(Adnkronos) –
• La Sicilia, con oltre 15mila casi di scompenso cardiaco ogni anno, è tra le regioni in cui l’ospedalizzazione è tra le più elevate in Italia (fino a 4 per ogni 1.000 abitanti). Nel triennio 2017-2019 la media dei ricoveri ordinari degli uomini è stata di 8.639 e di 8.104 per le donne. Arrivato a 9 il tasso di mortalità nel 2021 (dell’11.22 in Italia).
• ANMCO: Si punta a consolidare progetti formativi per i cardiologi per usare le terapie disponibili nel modo migliore, costruire percorsi di integrazione ospedale-territorio, potenziare la telemedicina e i percorsi digitali in cardiologia.
3 luglio 2023 – Lo scompenso cardiaco, fenomeno in crescita che sta assumendo i contorni di una vera epidemia, è una patologia cronica con esito fatale nel 50% dei pazienti entro cinque anni dalla diagnosi ed è la più comune causa di ospedalizzazione per i pazienti con più di 65 anni.
La Sicilia, regione che conta oltre 15mila casi di scompenso cardiaco ogni anno, è tra le regioni in cui l’ospedalizzazione per scompenso è tra le più elevate in Italia e può arrivare a un tasso aggiustato per età fino a 4 per ogni 1.000 abitanti e con tassi di mortalità a 30 giorni variabile, ma può arrivare fino a poco più del 30%. Nel corso del triennio 2017-2019 la media dei ricoveri ordinari degli uomini è stata di 8.639 e di 8.104 per le donne. La mortalità per scompenso cardiaco riferita all’anno 2021 è stata di 9 (11.22 in Italia). Sempre in Sicilia, i pazienti che si ricoverano in Medicina interna hanno almeno nel 30% dei casi scompenso cardiaco come comorbidità associata, ma spesso è la causa principale del ricovero e assorbe la maggior parte delle risorse.
Di fronte a questo scenario, le nuove terapie rappresentano una importante rivoluzione perché riducono le ospedalizzazioni e la mortalità, ma si scontrano con l’inerzia terapeutica e la necessità di far diventare le conoscenze che vengono dalla ricerca scientifica in pratica clinica. Tutto questo emerge nel webinar organizzato da Motore Sanità, dal titolo: “SCOMPENSO CARDIACO, L’INNOVAZIONE CHE CAMBIA E SALVA LA VITA DEI MALATI CRONICI Focus on SGLT2i SICILIA”.
Come spiega Giovanna Geraci, Direttore della UOC Cardiologia dell’ospedale Sant’Antonio Abate di Trapani e Consigliere nazionale ANMCO-Associazione Nazionale Medici Cardiologi ospedalieri, “lo scompenso cardiaco è un tema centrale nella cura del paziente cardiopatico perché sta assumendo i contorni di un’epidemia e riguarda non soltanto le fasi di cura in ospedale del paziente ma soprattutto la gestione combinata con la fase cronica della malattia che deve prevedere tutti i presidi possibili per evitare la riospedalizzazione del paziente scompensato, criticità che peggiora la prognosi e determina anche un grande consumo di risorse, quindi va assolutamente prevenuta. Abbiamo oggi strumenti straordinari dal punto di vista della terapia, soprattutto gli ultimi farmaci, le gliflozine che hanno rivelato una possibilità enorme di utilizzo e di miglioramento della prognosi del paziente in tutte le fasi dello scompenso e in tutti i tipi di scompenso. Abbiamo poi tanti altri farmaci di utilizzo importanti che cerchiamo di implementare e abbiamo prodotto anche numerosi position paper su come utilizzare questi farmaci. Il progetto di AMNCO è dunque quello di: consolidare progetti formativi nei confronti dei cardiologi affinché utilizzino le terapie disponibili nel modo migliore, partendo da una profilazione molto personalizzata del tipo di paziente; costruire percorsi di integrazione ospedale-territorio e potenziare la gestione da remoto della fase cronica che può giovarsi della telemedicina ma soprattutto di percorsi basati sulla digitalizzazione della cardiologia”.
Ha rimarcato il ruolo delle nuove terapie Salvatore Corrao, Direttore Medicina interna e Dipartimento Medicina clinica ARNAS Ospedale Civico di Palermo: “Le evidenze ci hanno messo a disposizione in questi ultimi anni nuove opzioni terapeutiche ed altre usciranno nei prossimi mesi. Tuttavia le gliflozine son farmaci estremamente potenti in grado di modificare la storia naturale dei pazienti con scompenso cardiaco indipendentemente dalla loro frazione di eiezione. Effetti che si manifestano rapidamente e in grado di modificare i tassi di ospedalizzazione e la mortalità cardiovascolare di questi pazienti. Le criticità sono rappresentate fondamentalmente dall’inerzia terapeutica e dalla necessità di far diventare le conoscenze che vengono dalla ricerca scientifica in pratica clinica. La corretta informazione e la formazione sono strumenti utili per il cambiamento ma ritengo che debba essere basata sul potenziamento del pensiero critico del professionista con una rigorosa impostazione metodologica sulla valutazione critica della letteratura scientifica e sul ragionamento clinico”.
“Si sta assistendo ad una rivoluzione sanitaria – prosegue Angelo Ferrantelli, Direttore U.O.C. di Nefrologia e Dialisi e Trapianto renale, ARNAS Ospedale Civico di Palermo -: da un anno a questa parte sono a disposizione dei farmaci che possono dare un contributo fattivo, rivoluzionando i vecchi schemi terapeutici e soprattutto multidisciplinari. Un dato su tutti: la malattia renale incide a livello mondiale per il 7% ed è a maggior carico del diabete e dell’ipertensione. Grazie a queste nuove molecole 4 pazienti su 10 ne ritardano l’ingresso in dialisi, che significa migliorare significativamente la loro qualità di vita, e 4 su 10 non muoiono per patologia cardiaco-renale. Nessun farmaco ancora era arrivato a valori di questo genere su larga scala. Dunque, riuscire ad avere dei farmaci che possono significativamente rallentare di molto l’avanzamento della malattia cardiaca e la malattia renale diventa un punto di forza importantissimo. Ora dobbiamo convincere il resto degli specialisti e della medicina generale a iniziare ad utilizzare fattivamente questi farmaci, superando i timori che derivano quando subentrano nuove molecole”.
“Ad oggi, sussiste ancora una problematica importante relativa all’aggiornamento delle schede tecniche, sulla base delle linee guida. Pertanto, i registri AIFA sono ancora disegnati e settati sull’eleggibilità di tali pazienti con stringenti requisiti di passaggio da una terapia convenzionale di prima linea. Tutto questo impedisce ai farmaci anche l’accesso a modalità distributive più capillari quali la distribuzione per conto, limitando ancora l’erogazione alle farmacie territoriali delle aziende sanitarie, in distribuzione diretta, soprattutto nella nostra regione. Passi in avanti potrebbero essere fatti in tal senso, in futuro, atteso che solo negli ultimi mesi il numero dei pazienti è pressoché raddoppiato – sottolinea Maurizio Pastorello, Direttore Dipartimento Farmaceutico ASP Palermo -. Abbiamo in parte risolto tale problema di accesso alle strutture ricorrendo alla consegna domiciliare del farmaco, attivata durante i mesi del lockdown e tenuta ancora in piedi vista la reale utilità del servizio. Sottolineo infine, la collaborazione che il Dipartimento Interaziendale Farmaceutico dell’ASP di Palermo ha attivato con alcune strutture di cardiologia delle aziende ospedaliere in quanto viene consentito già l’utilizzo di tali farmaci in regime di ricovero e con un Early Access alla terapia che poi prosegue alla dimissione sul territorio”.
“Gli esperti, internisti e cardiologi possono prescrivere le gliflozine nei casi di scompenso cardiaco, così come i diabetologi/internisti e i medici di medicina generale che possono prescriverle nel paziente con diabete mellito tipo 2 con segni precoci di scompenso cardiaco per fare un trattamento precoce con maggiore efficacia nel tempo degli outcome cardiovascolari e conseguente riduzione a medio-lungo termine dei costi sanitari ma il limite – come sottolinea il professor Salvatore Corrao – è sicuramente il piano terapeutico che rende più difficoltosa la prescrizione del farmaco che al contrario dovrebbe essere pensata su larga scala per gli evidenti benefici sui pazienti e sui costi complessivi di sistema”.
Emerge la necessità di rivedere reti e percorsi rivalutando la funzione di coordinamento clinico tra Centro di Medicina interna ospedaliero e Medici di medicina generale sul territorio, valorizzando il lavoro di team e le specificità degli specialisti di organo per creare percorsi integrati basati non più sul disease management ma sul case-management. “Insomma, PDTA nuovi in un’ottica veramente integrata” spiega il professor Corrao. “Inoltre penserei a rivalutare l’attività ambulatoriale complessa da implementare, quando non già presente, nelle medicine interne ospedaliere per inquadrare in una ottica olistica ogni singolo caso e coordinare le cure dei casi complessi. Per quanto riguarda le nuove tecnologie, avranno un ruolo cruciale ma piuttosto che parlarne o implementare singoli programmi bisognerà che il sistema sanitario preveda personale addestrato per il monitoraggio, una corretta codifica delle prestazioni e delle modalità implementative pensando alle tre funzioni principali: televisita, teleconsulto e tele-monitoraggio soprattutto nella fase di riconsegna al territorio il paziente complesso recentemente ricoverato. Il discorso è molto complesso e l’eccessiva semplificazione quando si parla di telemedicina certamente non ne favorisce una corretta applicazione”.
Si ringraziano Boehringer Ingelheim e Lilly per il contributo incondizionato.
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