(Adnkronos) – In occasione della XVI Giornata per la donazione di organi che si celebra domenica 16 aprile, la Fondazione per il Tuo cuore dell’Anmco (Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri) e la Fondazione Cuore Domani della Sicch (Società italiana di chirurgia cardiaca) saranno al fianco del ministero della Salute e del Centro nazionale trapianti nella promozione della donazione di organi finalizzata al trapianto, mettendo a disposizione dei cittadini il numero verde 800.05.22.33 (16 aprile, dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 18) per parlare con cardiologi e cardiochirurghi di Anmco e Sicch, individuati dalle Fondazioni, e trovare le risposte ai loro dubbi o quesiti sull’argomento.
I pazienti affetti da insufficienza cardiaca che non rispondono o diventano refrattari alle terapie convenzionali possono essere candidati a una terapia cosiddetta sostitutiva, ovvero al trapianto di cuore. Il trapianto cardiaco è, ad oggi, il trattamento di scelta per lo scompenso cardiaco avanzato e refrattario alle cure mediche, un intervento chirurgico ormai consolidato che presenta ottimi risultati di sopravvivenza. Secondo Domenico Gabrielli, presidente Fondazione per il Tuo cuore e direttore Cardiologia dell’ospedale San Camillo di Roma, “bisogna rendersi conto che la possibilità di effettuare un trapianto cardiaco dipende dalla possibilità che ci sia un donatore e che il cuore del donatore sia un organo sano e compatibile con il paziente che dovrà riceverlo. Infatti – sottolinea – il cuore di un donatore non sempre è abbinabile ad ogni paziente in lista di attesa per il trapianto, a causa di incompatibilità tra donatore e ricevente per differenza di gruppo sanguigno o per importante differenza di costituzione fisica”.
“Purtroppo – evidenzia il presidente della Fondazione per il Tuo cuore – non tutti i pazienti che soffrono di scompenso cardiaco refrattario alle terapie mediche possono accedere alla opportunità del trapianto cardiaco. In base alle linee guida proposte dalle società scientifiche e condivise dai Centri di trapianto di cuore, esistono infatti delle controindicazioni al trapianto legate alla presenza di patologie o fattori clinici che influenzano negativamente l’esito dell’intervento chirurgico e la sopravvivenza a breve termine”.
“Ancora oggi – continua Gabrielli – il numero di donatori è di molto inferiore rispetto ai pazienti che aspettano il trapianto e i tempi di attesa possono essere molto lunghi, soprattutto in assenza di urgenza. Ne consegue che la mortalità dei pazienti in lista è molto alta. E’ pertanto necessario promuovere campagne di sensibilizzazione alla donazione per poter offrire una maggiore possibilità di sopravvivenza a pazienti drammaticamente segnati dall’inesorabile decadimento della funzionalità del proprio cuore. Donare i propri organi dopo la morte consente di salvare tante vite”.
“Il trapianto cardiaco – osserva
Francesco Musumeci
, presidente della Fondazione Cuore Domani della Sicch e direttore Cardiochirurgia e Centro trapianti di cuore dell’ospedale San Camillo di Roma – è un intervento complesso soprattutto per gli aspetti organizzativi che coinvolgono un grande numero di professionisti che devono interfacciarsi e sincronizzarsi come gli ingranaggi di un orologio meccanico. Il cuore del donatore, una volta prelevato, deve essere trapiantato entro un periodo breve di tempo per la sua impossibilità ad essere conservato a lungo fuori dall’organismo. Si calcola che fra il prelievo e il trapianto non debbano essere superate 3 ore affinché la ripresa di una funzionalità possa essere adeguata”.
“Ultimamente la tecnologia è venuta incontro al problema della preservazione del cuore, consentendo che l’organo possa essere mantenuto vitale e performante per più lungo tempo. E’ possibile oggi – ricorda lo specialista – mantenere il cuore perfuso e pertanto attivo e pulsante durante il trasporto, in attesa che venga trapiantato. Questa tecnologia consente che il cuore del donatore possa venire trasportato anche per distanze che tradizionalmente erano considerate proibitive. In aggiunta, permette anche una migliore valutazione della funzione del cuore anche quando alcune situazioni cliniche o diagnostiche facciano sorgere dei dubbi sulla effettiva utilizzazione dell’organo per il trapianto”.
“Dopo il trapianto – rimarca Musumeci – è fondamentale un attento e continuo sistema di sorveglianza clinica del paziente che prosegue oltre la dimissione, per tutta la vita. Il paziente dopo la dimissione deve infatti eseguire per tutto il resto della sua vita una serie di controlli clinico-strumentali da parte di medici altamente specializzati, per mantenere al meglio la funzione dell’organo trapiantato e quindi il personale stato di salute. Concludendo, si può affermare che il trapianto di cuore è la terapia salvavita di scelta in molti casi di insufficienza cardiaca avanzata. La sopravvivenza a 10 anni dal trapianto è oggi del 60%, con il 90% dei pazienti che torna a una normale qualità di vita. Lo dimostra il fatto che alcuni pazienti trapiantati hanno partecipato a maratone”.