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Carovana dei Ghiacciai, forti regressioni sul Monte Rosa

(Adnkronos) – Forti regressioni della fronte glaciale con un consistente aumento degli affioramenti del substrato roccioso. Questa la sintesi dei dati del monitoraggio sul Monte Rosa durante la seconda tappa di Carovana dei Ghiacciai 2022 in Piemonte, la campagna di Legambiente con la partnership scientifica del Comitato Glaciologico Italiano, partner sostenitori Sammontana e Frosta e partner tecnico Ephoto, che dal 17 agosto al 3 settembre monitora lo stato di salute dei ghiacciai alpini, minacciati sempre di più dai cambiamenti climatici.  

Effetti sempre più visibili e repentini del riscaldamento climatico, che hanno motivato il ritorno, dopo due anni, della campagna sul Ghiacciaio di Indren, posto nel massiccio del Monte Rosa con una superficie di 1 kmq, la cui alimentazione sul pendio si realizza attraverso precipitazioni dirette o valanghe. Sebbene posto al di sopra dei 3.000 metri di quota, il ghiacciaio mostra negli ultimi due anni (nell’intervallo dal 19 agosto 2020 e il 20 agosto 2022) un arretramento frontale di ben 64 metri, di cui 40 registrati nell’ultimo anno. Un dato mai registrato dagli operatori glaciologici negli ultimi cinquant’anni. Non rassicuranti nemmeno i rilevamenti frontali sul Ghiacciaio di Bors che in due anni registra un arretramento di 18 metri, di cui 7 metri tra il 2020 e il 2021 e 11 metri tra il 2021 e 2022. Nella giornata di monitoraggio scientifico si è osservato anche lo stato di sofferenza del Ghiacciaio Sud delle Locce e la quasi totale sparizione dei Glacionevati di Flua.  

Focus della tappa Piemontese anche l’emergenza degli impianti sciistici dismessi: circa 250 quelli mappati in tutta Italia dal Report di Legambiente Nevediversa 2022, per mancanza di neve, problemi economici e/o gestionali o per fine vita tecnica, che necessitano di essere smaltiti o riqualificati. Durante la giornata effettuato un sopralluogo alla vecchia stazione di arrivo della funivia per sci estivo sul Ghiacciaio di Indren, a cui è seguito un incontro pubblico che ha illustrato il progetto di RigeneRosa che, grazie alla collaborazione fra enti del territorio, ricerca e associazionismo, ambisce proprio alla rigenerazione e valorizzazione della stessa.  

“Nell’area del ghiacciaio di Indren, dove fino a venticinque anni fa si sciava d’estate, ora c’è un deserto di roccia. Gli effetti generati dalla crisi climatica impongono una sollecita riflessione sul futuro della montagna – dichiara Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente e coordinatrice della campagna – Per questo motivo durante la seconda tappa della campagna abbiamo aperto uno spazio di riflessione sulla necessità di ripristino di siti naturali e riuso delle infrastrutture dismesse, trasformando le montagne da luoghi di consumo a sedi di elaborazioni innovative e sostenibili”.  

I monitoraggi sono stati realizzati dal Comitato Glaciologico Italiano in collaborazione con Legambiente. Ne hanno preso parte Marco Giardino, Stefano Perona, Paolo Piccini, Tito Princisvalle e Cristina Viani del Comitato Glaciologico Italiano. Durante la tappa anche il Saluto al Ghiacciaio, omaggio alla bellezza e al prezioso servizio che svolgono i ghiacciai con riflessioni e musica a cura di Martin Mayes, suonatore di corno e testimonial della campagna.  

“Nella seconda tappa di Carovana dei Ghiacciai abbiamo raggiunto il Ghiacciaio di Indren e, passo dopo passo, abbiamo potuto verificare l’entità e la rapidità dei processi di deglaciazione – commenta Marco Giardino, vicepresidente del Comitato Glaciologico Italiano e Università di Torino – Attraverso il confronto con immagini storiche, abbiamo constatato la riduzione delle dimensioni del ghiacciaio, il cui settore laterale destro, particolarmente depresso, pare prossimo a frammentarsi; la superficie del ghiacciaio è apparsa solcata da innumerevoli ruscelli che distribuiscono l’acqua di fusione verso pozze e laghetti; la copertura detritica è risultata notevolmente aumentata rispetto agli ultimi anni, e sono stati individuati numerosi blocchi precipitati sul ghiacciaio dalle pareti del circo glaciale, anch’esse destabilizzate per processi gravitativi e di dilavamento legati alla scomparsa della copertura glaciale e alla degradazione del permafrost”.