Home Politics Lo strano caso dell’appalto da 12 milioni e il ricorso delle Coop al Tar

Lo strano caso dell’appalto da 12 milioni e il ricorso delle Coop al Tar

Lo strano caso dell’appalto da 12 milioni e il ricorso delle Coop al Tar

di Francesco Floris

Il terzo settore di Milano ai ferri corti nell’anno delle elezioni? Chissà. Di certo è una delle prime occasioni in cui il “terzo pilastro” del modello Milano mette mano agli avvocati e va per tribunali. Coop sociali vs coop sociali. Per un appalto. E in mezzo il Comune di Milano.

L’appalto “Milano Abitare”

L’appalto vale quasi 12,3 milioni di euro in cinque anni. Per gestire l’agenzia “Milano Abitare”, l’agenzia-casa del Comune di Milano. Su cui la politica scommette molto per creare un mercato degli affitti accessibile in città. Uno dei temi più caldi, pandemia o non pandemia. Ci scommette l’attuale assessore alla Casa, Gabriele Rabaiotti, che correrà nuovamente per Palazzo Marino nella lista del sindaco Beppe Sala. Ci scommette Pierfrancesco Maran, assessore all’Urbanistica e uomo forte dei dem milanesi. Nel quinquennio della giunta Sala, “Milano Abitare” è stata affidata a Fondazione Welfare Ambrosiano.

I risultati del canone concordato

Risultati? Dubbi. Il principale strumento – il canone concordato – pur crescendo non è mai decollato: si è arrivati a 1.500 contratti fatti siglare fra proprietà e inquilini, con canoni più bassi del mercato, in cambio di una serie di garanzie pubbliche. Che vanno per i proprietari dal fondo anti morosità alla la cedolare secca al 10% (il regime fiscale più vantaggioso d’Italia) e un bonus ristrutturazione fino a 5mila euro. Per gli inquilini, oltre all’indubbio vantaggio di pagare meno, anche forme microcredito e contributi alle famiglie in difficoltà garantiti dal Comune. In generale la città, che ha visto crescere la popolazione di 500mila nuovi residenti negli ultimi dieci anni con una rinnovata dinamica demografica che coinvolge gruppi sociali di giovani lavoratori, studenti, famiglie mono-genitoriali, nuclei familiari mono-componente in cerca di case in affitto, non è riuscita a rispondere di fronte alla pressione rialzista: solo il 30% del patrimonio residenziale è in affitto e con una forte polarizzazione: libero mercato inaccessibile per molti e affitto pubblico saturato, con graduatorie e “liste d’attesa” infinite. Per un terzo degli inquilini le spese per l’abitazione pesano più del 40% del proprio reddito. Il canone concordato? Vale solo 0,6% dello stock contro il 4% di Torino, Bologna e Roma.

“Milano Abitare”, Palazzo Marino rilancia

Anche durante la pandemia, con la città svuotata e i proprietari a caccia di persone a cui affittare appartamenti con il crollo del turismo e della popolazione studentesca, non si è riusciti a usare la finestra di tempo per far crescere di numeri consistenti il canale degli affitti bassi. Ma Palazzo Marino ha rilanciato. Affidando all’Agenzia risorse importanti, 10,9 milioni, più 1,3 milioni per le spese di funzionamento e aumentando le competenze per il prossimo lustro: canone concordato, certo, ma anche un ruolo chiave di monitoraggio nei nuovi progetti di housing sociale, come i quartieri che stanno crescendo a Milano fra Cascina Merlata, Rogoredo Merezzate, Ripamonti-Vigentino e tanti altri; rapporto con operatori immobiliari privati per aumentare lo stock di offerta; ancora: nuovi strumenti di comunicazione e digitalizzazione, ma anche un ruolo nella valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico e nella gestione della cosiddetta emergenza abitativa per accompagnare i nuclei soggetti a sfratto o pignoramento.

Spazio Aperto Servizi, l’asso pigliatutto

È un appalto che fa gola al terzo settore, pilastro del welfare ambrosiano, e chiamato dal Comune a offrire la propria collaborazione. La gara in autunno viene vinta da Spazio Aperto Servizi, da anni una delle realtà che vince numerose gare delle politiche sociali milanesi, in cordata con dei “forestieri”: Libellula onlus, forte dell’esperienza nella co-gestione dell’Agenzia Casa di Modena, molto diversa da quella di Milano ma a detta dei vari specialisti del settore il miglior esempio sulla penisola. Sembra cosa fatta ma nelle cooperative sociali milanesi scatta un po’ di malumore: La Cordata, Fondazione d.a.r. e Codici – realtà note sotto la Madonnina – fanno ricorso al Tar bloccando tutto.

Le carte del Tar

Vari i motivi: punteggi che non li convincono a cominciare dal premio ridotto che è stato dato alla presentazione di una rete di soggetti proprietari di patrimonio immobiliare affiliata. Ben 13 quelli presentati dalla cordata sconfitta. Zero invece per Spazio Aperto Servizi Ma anche l’assenza delle sedute pubbliche per vagliare la documentazione e aprire le buste, una scelta che il Comune spiega come figlia dell’emergenza pandemica e delle misure di sicurezza. Infine una commissione di valutazione che, a loro dire, sarebbe schiacciata solo sui temi dell’emergenza abitativa e non su quelli delle creazione di un mercato dell’affitto accessibile che sopraggiunga “prima” dello sfratto o comunque delle difficoltà, a monte del problema e non a valle. In questa bagarre ci finiscono Rachele Pasquariello, la dirigente dell’Area Politiche per l’Affitto del Comune di Milano e il numero uno dell’Area Diritti, Inclusione e Progetti di Palazzo Marino: Cosimo Palazzo, manager pubblico delle politiche sociali milanesi molto stimato, avvocato bocconiano di formazione, che ha messo in piedi negli anni il sistema della Residenze Sociali Temporanee (Rst) e i primi progetti pilota in città di “housing first” per i senza dimora. Chiamato in Largo Treves direttamente da Pierfrancesco Majorino, per nove anni dominus delle politiche sociali meneghine prima di volare all’Europarlamento nel 2019 e cedere lo scettro a Gabriele Rabaiotti.

Si rompe il “patto Ambrosiano”?

Il Tar Lombardia dà, per ora, ragione ai ricorrenti. Si tratta di un’ordinanza incentrata sugli aspetti formali contestati nel ricorso scritto dagli avvocati Elisabetta Parisi e Stefano Soncini quella firmata dal giudice Domenico Giordano e con cui il Tar Lombardia ha sospeso la gara. Rimandando a giugno la discussione di merito. Da quanto apprende True-News non sarà necessario andare così in là tempo perché Palazzo Marino è intenzionato a bandire una nuova gara per uscire dal cul de sac di ricorsi e contro ricorsi e garantire l’attività dell’agenzia “Milano Abitare” che al momento funziona in proroga. Ma ciò che colpisce e fa specie di questa storia è la rottura di un equilibrio, di un patto. Quello “ambrosiano”. Per anni il terzo settore, pur nella litigiosità interna che lo contraddistingue, si è percepito come il “braccio sociale” del Comune nella gestione di alcuni servizi. Un blocco monolitico che, nonostante le differenze, lavora e non fa storie anche quando gli affidamenti fanno venire il mal di pancia a qualcuno. Perché la città conta di più delle gelosie, degli egoismi, di un certo modo di “fare squadra” fra politica e cooperative. Non questa volta. L’attacco a Spazio Aperti Servizi via giustizia amministrativa racconta di un malumore verso chi ha il ruolo di asso pigliatutto. A maggior ragione nell’anno delle elezioni milanesi. Fra le partite che contano di più c’è infatti quella per il futuro dell’assessorato alle Politiche sociali. Chi sarà alla guida di Largo Treves come numero uno del “modello Milano” di welfare nei prossimi cinque anni? Avrà in mano solo le politiche sociali o anche le politiche abitative come è stato nell’ultimo squarcio di consiliatura? La doppia delega significa veder passare sotto i propri occhi un pezzo importante del bilancio pubblico. E più di un nome potrebbe averci messo lo sguardo.