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Anche i manager diventano precari

Anche i manager diventano precari

È proprio vero che il posto fisso non esiste più. Persino i manager d’azienda sono sempre più spesso part-time e, soprattutto, a tempo determinato. Questa “precarizzazione” dei vertici delle società nasce in realtà da un fenomeno diffuso ormai in tutto il mondo, quello dei temporary manager, ovvero professionisti in grado di intervenire solo il tempo necessario per riorganizzare e rilanciare l’azienda. Figure sempre più apprezzate dalle PMI italiane, come indica l’ultimo report di INIMA, network internazionale che raggruppa le associazioni di temporary manager in Europa: “Su 750 professionisti ad Interim, a inizio 2021 ben il 77% dei manager italiani intervistati risulta occupato con un contratto part-time (41%) o full time (36%). Un dato nettamente superiore alla media europea (55%)”.

Che vuol dire? C’è una tendenza internazionale che sta aumentando la flessibilità dei manager, e poi c’è il caso italiano, dove “si registra un progressivo aumento delle missioni di temporary management part-time, che ormai hanno superato il numero di quelle full-time”, come spiega Jonathan Selby, presidente di Inima e consigliere di Leading Network.

Come detto, sono perlopiù le PMI ad essere interessate a questo tipo di figura, con cui mirano perlopiù a ridurre i costi. La ricerca sottolinea anche “l’accentuata presenza” nel mercato nostrano delle missioni relative allo sviluppo del business, che sono spinte dagli incentivi statali, con cui vengono finanziati gli interventi di questi temporary manager.

Infine, cerchiamo di disegnare l’identikit di questa figura: se l’età italiana (56 anni) è in linea con la media europea, l’esperienza pregressa di sei anni e mezzo risulta più bassa di quella dei colleghi svizzeri (11,4 anni) e britannici (10,3). I temporary manager italiani sono poi temporanei, certo, ma durano un po’ di più degli altri: 14 mesi e mezzo contro gli 11,4 della media europea. Quanto al settore in cui operano, in Italia è un fenomeno praticamente privato, con solo il 2% che opera nel pubblico e nel settore non profit, la percentuale più bassa di tutto il continente.