sociali;
10. crescita del senso comune e dei valori alla base della convivenza nell’Unione europea;
11. nuovo senso della cittadinanza; 
12. senso civico di respiro europeo;
13. coscienza dei popoli del Continente di essere un unico grande popolo.

In altre parole: una bella melassa per un unico grande popolo che nei secoli si è scannato sui campi di battaglia di tutto il Continente e che, soprattutto, è diviso da storia, lingua, usi e costumi. L’importante è che si sia tutti insieme: parlando quale lingua, per esempio? E nella difesa comune? Chi decide che un reggimento tedesco vada in prima linea al posto di uno spagnolo, un generale francese? L’importante, però, è che ci sia più Europa (proprio l’esatto contrario, per citarne uno, del più Italia che è lo slogan di Matteo Salvini per le Europee. Dite voi se questa lettera sia un programma politico o meno).

Attenzione, scrivono i presidenti delle due Conferenze episcopali, ai “pericoli, come quelli che vengono dalla disinformazione, che minaccia l’ordinato svolgimento della vita democratica e la stessa possibilità di una memoria e di una storia non falsate. Il riferimento alle campagne di fake news russe o trumpiane è evidente.

I vescovi e i migranti: accogliere (quasi) tutti!

Naturalmente uno dei temi più cari all’attuale Pontefice viene affrontato anche in questa missiva: “Ormai da decenni sei il punto di arrivo, il sogno di tante persone migranti che da diversi continenti cercano entro i tuoi confini una vita migliore. Tanti vogliono raggiungerti perché sono alla ricerca disperata di un futuro. E molti, con il loro lavoro, non ti aiutano forse già a prepararne uno migliore? Non si tratta di accogliere tutti, ma che nessuno perda la vita nei “viaggi della speranza” e tanti possano trovare ospitalità. Chi accoglie, genera vita!”.

Cioè: il vecchio discorso che l’emigrazione aiuta a sconfiggere la crescita zero. In un’Italia nella quale lavoro non se ne trova e la gente non si sposa, in cui le culle vuote sono sempre più una realtà, mica si incentiva il lavoro e la famiglia: semplicemente, si prendono quelle già pronte. Perché, ovviamente, “ci pagheranno la pensione”. Un sospiro sul fatto che: “L’Italia è spesso lasciata sola, come se fosse un problema solo suo o di alcuni”, ma: “non per questo deve chiudersi. Prima o poi impareremo che le responsabilità, comprese quelle verso i migranti, vanno condivise, per affrontare e risolvere problemi che in realtà sono di tutti”. Inoltre, siccome l’Europa è un “punto di riferimento per i Paesi mediterranei e africani, un bacino immenso di popoli e di risorse nella prospettiva di un partenariato tra uguali”. Che poi siano prevalentemente Paesi islamici e spesso non democratici non importa.

Supercazzole cattoliche

Interessante il paragrafo dedicato a valori europei e fede cristiana, un capolavoro di tortuosità che non dice nulla: “Le nostre idee – scrivono Zuppi e Crociata – e i nostri valori definiscono il tuo volto, cara Europa. Anche in questo la fede cristiana ha svolto un ruolo importante, tanto più che dal suo sentire è uscito il progetto e il disegno originario della tua Unione”. Lo ha svolto, appunto, nel passato: ma l’Europa di oggi non è cristiana. Lo sapeva bene Giovanni Paolo II, oggi Santo, che si era battuto per l’inserimento delle radici giudaico-cristiane nella Costituzione europea, progetto in seguito naufragato. Le radici non vennero inserite, l’Europa di oggi non è cristiana.

Tuttavia: “Come cristiani continuiamo a sentirne viva responsabilità; e del resto troviamo in te tanta attenzione alla dignità della persona, che il Vangelo di Cristo ha seminato nei cuori e nella tua cultura. Soffriamo non poco, perciò, nel vedere che hai paura della vita, non la sai difendere e accogliere dal suo inizio alla sua fine, e non sempre incoraggi la crescita demografica”. Ci sono le culle vuote, c’è l’eutanasia, quesi sono i problemi che hanno i monsignori: lavoro? Dottrina sociale? Temi non pervenuti. In compenso quest’anno si è parlato più di Ramadan che della Pasqua, niente da dire cari fratelli in Cristo?

No ai nazionalismi

Siccome il principio è che dev’esserci più Europa, ecco che Crociata e Zuppi lanciano un appello: “Che ruolo giochi, Europa, nel mondo? Vogliamo che tu incida e porti la tua volontà di pace, gli strumenti della tua diplomazia, i tuoi valori. Risveglia la tua forza così da far sentire la tua voce, così da stabilire nuovi equilibri e relazioni internazionali”. Tutto molto bello, ma noi la pensiamo ancora come Henry Kissinger che non disponeva del numero telefonico dell’Europa nel caso in cui avesse voluto parlarne. Del resto chi è che fa politica estera a livello continentale in questi giorni? La Francia di Emmanuel Macron, tanto per dire. Che incontra il presidente cinese Xi Jinping con accanto Ursula von der Leyen, e gli chiede di non passare armi alla Russia di Vladimir Putin. Fate voi.

Ma i presuli osservano: “Le tue divisioni interne non ti permettono di assumere quel ruolo che dalla tua statura storica e culturale ci si aspetterebbe. Non vedi il rischio che le tue contrapposizioni intestine indeboliscano non solo il tuo peso internazionale ma anche la capacità di far fronte alle attese dei tuoi popoli?”. No all’Europa delle patrie, insomma: meglio una bella melassa così il cappotto termico che può funzionare in Svezia magari verrà imposto anche a Lampedusa perché così saremo più europei.

Attenzione a questo passaggio: “Tanti pensano di potere usufruire dei benefici che tu hai indubbiamente portato, come se fossero scontati e niente possa comprometterli. La pandemia o le periodiche proteste, ultima quella degli agricoltori, ci procurano uno sgradevole risveglio. Capiamo che tanti vantaggi acquisiti potrebbero svanire. Il senso della necessità però non basta a spingere sempre e tutti a superare le divisioni. Alcuni vogliono far credere che isolandosi si starebbe meglio, quando invece qualunque dei tuoi Paesi, anche grande, si ridurrebbe fatalmente al proverbiale vaso di coccio tra vasi di ferro”.

La citazione delle proteste degli agricoltori è così ambigua da risultare urticante. Cioè: gli agricoltori sono scesi in piazza contro il green deal e le eurofollie che stanno distruggendo il settore, ma per Zuppi e Crociata si tratta di benefici dati per scontati. Vi rendete conto? E voi votereste secondo indicazioni del genere? E dovremmo avere più Europa per questo? Per cui, scrivono i monsignori, no ai nazionalismi. Insomma, votate a sinistra.

Guerra e pace

Insomma, questa lettera tratta dei desiderata non sempre collegati alla realtà delle cose. Sulla guerra ecco il pippotto pacifista: “Abbiamo bisogno di riprendere in mano il progetto dei padri fondatori e di costruire nuovi patti di pace se vogliamo che la guerra contro l’Ucraina finisca, e che finisca anche la guerra in corso in Medio Oriente, scoppiata a seguito dell’attacco terroristico del 7 ottobre scorso contro Israele, e con essa l’antisemitismo, mai sconfitto e ora riemergente. Lo dice così bene anche la nostra Costituzione italiana: è necessario combattere la guerra e ripudiarla per davvero!”.

Costruire nuovi ponti di pace: perché Zuppi non lo dice ai ragazzi al fronte in Ucraina o a quelli che si calano nei tunnel di Hamas? Perché non condanna l’imperialismo russo e il terrorismo religioso islamico di Hamas? Perché non si rende conto che gli eserciti servono per difendersi, perché non siamo tutti utopisti peace&love? Saperlo: in compenso vi lasciamo quest’ultima perla a proposito dell’anima europea: “Serve un’anima! In questi anni abbiamo visto compiere passi avanti significativi, quando per esempio hai accompagnato alcuni Paesi a superare le crisi economiche, ma abbiamo anche dovuto registrare fasi di stallo e difficoltà”. Pensate alla Grecia sventrata dalla troika e domandatevi che Europa vorrete nelle urne il 9 giugno. Un buon motivo per non votare per quello che suggeriscono i presuli Zuppi e Crociata.