Home Economy Facility Live: l’epopea finita della google italiana che piaceva al M5S

Facility Live: l’epopea finita della google italiana che piaceva al M5S

FacilityLive

Quella di FacilityLive potrebbe essere la tipica storia di una startup che non ce l’ha fatta. Del resto, 9 su 10 finiscono così. Quel che però incuriosisce nella vicenda di questa azienda è la sovraesposizione mediatica, che la portò per un certo periodo a sognare di essere la Google italiana. Era giovane e forte, ma poi è morta. Che cosa è Facility Live e perché ce ne stiamo occupando?

FacilityLive, perchè ce ne stiamo occupando?

Da un collegamento con l’agenzia di comunicazione legatissima al Movimento 5 Stelle, Visverbi, fondata da Barbara Castorina, ex giocatrice nella squadra della ITC di Beppe Caschetto (l’agente dei vip) e di Valentina Fontana, giornalista e moglie del celebre giornalista investigativo Gianluigi Nuzzi, noto per i libri Vaticano S.p.A o Il libro Nero del Vaticano e per tutta la vicenda legata al Vaticano che ne scaturì. Il collegamento vedeva nel bilancio di Visverbi del 2021 la svalutazione completa delle quote che deteneva in Facility Live. Perché? Semplicemente perché il Tribunale l’ha mandata in concordato preventivo. Addio startup.

FacilityLive, una vicenda che arriva fino in Francia

Ma facciamo un passo indietro in questa vicenda che ci porterà fino in Francia. FacilityLive è stata la creatura partorita  a Pavia nel 2010 da Giampiero Lotito, soprannominato da Il Foglio, in un’intervista del 19 dicembre 2018, “l’uomo che fa paura a Google”. Lotito – nominato, sempre nel 2018, presidente della European Tech Alliance, l’organizzazione che rappresenta nell’Ue alcuni dei colossi europei delle tecnologie come BlaBlaCar, Booking.com, Meetic, MyTaxi e Spotify – aveva creato un motore di ricerca incentrato, non più, come Google, sulla rilevanza statistica delle informazioni date dal motore web su domanda immessa dall’utente, ma sulla pertinenza” delle stesse. Un progetto ambizioso che aveva attirato investitori in Italia – per un totale di 15 milioni – e, all’estero, vantava una “company evaluation” di 225 milioni. Lotito, insomma, era sulla cresta dell’onda. L’imprenditore pavese si presentava con tutti i  crismi dello startupper geniale: “Hai presente – dichiarava sempre al Foglio – il momento in cui senti di dover decidere se quella che stai vivendo è davvero la vita che vuoi o se un giorno non diventerà per te una vita indigesta?”. Pare che la sua risposta alla domanda (che oggi si rivela assai poco retorica), dopo qualche anno, probabilmente sarà cambiata.

Facility, il porto d’approdo di numerosi giovani laureati e dottorandi

Lotito era affiancato nell’operazione da Mariuccia Teroni, esperta di lavoro editoriale e di innovazione digitale. Due startupper che, nel 2015, si erano anche garantiti il “Premio San Siro” come imprenditori di successo. Facility era diventata il porto d’approdo di numerosi giovani laureati e dottorandi garantendo – come riporta un articolo del Giorno – stipendi dai 500 ai 1600 euro. Non cifre stellari ma corrisposte a numerosi dipendenti, esattamente 120: il costo del personale dell’azienda si aggirava attorno ai 5 milioni.  Certo, qualcuno si lamenta, sul portale GlassDoor, che riporta le opinioni dei dipendenti, non sono solo rose e fiori: “Stipendi bassi, straordinari dati per scontati e ovviamente non pagati. Tempo del personale trattato senza rispetto dagli imprenditori, scrive un utente. Malumori d’ufficio a parte, il progetto non va a gonfie vele.

Facility Live, dal 2012 passivi pesanti per 35 mln

Anzi, dal 2012 in poi  accumula pesanti passivi per un totale di 35 milioni: spende tanto ma fattura poco. Come tutte le startup, brucia cassa. Per diversi anni la compagine societaria ripiana le perdite, finché però gli ultimi aumenti di capitale non vengono sottoscritti, portando la società verso lo stato di insolvenza: il sogno sta finendo. Dal luglio 2021 gli stipendi cominciano a non arrivare. Monta la rabbia dei dipendenti. Facility è in crisi. Lotito cerca nuovi investitori ma nessuno risponde nonostante la mobilitazione del sindaco di Pavia, Fabrizio Fracassi, e del consigliere comunale del PD, Michele Lissa, preoccupato per le sorti dei lavoratori. Neanche Assolombarda riesce a sostenere la ripresa della “Google” all’italiana. Così Facility presenta al tribunale una richiesta di concordato in continuità, nel tentativo cioè di proseguire l’attività (ormai ferma), in alternativa procedendo alla cessione dell’azienda, eventualmente anche a una società di nuova costituzione.  Nessuno si presenta.

I danni in Basilicata di FacilityLive

Nelle macerie di Facility non finiscono solo i dipendenti del Pavese, ma i danni si estendono anche assai lontano dalla Lombardia. Come in Basilicata. Dove Facility, con un contratto i cui costi non sono ancora stati resi noti, si unisce a Destinazione Basilicata S.r.l (società nata nel 2018 con un capitale sociale di 550mila euro suddiviso tra 73 soci tra persone fisiche e persone giuridiche) per lanciare Lucanya.com. L’ambizione è di  promuovere la reputazione del Made in Basilicata e dar voce, visibilità e mercato a tutti gli attori dell’economia lucana, dalle eccellenze enogastronomiche e artigianali fino alle attività ricettive e di ristorazione. Come fa notare un’inchiesta di Basilicata 24, pubblicata a giugno 2022, Destinazione Basilicata Srl comincia ad attingere a denaro pubblico. Riceve 42mila euro dall’Agenzia di promozione turistica di Potenza, fa bella mostra del progetto alla Bit e sui principali quotidiani. Ma il portale Lucanya.com, progettato con Facility, resta fuffa. Attualmente riporta a una pagina Aruba: sparito dai radar. Così come il portale di Facility Live.

Jean Luc Berlot, il produttore legato a Facility e ai Cinque Stelle

Ma non finisce qui. Perché secondo quanto può riferire True-News.it da fonti qualificate, tra le persone interessate al progetto pavese di Facilty Live c’era anche un francese molto ben introdotto nei palazzi che contano da questa parte e da quella delle Alpi. Un broadcaster e produttore cinematografico, Jean Luc Berlot, che, sul portale Topionetworks.com, risulta advisor di Facility Live. Oltre che presidente di Adline Entertainment Group, gruppo franco-inglese di produzione audiovisiva.  Dagospia, a ottobre 2018, scriveva che il manager stava frequentando “la zona di corso Garibaldi” e che aveva intenzione di tornare a lavorare in tv “grazie ai buoni uffici che ha con qualche contatto nel Movimento 5 Stelle”. Non risulta che poi abbia avuto altri contatti, anche se effettivamente ha vestito i panni di giurato al Carnevale di Viareggio del 2019. Di certo è che negli uffici di Barbara Castorina e Valentina Fontana era di casa, e conosciuto anche a Pavia. A dicembre 2022 ha partecipato alla festa per i 60 anni di Panorama, ora diretto da Maurizio Belpietro. Che spesso ha preso parte ad eventi firmati Visverbi. E il cerchio si chiude.