Home Economy La rivolta meridionale contro l’autonomia differenziata: “Scempio incostituzionale”

La rivolta meridionale contro l’autonomia differenziata: “Scempio incostituzionale”

Autonomia rivolta

Perché potrebbe interessarti l’articolo? La proposta di riforma per l’autonomia differenziata del ministro Calderoli è stata osteggiata dai presidenti di Regione del Mezzogiorno. Anche le opposizioni in Parlamento scandiscono il no. Per il dem Boccia: «È uno spezzatino dell’Italia», mentre il capogruppo al Senato dei rossoverdi De Cristofaro invoca la mobilitazione.

Una rivolta meridionale contro l’autonomia differenziata, che almeno per una volta mette insieme le opposizioni. Mentre sullo sfondo viene agitata anche possibilità di manifestazioni di piazza contro la riforma prospettata dal governo. Il “niet” alla bozza di riforma preparata dal ministro degli Affari regionali e dell’autonomia, Roberto Calderoli, è stato perentorio. A cominciare dai presidenti di centrosinistra delle Regioni del Mezzogiorno, come Vincenzo De Luca in Campania e Michele Emiliano in Puglia.

Boccia e Raciti contro l’autonomia

Una posizione che nel Partito democratico sembra consolidarsi, specie tra i rappresentanti del Sud. «È una proposta incostituzionale che rischia soltanto di spaccare il Paese in due. Uno spezzatino dell’Italia», dice a Truenews.it il deputato dem, Francesco Boccia, che ha nella Puglia la sua terra d’elezione. A fargli eco è Fausto Raciti, già parlamentare del Pd e siciliano doc, appartenente a un’altra corrente del partito: «Un paese di 60 milioni di abitanti, meno di alcune città cinesi, non può avere 20 microstati e  microcentralismi in competizione».

Quindi, la ricetta, secondo l’ex leader della Sinistra giovanile è quella di «superare il titolo quinto della Costituzione restituendo omogeneità al nostro sistema di welfare e ai nostri sistemi legislativi». Dopo le tensioni delle ultime settimane, su vari dossier, Pd e Movimento 5 Stelle tornano uniti, almeno contro la riforma di Calderoli. «Siamo piuttosto allarmati dalla pericolosità del progetto elaborato», fa sapere dal M5S il senatore Mario Turco, uno degli uomini più vicini al leader Giuseppe Conte.

L’opposizione torna unita e minaccia di scendere in piazza

La porta al confronto è comunque aperta, ma solo con precisi paletti. Spiega ancora Boccia: «Per continuare qualsiasi confronto istituzionale e parlamentare sull’autonomia, prima si definiscono i Livelli essenziali delle prestazioni (Lep, ndr) su trasporto pubblico locale, scuola, sanità e assistenza. Esolo dopo si potrà procedere alla sottoscrizione delle intese con il parallelo decentramento amministrativo agli Enti locali nel rispetto del principio di sussidiarietà».

Difficile, però, che Calderoli accolga tutti questi rilievi. Quindi cosa si fa? È possibile una «mobilitazione anche oltre l’opposizione dura che garantiremo in Parlamento, facendo ricorso all’ostruzionismo», spiega a True-news.it Peppe De Cristofaro, capogruppo dell’Alleanza verdi-sinistra al Senato, evocando così una manifestazione di piazza. La ragione, secondo il parlamentare di Sinistra italiana, è che «il tema dell’autonomia meriterebbe ben altra attenzione. Se ne parla poco, anche nei talk show non è un argomento centrale, resta sempre sullo sfondo». Quindi, insiste De Cristofaro, Dobbiamo costruire un consenso trasversale, sindaci e amministratori del Sud hanno manifestato perplessità molto forti su un progetto lesivo della solidarietà nazionale. Uno scempio che accentua le disuguaglianze sociali».

Anche Lezzi attacca la riforma dell’autonomia

Sulla stessa lunghezza d’onda l’ex ministra del Sud, Barbara Lezzi, che nel Conte I ha gestito il dossier – scontrandosi con la Lega. «C’è sempre questa arroganza leghista nella presentazione di bozze che non considerano i limiti fissati dalla Costituzione. Non si può usare l’autonomia per recuperare qualche punto nei sondaggi o per le elezioni Regionali in Lombardia». L’autonomia non è negativa a prescindere: «Ma deve creare delle sinergie tra Nord e Sud; non ulteriori divari. Perché oggi esistono fenomeni inaccettabili come quello della migrazione sanitaria. Molti cittadini del Sud devono andare a curarsi altrove per avere servizi adeguati. Prima pagano le tasse per prestazioni che non ci sono; poi devono pure pagare lo spostamento». Chiude Boccia con «la cristallizzazione delle attuali sperequazioni e delle diseguaglianze» portato dalla riforma Calderoli. Da qui l’impegno: «Non permetteremo mai che sulla pelle del Mezzogiorno si attui una riforma alimentata dalla propaganda della Lega».