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Eugenio Comincini, ritratto di un renziano responsabile

Eugenio Comincini, ritratto di un renziano responsabile

di Francesco Floris

Un “renziano” della prima ora. Che potrebbe “tradire” Matteo Renzi proprio all’appuntamento con il destino. Eugenio Comincini, lombardo di Cernusco sul Naviglio, classe 1972, senatore della Repubblica dal 2018. Sarà lui l’ago della bilancia a Palazzo Madama? In giornata lo sapremo ma intanto in Senato è aperta la “caccia ai responsabili” fra senatori a vita richiamati in presenza, voltagabbana e “costruttori”. Fra i nomi che ballano per la soglia psicologica dei 161 senatori necessari per tenere in piedi il governo Conte-bis o affossarlo definitivamente, c’è anche il suo. Certo il suo post sui social per chiarire le intenzioni e la posizione, in realtà, non chiarisce proprio nulla. Con richiami ermetici non “al tempo dei responsabili” bensì al “tempo della responsabilità”. Serve un “patto di legislatura nel perimetro dell’attuale maggioranza”, scrive, ma “non sono in Senato per stare attaccato alla poltrona ma per essere utile alla Nazione”. Comincini però potrebbe stupire tutti. Eletto nel Pd, volato in Italia Viva con la scissione del 2019 dopo l’ultima crisi di governo, quella che mandò a casa i giallo-verdi per fare spazio ai giallo-rossi, il senatore eletto nella circoscrizione Lombardia-4 è di certo un “renziano” della prima ora e non uno di quelli saliti a bordo del carro del (prima) vincitore e (poi) perdente. Molto legato all’uomo di Rignano sull’Arno. Ma non è fra coloro che gli devono l’intera carriera politica, come ama lasciar intendere a molti dei suoi il leader di Italia Viva ogni volta che parla. Comincini viene dalla Margherita e dalla Direzione nazionale del Pd. È stato per lungo tempo amministratore locale ben prima che di Renzi si sentisse parlare sulle cronache nazionali: sindaco di Cernusco sul Naviglio per due mandati; nel Direttivo regionale e poi nel Consiglio nazionale dell’Anci; nominato nel 2014 da Giuliano Pisapia vice sindaco metropolitano di Milano. Per sintetizzare: non ha debiti personali con Matteo Renzi, non gli deve l’ascesa politica. E chissà che in queste ore non gli sia passato per la mente più volte. Chissà che non se lo ricordi al momento di premere il pulsante.