Home Economy Affitti brevi: salta la “riforma Santanche”, cosa succede ora?

Affitti brevi: salta la “riforma Santanche”, cosa succede ora?

Affitti brevi: salta la “riforma Santanche”, cosa succede ora?

Perché leggere questo articolo? Il tema dell’abitare è messo ai margini dalla questione affitti brevi. La norma Santanché declina: è scritta male e non se ne sentirà la mancanza. Ma il problema dell’accessibilità delle città è messo ai margini

Braccio di ferro tra lobby in lotta attorno al governo Meloni, mentre la partita sugli affitti brevi cela un problema strutturale: l’ennesima dimenticanza del tema dell’abitare e…degli affitti in senso strutturale! In attesa di sapere se la manovra fortemente richiesta da Daniela Santanché sia destinata a passare come decreto legge d’urgenza, a essere strutturata in un disegno di legge o a tramontare, sicuramente un dato di fatto è chiaro. E cioè che su questo tema il governo di centrodestra è stretto tra cordate opposte. E non ha un’agenda a tutto campo per governare queste grandi tematiche.

Il tintinnar di sciabole apertosi sul tema degli affitti lo dimostra. Federalberghi e la sezione Turismo di Confindustria hanno sostenuto la misura. Contraria invece un’ampia serie di sigle legate al mondo immobiliare:  Abbav, Aigab, Breve, Confassociazioni Real Estate, Confedilizia, Fare, Fiaip, Host+Host, Host Italia, Myguestfriend, Ospitami, Prolocatur, Property Managers Italia e Rescasa Lombardia.

I limiti della normativa sugli affitti

In questo fronteMatteo Salvini ha avuto gioco facile ad aprire il fronte contro la misura della Santanché sugli affitti brevi che, lo ricordiamo, imporrebbe la quota minima di due notti per affitto e l’obbligo di registrazione con la partita Iva per chi affitta più di due appartamenti. Una norma “anti-Airbnb” che ha piazzato un paletto simbolico ma dallo scarso valore effettivo. L’affitto di camere per una notte rappresenta solo il 5% del giro d’affari di Airbnb in Italia.

E al contempo c’è dubbio che possa essere efficace anche la misura proposta che equipara sul piano fiscale gli affitti brevi a quelli a medio-lungo termine. Gli affitti brevi, tuttavia, sono un’attività imprenditoriale, mentre quelli a medio-lungo termine possono essere considerati una rendita.

Il combinato disposto tra queste due misure ne mostra la fragilità. La norma può essere ritenuta eccessivamente illiberale, perché penalizzante del nodo dell’uso della proprietà da parte dei titolari di casa. Ma al contempo anche il simbolo dell’ethos neoliberista, che premia le rendite di posizione (esemplificate dagli alberghi) a favore della nascita di potenziali concorrenti. Dopo Ryanair, lo stop alla norma sugli affitti brevi potrebbe essere il secondo scacco subito da Fratelli d’Italia da parte dei “signori dell’algoritmo”. E mostra un errore comune a ogni governo, di destra e di sinistra, che si è succeduto a Palazzo Chigi: il pensare al tema del costo degli alloggi principalmente a fini turistici e non a fini sociali collettivi.

Giannuli: “Affitti? Il vero tema è l’accessibilità delle città”

La spinta del turismo come movente a stoppare gli affitti brevi di una notta sottende un rifiuto della discussione sulla risoluzione del tema dell’abitare e della disponibilità di abitazioni a basso costo per giovani, lavoratori a reddito basso e studenti con metodi di programmazione politica sapiente. Pensiamo alla Spagna, che ha abbattuto l’inflazione contribuendo a congelare l’indicizzazione degli affitti ordinari e investendo nell’edilizia popolare per contenere la vampata sui prezzi degli immobili. “Da ex docente universitario”, dice a True-News il professor Aldo Giannuli, “penso che in città come Milano il tema dell’accessibilità delle città stia diventando cruciale”.

Lo storico dell’Università Statale di Milano nota che “la mia esperienza di docente mostra che il tema dell’abitare e degli affitti è cruciale per l’accessibilità agli studi e dunque alla possibilità di formazione garantita dalla Costituzione a tutti i cittadini per molti giovani”. E “gli esempi potrebbero continuare”.

Ragionare di affitti brevi senza ragionare di un piano per il futuro delle città, dei modelli di sviluppo, del consolidamento delle rendite che misure come la cedolare secca hanno contribuito a amplificare significa semplicemente “ignorare il punto del discorso. Una norma che parli solo di affitti brevi a titolo turistico è ciò di più distante da quanto è decisivo per il discorso pubblico” si possa immaginare. Dunque, prima delle camere messe in affitto su Airbnb, su cui una regolamentazione è necessaria senza però che si arrivi a un dirigismo sfrenato (punendo ogni abuso della proprietà), il tema è sulla questione abitativa in quanto tale: le grandi città stanno diventando sempre meno accessibili ai loro stessi cittadini per i costi di affitti ordinari e canoni immobiliari. E questo in prospettiva è un problema ben più ampio del tema turismo.