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La battaglia del canone Rai: Salvini contro tutti

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Perché ti può interessare questo articolo? Sulla Rai è scontro aperto nella maggioranza con Matteo Salvini isolato nella battaglia per la cancellazione. Ma anche consapevole che si tratta di un tema molto sentito tra gli elettori: l’obiettivo in vista delle prossime Europee è quello di ridurre il gap con Fratelli d’Italia.

Il nuovo fronte politico è quello del canone Rai, con la Lega che si è intestata la battaglia per ridurlo fino alla cancellazione tra qualche anno. E tutti gli altri partiti, compresi quelli della maggioranza, che invece non ne vogliono sapere. Matteo Salvini, comunque, è intenzionato a tirare dritto: sa che il tema incontra un grande consenso popolare e ha anzi trovato un modo per marcare le distanze dagli alleati.

“La campagna elettorale è già iniziata”, dice sornione una fonte di Forza Italia, interpellata sulla questione canone. I berlusconiani, comunque, sono compatti nel dire “no” a qualsiasi intervento per abbassare la “tassa Rai”. Sanno che a quel punto aumenterebbe la concorrenza sul fronte pubblicitario con ricadute su Mediaset. Un bel rebus.

I vertici meloniani a favore del canone

L’ultimo atto si è consumato durante le audizioni in commissione Vigilanza Rai. L’amministratore delegato, Roberto Sergio, è stato chiaro: “La conferma dell’attuale sistema, che ritengo assolutamente da preferire, o la decisione per un nuovo modello, non dovrebbe tardare”, ma ha ricordato che “le entrate da canone rappresentano un punto fermo in termini di garanzia”. Insomma, sono i cittadini a finanziare viale Mazzini: “La fonte primaria e caratteristica del servizio pubblico, che procura quasi il 70% delle risorse complessive di gruppo”, ha ricordato. L’intenzione del manager, voluto al vertice della Rai da Fratelli d’Italia, è quello di non rinunciare a quelle risorse.

Dalla Lega, però, non è mancata una presa di posizione ufficiale: “il nostro obiettivo rimane quello di ridurre il canone Rai, che oggi è a spese degli italiani, fino al suo totale azzeramento”, hanno messo nero su bianco, in una nota, i componenti leghisti nella commissione Vigilanza. In testa c’è un punto: eliminare il pagamento attraverso le bollette energetiche “Sono già troppo care”, è la sintesi di via Bellerio.

Canone con vista Europa

Dietro le dichiarazioni pubbliche, c’è poi una partita politica con vista sulle Europee. “Salvini sa che deve ridurre il gap elettorale da Fratelli d’Italia alle prossime elezioni, altrimenti Meloni per l’intera legislatura avrà totale dominio”, ragiona una fonte parlamentare di centrodestra, di estrazione moderata.

Sul punto la Lega ribadisce, anche a microfoni spenti: “Ci siamo sempre impegnati sulla riduzione del canone Rai, era una battaglia già avviata nella scorsa legislatura. Siamo alleati con gli altri partiti, ma non siamo un partito unico”. E infine “Meloni deve assumersi la responsabilità di dire che quella tassa resta sulle spalle degli italiani”.

Da Fdi, però, fanno notare un altro elemento: il ministro (leghista) dell’economia, Giancarlo Giorgetti, ha voce in capitolo, eccome, essendo azionista del servizio pubblico. E maliziosamente viene indicato come lo scontro non sia tanto interno al centrodestra, ma riguardi principalmente la Lega. Il sindacato interno, l’Usigrai, ha sottolineato: “Non si scioglie il nodo del canone” puntando il dito contro “il silenzio del ministro”.

Opposizioni all’attacco

Il clima è quello dell’incertezza, mentre le opposizioni osservano con un po’ di sorpresa la faida nella maggioranza sulla Rai. “Sfogano sul canone tutte le incomprensioni sugli altri temi, basta vedere le nomine ferme e la tensione sul ruolo dato a Musumeci per l’alluvione in Emilia-Romagna”. Sì, ma ufficialmente qual è la linea dem?

A spiegarlo è il capogruppo in Vigilanza Rai, Stefano Graziano: “Siamo contenti che è emersa in modo chiaro e netto la divisione in seno alla maggioranza” e “riteniamo abbastanza grave che il ministro Giorgetti non abbia ancora reso nota la data per essere audito in Vigilanza”. Da qui lo sforzo: “Bisogna difendere il servizio pubblico e il pluralismo dell’informazione e per questo ci batteremo in tutte le sedi competenti”. Un modo per dire che il canone deve restare com’è. Ma senza urlarlo troppo, altrimenti gli italiani si arrabbiano.