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Giù lo spreco alimentare, effetto del caro prezzi sul carrello della spesa

Giù lo spreco alimentare, effetto del caro prezzi sul carrello della spesa

(Adnkronos) – Il caro prezzi incide sul carrello della spesa e ‘batte’ il food waste: in Italia e nel mondo 7 consumatori su 10 tagliano drasticamente gli acquisti e lo spreco alimentare crolla in 8 Paesi. Per il terzo anno, è italiano l’unico Rapporto globale sul rapporto fra cibo e spreco: un’indagine firmata da Waste Watcher, International Observatory on Food&Sustainability, promossa dalla campagna Spreco Zero di Last Minute Market con il monitoraggio Ipsos, realizzata in 8 Paesi del mondo: Italia, Spagna, Germania, Francia, Regno Unito, Stati Uniti, Olanda e Azerbaijan.  

Giovedì 28 settembre, in occasione dell’evento programmato a Roma, dalle 11.30 nello Spazio Europa della Commissione Europea, vengono diffusi i nuovi dati del Cross Country Report su cibo e spreco nel mondo, alla vigilia della quarta Giornata internazionale di sensibilizzazione sulle perdite e sprechi alimentari promossa dalle Nazioni Unite.  

I dati Waste Watcher attestano la criticità del periodo e l’incidenza dell’inflazione. Non è un caso, dunque, che lo spreco alimentare sia identificato innanzitutto come spreco di denaro in famiglia: dall’Italia agli Stati Uniti, dalla Spagna alla Germania, dal Regno Unito all’Olanda i cittadini del mondo guardano allo sperpero del cibo come a un ‘crash’ per le loro economie.  

Secondo i dati Food&Waste di Waste Watcher International, monitorati nell’agosto 2023, i consumatori di ogni latitudine del pianeta faticano infatti con il carrello della spesa e in media 7 su 10 dichiarano di dover drasticamente tagliare i loro acquisti, riducendo il costo della spesa.  

“Per la prima volta abbiamo rilevato una massiccia riduzione dello spreco domestico a livello globale – osserva Andrea Segrè, economista e fondatore campagna Spreco Zero, direttore scientifico Osservatorio Waste Watcher International – E’ l’effetto della crescente attenzione dedicata dall’Onu a questo tema, entrato pienamente nell’Agenda per lo Sviluppo Sostenibile? Solo in parte, purtroppo. Si tratta piuttosto dell’effetto combinato di un quadro economico e sociale drammatico in tutti i Paesi, con un indice di fiducia sul futuro molto basso. Lo sforzo dei governi dovrà dunque concentrarsi su un doppio binario, economico ed educativo, per riportare il sistema in equilibrio che significa ridurre lo spreco di cibo e adottare diete sane e sostenibili. Un monitoraggio che resta essenziale per potenziare la consapevolezza sui comportamenti e le abitudini di gestione e fruizione del cibo, sulle diete adottate e sugli alimenti realmente consumati, in chiave di prevenzione dello spreco nelle case dei cittadini del pianeta”.  

Lo spreco alimentare crolla sistematicamente in 8 Paesi del mondo, anche negli Stati Uniti che storicamente rappresentano l’area meno attenta al fenomeno. Negli Usa, dunque, lo spreco alimentare scende addirittura del 35%, arrivando a quota 859,4 grammi settimanali pro capite (-479 grammi rispetto al 2022, un calo record), Più contenuto, ma decisamente tangibile il calo dello spreco alimentare domestico in Italia: scende del 25% circa e si assesta su 469,4 grammi settimana per ogni cittadino (-125,9 grammi rispetto alla rilevazione dell’estate 2022, ma anche 54,7 in meno rispetto alla rilevazione dello scorso gennaio).  

Guardando in generale all’Europa sono Spagna e Francia le nazioni più virtuose: si collocano, rispettivamente, a quota 446 e 459 grammi. Si registra anche il miglioramento della Germania che riduce lo spreco medio del 43% circa e si porta a quota 512,9 grammi settimanali (- 379,5 grammi di cibo sprecato spetto alla rilevazione 2022). Resta contenuto, ma c’è e si nota, il miglioramento dei cittadini del Regno Unito, a quota 632 grammi settimanali di cibo sprecato pro capite, con -94 grammi rispetto alla rilevazione 2022. 

Ancora una volta è la frutta fresca l’alimento più sprecato del Pianeta: un dato che si dimostra plebiscitario e svetta in Italia (33%) e Spagna (40%), Paesi accomunati da una Dieta mediterranea. Ma lo stesso accade in Germania (30%), Stati Uniti (32%) e in Francia, Olanda e Regno Unito, con l’eccezione del solo Azerbaijan dove si sprecano innanzitutto i cibi pronti.