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“Partita finisce quando arbitro intervista”

“Partita finisce quando arbitro intervista”

C’è un virus che colpisce chi si occupa di giustizia sportiva. È il virus che spinge i giudici a parlare in pubblico dei casi destinati ai loro tavoli prima del dibattimento. Anche se sarebbe buona norma non esprimersi in anticipo così da evitare di diventare ricusabili. Era già successo a Piero Sandulli, presidente della Corte d’Appello Figc, firmatario della sentenza che ha confermato la sconfitta a tavolino del Napoli contro la Juventus accusandolo di comportamento sleale. Poche settimane prima si era fatto intervistare per esprimere la speranza che la classifica “non fosse decisa dal Covid”.   Dopo Sandulli ci è cascato Angelo Maietta, professore di Diritto dello Sport, campano di nascita e membro del Collegio di Garanzia del Coni dove il caso Napoli approderà. “Lo Stato non abdicherà rispetto all’ordinamento dello sport” ha tuonato dai microfoni di Radio Kiss Kiss, radio ufficiale del club partenopeo, peraltro.

Nemmeno il tempo per l’ex ministro Franco Frattini, numero uno del Collegio di Garanzia del Coni, di avocare a sé quello il giudizio dei giudizi ed ecco che uno dei cinque presidenti che lo affiancheranno nella versione “sezioni unite” ha fatto il tris.   Mario Sanino, di lavoro avvocato e presidente della I° sezione del Collegio, ha deciso che due cose sul Napoli si potevano dire, che la sentenza può essere ribaltata e che dipende dalle carte presentate dall’avvocato del Napoli, molto “conosciuto e stimato nell’ambiente”. Bene ma non benissimo. Prima ancora di arrivare al verdetto, la certezza è che un po’ di continenza verbale non farebbe male al sistema. Evitando imbarazzi.