Home Politics Zampetti, il Grand Commis che sogna di sopravvivere a Mattarella

Zampetti, il Grand Commis che sogna di sopravvivere a Mattarella

Zampetti, il Grand Commis che sogna di sopravvivere a Mattarella

“Ciuffo fuori posto? Neanche io vado dal barbiere”. Si era in pieno lockdown e la frase, pronunciata dal presidente Sergio Mattarella in un fuori onda, fece conoscere agli italiani la persona alla quale quelle parole erano indirizzate. Giovanni Grasso fino ad allora – era il marzo 2020 – era rimasto sempre nell’ombra, come si addice a un bravo comunicatore. Lo si vedeva sempre alle spalle del Capo dello Stato, ma nessuno – tranne gli addetti ai lavori – conosceva di preciso quale ruolo avesse nella corte del Quirinale. Ex giornalista, scrittore (uno dei suoi libri lo ha dedicato all’omicidio del fratello del Presidente Mattarella, ucciso dalla mafia), Grasso è il consigliere per la comunicazione della più alta carica dello Stato. Uno dei cosiddetti Grand Commis di cui il Presidente si è circondato per l’espletamento del suo mandato.

Grand Commis: Zampetti è la vera eminenza grigia del Colle

Grasso è l’unico componente dello staff presidenziale il cui volto è diventato riconoscibile non solo dopo il fuori onda finito per sbaglio ai giornali (e che si rivelò una formidabile operazione simpatia per Mattarella: gli italiani apprezzarono il suo mettersi al pari di tutti loro), ma ogni volta che al Quirinale salgono i leader dei partiti che incontrano il Capo dello Stato in vista della formazione di un nuovo governo. Ma la vera eminenza grigia del Colle è Ugo Zampetti, 72 anni, segretario generale della Presidenza della Repubblica. E’ quel signore con capelli candidi e occhiali che si avvicina al microfono per annunciare le decisioni assunte dal Capo dello Stato, come è successo l’ultima volta con la comunicazione che nell’ex residenza papale era stato convocato per l’indomani Mario Draghi, al quale poi sarebbe stato affidato il compito di portare la politica italiana fuori dalle secche delle contrapposizioni che bloccavano il Parlamento, con il paese ancora in piena crisi pandemica e la campagna vaccinale ai nastri di partenza, e i fondi del Pnrr in arrivo.

Zampetti, che non percepisce stipendio per il suo incarico al Quirinale, è stato a lungo segretario generale della Camera dei deputati: ha ricoperto il ruolo dal 1999 al 2014. La conoscenza con Mattarella risale a quegli anni e, secondo alcuni, la stima del presidente nei suoi confronti deriverebbe anche dall’aiuto datogli da Zampetti nella stesura della legge elettorale conosciuta come “Mattarellum”.

Quando i Cinque Stelle provarono ad attaccare Zampetti

Spulciando gli archivi dei giornali, e fermandosi ai resoconti parlamentari del 2013, si trovano tracce di una battaglia avviata contro Zampetti dal Movimento Cinque Stelle, uscito però sconfitto dalla disputa. Dal Corriere della Sera: “Il segretario generale della Camera dei Deputati Ugo Zampetti festeggerà il quattordicesimo anno di permanenza in carica con una buona notizia: l’offensiva grillina è stata respinta. Martedì il vicepresidente del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio aveva battagliato nell’Ufficio di presidenza di Montecitorio per difendere un ordine del giorno che reintroduceva il limite di mandato di sette anni per quella nomina. Soli contro tutti, con l’unica eccezione del vicepresidente democratico Giachetti (renziano), l’avevano persino spuntata, ottenendo di poter far votare la loro proposta dall’assemblea. Ma il giorno dopo l’aula l’ha bocciata. Zampetti potrà così attendere serenamente la proroga del suo incarico oltre l’età pensionabile che raggiungerà alla fine del prossimo anno”.

Eppure, proprio Zampetti era stato colui che si era preso il compito di formare un giovanissimo vicepresidente (26 anni) della Camera che di nome faceva proprio Di Maio, completamente all’oscuro delle funzioni istituzionali che nel suo ruolo avrebbe dovuto assolvere. Ma, si sa, la riconoscenza è il sentimento della vigilia…

Zampetti potrebbe restare al Quirinale anche dopo Mattarella

Zampetti è stato chiamato al Quirinale da Mattarella subito dopo la sua elezione nel 2015. Secondo il lobbista Luigi Bisignani, uno che ha con le istituzioni lo stesso rapporto che le gemelline di “Shining” avevano con i corridoi dell’albergo: appare, paventa e spaventa, Zampetti mirerebbe a rimanere al suo posto anche nel dopo Mattarella. Prima di lui solo due segretari generali del Quirinale hanno lavorato per due capi dello Stato. Sono stati Antonio Maccanico, con Pertini e Cossiga, e Gaetano Gifuni con Scalfaro e Ciampi. Ha scritto Bisignani sul Tempo: “Ugo Zampetti appare inamovibile e, da vero kingmaker qual è, sta giocando una sotterranea partita doppia premendo sulla riconferma di Mattarella almeno fino alla fine della pandemia o, in alternativa per garantirsi la sua super postazione, puntando tutte le fiches sui suoi favoriti, Paolo Gentiloni e Marta Cartabia”.

Mattarella: ecco chi fa parte del suo staff

Le altre caselle del ristretto staff di collaboratori politici del Presidente sono state riempite da Mattarella nel corso del suo settennato con Simone Guerrini, ex dirigente di Finmeccanica e amico d’infanzia di Enrico Letta (sono entrambi pisani), a capo della segreteria; Daniele Cabras (il padre Paolo è stato parlamentare della Democrazia cristiana) è consigliere parlamentare e direttore della segreteria generale. Gianfranco Astori (sottosegretario negli ultimi governi Andreotti) è consigliere per l’informazione: ex direttore dell’agenzia Asca, si occupa anche degli aspetti giuridici dell’informazione. Astori e Mattarella condividono anche un più ampio percorso politico. Entrambi infatti sono stati eletti alla Camera dei deputati con la Democrazia cristiana nella IX (1983-1987), X (1987-1992) e XI (1992-1994) legislatura.Inoltre hanno fatto parte insieme del governo Goria (1987-1988), del governo De Mita (1988-1989) e del sesto governo Andreotti (1989-1991). Alle riunioni di questi gruppo ristretto di collaboratori “politici” interni talvolta si aggiunge anche un esterno, il giornalista Francesco Saverio Garofani, deputato del Pd vicino al ministro Franceschini. E’ lui il trait-d’union del Presidente con la Camera.

Come si legge sul sito della Presidenza della Repubblica, gli altri stretti collaboratori di Mattarella sono Emanuela D’Alessandro, già ambasciatrice in Croazia, che ricopre il ruolo di consigliera diplomatico e già nominata nuova ambasciatrice italiana in Francia, mentre Rolando Mosca Moschini, già comandante generale della guardia di finanza, è il consigliere per gli affari del consiglio supremo di difesa oltre ad essere segretario del consiglio supremo di difesa stesso.

Infine il generale Roberto Corsini è il consigliere per gli affari militari, la prefetta Emilia Mazzuca è la consigliera per gli affari interni e per i rapporti con le autonomie, Giuseppe Fotia è il consigliere per gli affari finanziari (ruolo che ricopriva già con il presidente Napolitano) e Stefano Erbani è il consigliere per gli affari dell’amministrazione della giustizia.

Che cosa ne sarà dei Grand Commis nel post Mattarella?

Una volta finita la loro missione al Quirinale in coincidenza del fine mandato di Mattarella, che fine faranno questi Grand Commis? Per Giovanni Grasso, secondo Bisignani, sarebbe stato pronto l’ingresso in TIM come capo della sezione Comunicazione e Affari istituzionali «al posto di Alessandro Picardi, figlio di un grande padre ex sindaco di Napoli e sodale di Giorgio Napolitano ma soprattutto, marito di una “quaglia” matricolata, si fa per dire, Beatrice Lorenzin, già pupilla di Paolo Bonaiuti in Forza Italia, poi folgorata dal Nuovo Centro Destra di Angelino Alfano e ora, convintamente e pare definitivamente, approdata nel Pd».

«Gianfranco Astori, invece, anche lui consigliere per la stampa», sostiene Bisignani, «vuole rimanere nei pressi del Colle, scendere per la Dataria e prendere il posto del bravo direttore dell’Ansa, Luigi Contu, anche lui figlio dello storico portavoce di Amintore Fanfani. Chi invece si sente più granitico della colonna di piazza del Quirinale è quel “bravo ragazzo del ‘39”, l’unico che per decreto può indossare la divisa anche se in pensione da lustri, ovvero il generalissimo Rolando Mosca Moschin, ex tutto, dai Servizi alla Guardia di Finanza, che si divide tra il Quirinale e il Circolo del Tiro al Volo».