Home Politics Il voto delle donne. Viaggio nella Milano femminista

Il voto delle donne. Viaggio nella Milano femminista

Il voto delle donne. Viaggio nella Milano femminista

Le donne con più di 18 anni a Milano sono 619.206 (dati al 31 dicembre 2019, sistema statistico del Comune di Milano). 60mila in più degli uomini. Le più anziane sono tre signore di 109 anni. Chissà che il loro voto non possa fare la differenza nella corsa per le comunali del 2021. Se nel 2016 lo scontro per Milano della campagna elettorale al femminile era quello tutto incentrato sulla visione dell’Islam, fra Maryan Ismail e Sumaya Abdel Qader, nel 2021 difficile che si riproponga quel filone.Di certo negli anni c’è stata una crescente componente femminile (e talvolta femminista) a Palazzo Marino, soprattutto nei ranghi del centrosinistra che da dieci anni governa la città. Come dimostra “Milano X le donne”, uno spazio sul sito del Comune dedicato per la prima volta specificamente alle donne con pagine e link per segnalare i servizi offerti dalla città, ma anche per raccontare momenti di incontro, le occasioni di interesse, condivisione e divertimento. La prossima scadenza per “contarsi” è il 25 novembre, giornata internazionale contro al violenza di genere. Gli oppositori le tacciano di ipocrisia – antica accusa che risale almeno al tempo della battute sulle “olgettine” – perché quando a finire nel mirino di commenti maschilisti sono campionesse della destra come Silvia SardoneGiorgia Meloni o Daniela Santanché, non battono ciglio. Ma chi sono le “Donne Democratiche”, come amano definirsi durante serate e convegni dedicati all’odio, all’hate speech, all’emancipazione professionale, ai femminicidi e la violenza domestica e che combattono le loro battaglie e campagne elettorali sin dall’utilizzo dei social? In pole position al voto dell’anno prossimo partono le consigliere comunali uscenti: Simonetta D’Amico, partito democratico, avvocato, presidente della commissione casa di Palazzo Marino. Tra i suoi “hobby” quello di bacchettare giornalisti e titolisti per la scelta inappropriata di espressioni e parole negli articoli di cronaca. “Le mamme dello Spallanzani”? Non si può dire. Nessuno penserebbe mai di titolare un pezzo sulla ricerca contro il Covid “I papà dello Spallanzani”. “Gentil sesso”? Basta litigare con lei qualche volta per capire che di gentile c’è ben poco. “In rosa”? Stereotipo linguistico da abbattere. Più light Diana De Marchi. La Presidente della Commissione Pari Opportunità e Diritti Civili, invita tutti ad “Adesso Libere”, spettacolo in occasione del 25 novembre, giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, promossa dal Comune di Milano e Pacta, quest’anno anche in collaborazione con il palinsesto “I Talenti delle Donne”. È sempre l’arte a dominare la scena: Angelica Vasile – pd, Beppe Sala Sindaco – anche nel pieno del lockdown non rinuncia a presentare “Otello Fermati”, evento virtuale del “Progeto Fermati: L’arte contro la violenza” per “portare avanti un percorso condiviso con gli uomini, perché solo insieme possiamo combattere questa enorme piaga sociale e culturale”. Uno degli ultimi post della Vasile sul tema? Contro chi si è scandalizzato per la foto scattata (e pubblicata) mentre una mamma allattava il figlio e il Papa parlava. “Cresciuti con le Veline, Letterine, Scossine, Microfonine abbiamo il coraggio di parlare di pudore? – scrive la consigliera –.Noi che in Italia trasmettiamo corpi nudi di ragazzine e donne dalla mattina alla sera per vendere qualsiasi cosa? Diciamolo. Abbiamo un grosso problema con il corpo delle donne. Da un lato lo usiamo, lo banalizziamo, lo scrutiamo e sezioniamo a seconda dell’uso e consumo che in confronto le analisi di CSI sono cose da bambini. Dall’altro ci spaventa così tanto che arriviamo a chiedere ad una madre che allatta di coprirsi”. Natascia Tosoni, classe 1970, milanese di adozione e consigliera di municipio nel 2011 prima del grande salto in Piazza della Scala. Fra i suoi grandi interessi politici le pari opportunità e le politiche femminili, che da da consigliere di zona 5 ha implementato creando lo “Sportello Aiuto Donna per il contrasto alla violenza di genere” nel Municipio di appartenenza e portando avanti il filone nel quinquennio successivo con iniziative come l’inaugurazione della panchina rossa in zona 5, simbolo della lotta alla violenza contro le donne. Nel Municipio 4 di via Oglio invece, a maggioranza centrodestra e trazione Lega, due anni fa va in scena un vero e proprio boicottaggio dell’opposizione: l’11 ottobre 2018 il centrosinistra abbandona la seduta in segno di protesta contro “il silenzio assordante della maggioranza di centrodestra che non risponde all’interrogazione di luglio, alla email di agosto e non ha messo in Ordine del Giorno la mozione presentata per discutere del Muro delle Donne di Rogoredo”. Spazio anche per il femminismo cattolico: Roberta Osculati, insegnante e storica militante dell’Azione Cattolica Ambrosiana, punta sull’attenzione alla famiglia ed è entrata in politica con la frase “Un’amica in comune”, slogan per sottolineare la disponibilità a incontrare i cittadini e cittadine su appuntamento. La già citata Sumaya Abdel Qader si è beccata diverse critiche negli anni per la visione dell’Islam professato da alcuni membri della sua famiglia. Soprannominata “la velata” dai giornali. Negli ultimi cinque anni ha però promosso e sponsorizzato le “biciclettate per le donne musulmane” che vogliono “essere libere di pedalare”. Lo ha fatto contro l’intervista rilasciata da Ali Abu Shwaima, l’imam della moschea di Segrate dove disse che “essendo la donna una cosa sacra, una cosa di valore… Il diamante non è che lo si mette così, apparentemente… Nella Cadillac, nella Mercedes, ma non sulla bicicletta” sostenendo in seguito di essersi espresso male.