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La grande rissa di Regione Lombardia contro il Comune di Milano

La grande rissa di Regione Lombardia contro il Comune di Milano

di Francesco Floris

Il tavolo di trattativa? È saltato. Sulla legge per la rigenerazione urbana lombarda e i bonus volumetrici agli immobiliaristi che ha fatto litigare Regione Lombardia e Comune di Milano, ora Palazzo Lombardia tira dritto. I rumors parlano di un’accesa litigata fra Pietro Foroni, assessore a Protezione civile e Territorio della giunta di Attilio Fontana e il suo omologo Pierfrancesco Maran, assessore all’Urbanistica nella giunta Sala. Maran nega il diverbio e parla di “legittime posizioni politiche radicalmente opposte”. Le voci di corridoio da Melchiorre Gioia invece insistono: fra i due sono volate parole forti. Come che sia ora la Regione non vuole più trattare: la legge ha subito una sonora mazzata dal Tar Lombardia che la ha inviata alla Corte Costituzionale rilevando in via preliminare una serie di elementi di incostituzionalità come sostenuto da Palazzo Marino. Primo su tutti? Uno schiacciamento eccessivo del potere comunale nella gestione del proprio territorio. Di fatto obbligato a recepire una norma. Con l’impossibilità, addirittura per il consiglio comunale, di decidere se e come votare una delibera come sottolineato dalle risposte pubblicate da True-News del segretario generale del Comune, Fabrizio Dall’Acqua, di fronte ai consiglieri del centrosinistra che chiedevano di sapere quali conseguenze avrebbe avuto un loto voto contrario. Il caso concreto riguardava 37 grandi proprietà che avevano chiesto di accedere ai benefici della legge regionale: dal caso scottante del “Pirellino” di Coima comprato in asta dal Comune nel 2019, fino ad Antiron (la sgr creata anni fa dall’Enpam per conferire parte del proprio patrimonio immobiliare in dei fondi), passando per Borio Mangiarotti, la creatura franco-lombarda della famiglia De Albertis. Cosa volevano? Un bel regalo che vale il 25% di volumetrie aggiuntive e sconti sugli oneri per chi possiede un immobile abbandonato da oltre cinque anni. Per Maran – che nel Pgt di Milano aveva varato un piano più stringente per gli immobili abbandonati, 18 mesi di tempo per presentare un progetto, punendo in termini di indici di edificabilità che non si adeguava – un regalo agli immobiliaristi e un incentivo ad abbandonare il patrimonio. Per Foroni un modo di dare benzina all’industria delle costruzioni e dell’edilizia. Come che sia, ora la Regione non usa mezze misure. Palazzo Lombardia modificherà sì la legge regionale. Lo farà prima che la Consulta faccia avere il suo parere. Da quanto risulta a True-News sarà però una modifica formale, non sostanziale. Cambiare tutto per non cambiare nulla, prendendo tempo per aspettare la mossa successiva di Palazzo Marino: il Comune di Milano si potrà opporre ma con un nuovo ricorso. E, forse, anche con un nuovo assessore all’Urbanistica post elezioni comunali, che potrebbe essere più “sensibile” a determinati interessi.

Si rischia addirittura il boomerang: perché se il nuovo impianto della legge 18 dovesse mantenere inalterati i premi volumetrici ma abbassare il tempo di “abbandono” dei palazzi necessario per accedere ai vantaggi (per esempio 18 mesi), allora sarebbero molte di più le proprietà sotto la Madonnina che hanno diritto alle “regalie”. Di certo ne avrebbe diritto a quel punto Coima di Manfredi Catella, con il suo nuovo Pirelli 39 e il faraonico progetto green disegnato da Stefano Boeri e Elizabeth Diller. Vi era più di un dubbio sul fatto che il palazzo potesse essere considerato dismesso da oltre cinque anni, perché fino a sei giorni prima del rogito del 25 novembre 2019 all’interno vi erano lavori di manutenzione straordinaria e bonifica. Scendendo a 18 mesi non sarebbe più così. Sarebbe una vittoria dei fondi immobiliari e dei costruttori su tutta la linea. Aspettando la Consulta.