Home Sports Stadi chiusi, fine pena mai

Stadi chiusi, fine pena mai

Stadi chiusi, fine pena mai

Lockdown degli stadi per l’intera stagione? Il conto da pagare vale 370 milioni di euro e a pagare sono le big

di redazione

Non passa giorno senza che un virologo non si esprima sull’ipotesi di riapertura, almeno parziale, degli stadi. E non passa giorno senza che il verdetto sia inappellabile: “Settembre, anzi no, dopo l’inverno prossimo”. Quindi nel 2022 come se consentire o no il rientro negli impianti sia un dettaglio e non ragione di vita o di morte per molti sport e società. L’ultima idea, quella cioè che si debba aspettare così a lungo da rendere ottimismo di maniera ogni precedente stima sulla riapertura a scaglioni dalla primavera, toglie il sonno ai presidenti della Serie A che stanno pagando un conto salatissimo al lockdown degli stadi. L’ingresso dei fondi nel business dei diritti tv darà una boccata d’ossigeno, ma tutti hanno bisogno di tornare a contare sui ricavi da stadio nel più breve tempo possibile.La stima è che se questa stagione dovesse disputarsi interamente a porte chiuse il danno sarebbe intorno ai 370 milioni di euro di cui due terzi (240) concentrati nelle cinque società maggiori ovvero Juventus, Inter, Milan, Roma e Napoli che allo scorso 30 giugno hanno totalizzato passivi a bilancio per 610 milioni di euro costringendo in molti casi le proprietà a costosissime ricapitalizzazioni. Il tema è delicato. Già in ottobre i vertici della Lega avevano scritto al Governo per dettagliare le stime del disastro strutturale del pallone chiedendo, se non aiuti economici, almeno qualche dilazione nei pagamenti di tasse e contributi. Fin qui non è successo praticamente nulla, tanto che l’ad De Siervo ha alzato i toni qualche giorno fa: “La pazienza del calcio è finita – ha detto -. Chiediamo al Governo che ci aiuti”. Anche perché è sorprendente come non venga presa in considerazione, nemmeno allo stato embrionale, un’ipotesi che potrebbe aiutare a superare l’empasse. Col via della campagna vaccinale, infatti, ci saranno progressivamente sempre più italiani in possesso di una sorta di ‘patente no Covid’ con la quale poter accedere a diversi livelli di libertà e attività. Perché non prevederlo anche per gli stadi? Potrebbe essere la strada per convincere anche gli indecisi…