
L’altro “tronco”, assai importante, passa dal mar Baltico e si infila in Germania, e cuba 73 milioni di Kw/h. Insomma, il gas russo continua a passare dall’Ucraina, con il benestare dell’Europa.
Come è possibile che i tre attori belligeranti non abbiano ancora interrotto il flusso di gas da est a ovest
Si chiama, semplicemente, ipocrisia degli affari. Quindi la Russia di Putin attacca l’Ucraina, la vuole denazificare, ma continua a far passare il gas da là, non fosse altro che non ha alternative. L’Europa, che ruggisce contro Putin e che manda armi all’Ucraina, continua a comprare il gas dalla Russia e lo paga in rubli (poche chiacchiere, è così, anche se la propaganda delle grandi aziende petrolifere tipo Eni sui giornali italiani ha confuso tutte le carte).
Lo paga in rubli proprio come vuole Putin, tanto che il rublo è al massimo da sei anni sull’euro e pure ai massimi da due anni sul dollaro. E l’Ucraina, che vede l’Europa continuare a pagare la Russia, che con quei soldi finanzia l’attacco infinito verso l’Ucraina? Zelensky chiede ai leader europei di smettere di importare il gas. Ma non ordina ai suoi di chiudere il gasdotto, che sarebbe la cosa più semplice e meno cruenta – e inquinante – di farlo saltare in aria.
Quindi, tutti a ballare attorno al tubo, facendo roboanti dichiarazioni. Ma per fermare Putin c’è solo un modo: applicare le sanzioni, applicarle davvero. Fare la guerra a Putin vuol dire non attaccarsi più alla canna del gas. Altrimenti smettiamo di essere ipocriti, e diciamo semplicemente che a noi del massacro degli ucraini importa quanto la fame in Africa: va bene per fare qualche raccolta fondi e per mettere un’immaginetta sul profilo social.