Home Economy La grande bolla del calcio arabo: tanti investimenti, poco ritorno

La grande bolla del calcio arabo: tanti investimenti, poco ritorno

Ronaldo Arabia calcio

L’arrivo in Arabia di Cristiano Ronaldo nel gennaio 2023 ha dato il via ad un esodo di calciatori dai nomi altisonanti dall’Europa verso il Medio Oriente, attirati dagli stipendi spropositati offerti dai club. In estate infatti Neymar, Benzema, Koulibaly e Milinkovic Savic tra i tanti, sono sbarcati in Saudi Pro Leauge, dove gli investimenti effettuati dal fondo sovrano Pif sono cresciuti a dismisura. Ma, per il momento, le grandi spese non hanno avuto i risultati sperati.

I numeri di questa stagione sono infatti impietosi, sia per il numero del pubblico negli stadi, sia per il numero di spettatori televisivi nel resto del mondo. Negli impianti locali, infatti, gli spettatori sono in media 8mila, addirittura in calo rispetto allo scorso anno, e in molti casi le presenze sono state sotto il migliaio.

Un campionato quasi deserto

Ha fatto scalpore in questo senso la partita tra Al-Riyadh e l’Al-Ettifaq, dove gli spettatori sono stati 696, in uno stadio completamente vuoto che poteva accogliere fino a 34mila spettatori. È presente un forte divario tra le diverse squadre, con in particolare le quattro squadre principali del campionato: Al-Hilal, Al-Ahli, Al-Ittihad e Al Nassr, che sono tutte di proprietà del fondo Pif, il fondo sovrano dell’Arabia Saudita.

È proprio per volere del fondo sovrano che gli investimenti sono aumentati a dismisura, con il principe Mohammad bin Salman che ha infatti deciso di puntare fortemente sullo sport e sul calcio in particolare, con l’obiettivo di creare un campionato competitivo, in grado di rivaleggiare con quelli europei. La strada però è fortemente in salita, il calcio arabo continua ad avere poco appeal nei confronti del pubblico europeo, come si può notare dai dati riguardanti lo share televisivo delle partite trasmesse.

La Saudi Pro League in Italia

In Italia i diritti televisivi sono stati acquistati in estate da La7, che ha raggiunto un accordo biennale per un investimento totale di circa 450mila euro. Cifre simili anche se si guarda agli altri stati: in Regno Unito, Germania, Austria, Irlanda e Canada i diritti sono di proprietà di Dazn, che ha effettuato un accordo annuale di 500mila dollari. Stessa cifra spesa negli States, con Fox Sport che trasmette 100 partite stagionali per appunto 500mila dollari.

I diritti tv del campionato arabo

In generali sono 170 i paesi che trasmettono il campionato saudita, con un introito complessivo di 110 milioni di euro, 80 dei quali provengono dalla vendita dei diritti in Arabia, i restanti 30 dalla vendita dei diritti nel resto del mondo. Cifra irrisoria se si guarda ai principali campionati europei, con la Serie A che guadagna 1,2 miliardi di euro, mentre la Premier League inglese ha un’entrata complessiva di addirittura 3miliardi di euro.

Il pubblico europeo considera però ancora poco interessante il campionato saudita, ciò è testimoniato dai numeri dei telespettatori. In Italia, La7 trasmette le partite sul canale secondario del network e raramente si raggiungono i 150mila spettatori e il 2% di share. La prima partita è stata seguita da 64mila spettatori, con uno share dell’1,9%, nemmeno la novità iniziale ha portato quindi ad un pubblico numeroso.

Il calcio d’Arabia non decolla

Emblematico è il caso francese, dove la partita dell’1 marzo tra Al Hilal e Al Ittihad ha fatto registrare 5mila spettatori sull’emittente Canal+Foot, uno share talmente basso da non essere conteggiato tra il pubblico in generale. Ha fatto meglio addirittura una partita di terza serie francese, Rouen-Sochaux, che il 4 marzo, nella stessa fascia oraria e sullo stesso canale, ha fatto registrare un numero 6 volte maggiore.

C’è quindi in atto un tentativo di avvicinarsi al mercato e al pubblico europeo, ma ci si trova ancora su due pianeti lontani dal punto di vista del pubblico e da quello dei ricavi.

Dal punto di vista delle spese invece, la Saudi Pro League, nell’ultima sessione di calciomercato estivo, si è avvicinata notevolmente alla Premier League, con circa 2 miliardi di euro spesi: 954 milioni di euro per i cartellini dei giocatori e 1,2 miliardi di euro di ingaggi annuali. Si è quindi avvicinata notevolmente ai 2,8miliardi di euro spesi dal campionato inglese, il quale però ha incassato dal calciomercato 1,5miliardi, contro i “soli” 50milioni dati dalle vendite da parte della Saudi League.

Gli investimenti del fondo Pif nel calcio sono stati quindi in totale di circa 2 miliardi, cifra enorme ma un’inerzia rispetto all’asset del fondo sovrano che tocca i 600 miliardi, solo lo 0,33%.

Un progetto complesso

Il progetto di sviluppo del calcio saudita è un progetto a lungo termine che entra nel grosso progetto Vision 30, voluto fortemente dal principe Mohammed Bin Salman e che punta a sviluppare l’Arabia Saudita a livello economico, culturale e sociale. Il primo passo nel calcio è stato quello di acquistare nomi famosi e che dessero voce al campionato saudita, ma senza il coinvolgimento e la comprensione del pubblico locale, senza lo sviluppo delle infrastrutture e senza soprattutto la creazione di una propria reale identità, un miglioramento effettivo della situazione che possa portare ad introiti e guadagni maggiori è molto difficile.