Home Politics Pd: dopo Borghi altre uscite, ecco chi è scontento di Schlein

Pd: dopo Borghi altre uscite, ecco chi è scontento di Schlein

Pd, Schlein

Perché può interessarti questo articolo? Nel Partito democratico ci sono una serie di partenze, le ultime quelle del senatore Enrico Borghi passato con Italia Viva e l’europarlamentare Caterina Chinnici si prepara ad andare in Forza Italia. Un problema per la segretaria del Pd Schlein, mentre si traccia l’identikit dei prossimi esponenti a un passo dall’addio ai dem.

Se due prove fanno un indizio, tre diventano un caso aperto e quattro sono un problema non più rinviabile. Nel Pd, come con l’arrivo di Elly Schlein alla guida del partito, stanno maturando degli addii in serie. Anche prima delle previsioni. Un preludio ad altri commiati che potrebbe indebolire il nuovo corso della segretaria. “Altri lasceranno i dem”, scommettono da Italia viva, cercando di alimentare le tensioni. E spingere alla rottura i riformisti. E il leader Matteo Renzi lo dice senza nascondersi: “È evidente che ci saranno altri arrivi, non è finita qui”.

Pd: poker di addii in due mesi

È necessario mettere insieme i pezzi per comprendere cosa stia effettivamente accadendo nel Pd. Il primo a lasciare è stato l’ex ministro dell’Istruzione, Giuseppe Fioroni, anche se intorno a lui l’attenzione è stata limitata: si tratta di un profilo non di primo pelo. Anche la fuoriuscita di Andrea Marcucci, ex capogruppo al Senato, era nell’aria: la sua vicinanza a Matteo Renzi non è mai stata un mistero.

Dopo la scissione e la fondazione di Italia Viva il rapporto tra i due è sempre rimasto buono. Per questo la decisione del senatore Enrico Borghi ha un impatto diverso: paradossalmente il suo nome è meno altisonante, almeno dal punto di vista dei ruoli ricoperti, ma si tratta di un parlamentare in carica. Soprattutto è il primo caso di passaggio da un gruppo all’altro della legislatura, il tutto mentre Caterina Chinnici, parlamentare europea e candidata sconfitta alla presidenza della Regione Sicilia, è in procinto di passare con Forza Italia.

Renzi gongola per Italia Viva

L’operazione-Borghi che ha ringalluzzito Renzi, reduce dai battibecchi a distanza con Carlo Calenda sulla formazione del Terzo Polo. Ora ha aperto le braccia aperte per accogliere i malpancisti del Pd, dimostrando di essere più attrattivi di Azione. Ma chi sono gli altri papabili all’abbandono del Pd? Tra Camera e Senato è difficile tracciare un identikit. Sicuramente il colpo grosso sarebbe la fuoriuscita di Pierluigi Castagnetti, padre nobile dei popolari attualmente nel Partito democratico e vicino al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Castagnetti è da tempo più defilato, non più parlamentare, ma il suo peso specifico non va trascurato.

Chi può lasciare ancora il Pd dopo Borghi

Tra i centristi c’è grande fermento, si punta a un soggetto unito nel segno del cattolicesimo democratico, che per forza di cose dovrebbe dialogare con Azione e Italia Viva. In questo senso si segnala l’attivismo di un altro ex parlamentare di estrazione Margherita, Giorgio Merlo, che ha rilanciato l’idea di un soggetto moderato: “O c’è la forza, l’intelligenza e la volontà di ricostruire un luogo politico che nel nostro paese è stato storicamente decisivo per le sorti stesse della nostra democrazia oppure dovremo rassegnarci irreversibilmente ad uno scenario sempre più cupo e decadente”. Altro profilo scettico verso Schlein è quello dell’ex ministra e attuale deputata, Paola De Micheli, che di recente è stata severa con la leader: “I cattolici sono stati esclusi”. In ogni intervento palesa il suo disagio. Nessuno, al momento, parla di un addio, né in privato né tantomeno in pubblico. Ma dalle parti dei moderati scontenti di Schlein sanno chi poter pressare nelle prossime settimane, anche mesi. Dalla cerchia sembra escluso Alessandro Alfieri, che ha accettato di entrare nella segreteria Pd in qualità di responsabilità riforme e Pnrr.

Pd: Guerini (per ora) non pensa a uscire

Il pezzo da novanta resta Lorenzo Guerini, presidente del Copasir, che però è un navigato democristiano (per lui è un grande complimento) e non cede facilmente alle lusinghe, per quanto provenienti dall’ex compagno di partito, Renzi. Se proprio maturasse un addio, non sarebbe a stretto giro. Diverso il discorso di Luca Lotti, finito un po’ ai margini. I rapporti con l’ex Rottamatore si sono raffreddati, ma in politica tutto si ricompone.

Chi invece sembra intenzionata a non lasciare il Pd è Alessia Morani, che pure non ha celato alcuni malumori verso la segretaria: “Trovo che le ragioni dell’addio del ‘neo ulivista’ Borghi siano poco comprensibili dette da lui”, ha scritto su Twitter, commentando la decisione del senatore. “Le politiche che sarebbero all’origine del suo addio e proposte dalla nuova segretaria Schlein erano per lo più condivise dalla segreteria Letta di cui faceva parte Borghi stesso”, ha aggiunto Morani. Resta il fatto che Schlein, a due mesi dalla vittoria, si ritrova già con un bel po’ di grane interne.