Home Politics Garavaglia, l’ora della verità: la Lega e Draghi non vogliono ribaltoni

Garavaglia, l’ora della verità: la Lega e Draghi non vogliono ribaltoni

Garavaglia, l’ora della verità: la Lega e Draghi non vogliono ribaltoni

Il 14 di marzo per il governo Draghi c’è un passaggio fondamentale. Tutti i rumors raccolti da true-news dicono che sarà indolore. Ma quando c’è di mezzo giustizia e processi mai dirlo troppo a voce alta. Quel giorno il ministro leghista al Turismo, Massimo Garavaglia, si vedrà confermata o smentita la sentenza di assoluzione in primo grado nel processo milanese in cui era imputato per turbativa d’asta su una gara per il servizio di trasporto di persone dializzate.

Garavaglia, i fatti contestati risalgono al 2014

Fatti avvenuti nel 2014 quando il big del partito di Matteo Salvini era assessore lombardo all’Economia della giunta guidata all’epoca da Roberto Maroni.

La Procura aveva chiesto per il politico una condanna a 2 anni. I giudici di primo grado lo hanno completamente assolto per non aver commesso il fatto. Se Garavaglia vedrà confermato questo giudizio potrà continuare come sta facendo il suo lavoro al dicastero del Turismo in un settore piegato dalle conseguenze della pandemia. Classe ’68, già amministratore locale, sottosegretario di Stato e vice ministro all’Economia, è uno dei ministri più stimati del governo di larghissima maggioranza giallo-rosso-verde oltre ad essere uno dei big del Carroccio.

Garavaglia assolto in primo grado: la Lega non vuole ribaltoni

Se invece vedrà il verdetto ribaltato in Appello con una condanna sarà proprio via Bellerio a trovarsi in un bel pasticcio, a nemmeno due mesi di distanza dal terremoto generato nel centrodestra dalla rielezione di Sergio Mattarella al Quirinale e un anno esatto dal voto. E pure Mario Draghi dovrà prendere le sue decisioni.

Garavaglia, le accuse legate ad un bando per il trasporto dializzati in Lombardia

La vicenda è quella nata dall’indagine milanese che ha portato nel 2015 all’arresto dell’ex vicepresidente di Regione Lombardia e assessore alla Sanità, Mario Mantovani, principale imputato con le accuse anche di corruzione e concussione che è stato condannato in primo grado a 5 anni e sei mesi. Nel processo con 12 diversi imputati l’accusa per Garavaglia, respinta nel 2019 dalla quarta sezione penale del tribunale di Milano presieduta dalla giudice Giulia Turri, era quella di aver dato “specifiche disposizioni” e “l’input iniziale” per “vanificare gli esiti del bando” di una gara da 11 milioni indetta “in forma aggregata” da tre Aziende sanitarie per il servizio trasporto dializzati, in qualità di assessore all’Economia di Regione Lombardia.

Processo Garavaglia, il governo guarda da vicino

Un “processo inutile” che “poteva non essere fatto” con “i giudici che hanno capito che una telefonata per la segnalazione di un problema non è reato”, ha detto nel giorno dell’assoluzione per il politico leghista il suo avvocato Jacopo Pensa. Era il 17 luglio 2019. A dicembre dello stesso anno i pm di Milano hanno depositato ricorso alla Corte d’Appello contro l’assoluzione dell’allora vice ministro all’Economia. Ora la palla passa ai giudici di secondo grado. Con il governo che guarda da vicino.