Home Politics Conte, l’avvocato-nemesi Borrè: “Stiamo valutando se fare altre azioni legali”

Conte, l’avvocato-nemesi Borrè: “Stiamo valutando se fare altre azioni legali”

L'avvocato nemesi di Conte

Giuseppe Conte, leader del M5s, esulta per il 95% di sì alla riconferma della sua leadership già bloccata dai tribunali. Un plebiscito, con un candidato unico e un’affluenza di soli 59mila iscritti su poco più di 130mila aventi diritto. L’avvocato Lorenzo Borrè, che rappresenta gli attivisti che hanno bloccato la leadership di Conte dopo un ricorso al Tribunale di Napoli, risponde a true-news.it con una battuta, che è anche una citazione storica e biblica: “Dal 33 d.C i plebisciti non hanno mai dato grande affidabilità”.

Si rischia il gioco dell’oca

E dato che sostanzialmente Conte ha scelto di ripetere la stessa votazione bocciata dai giudici partenopei, è molto probabile che gli attivisti napoletani difesi da Borrè impugnino di nuovo l’incoronazione dell’ex premier a capo del M5s. “È una questione all’esame, ma ci vorranno delle settimane – spiega Borrè – la situazione non è esattamente la stessa, ci sono anche questioni nuove e i quesiti sono di più, quindi richiedono uno studio più approfondito e non si può fare copia e incolla dell’altro ricorso”.

E però, il rischio per Conte, è che anche il plebiscito di ieri venga congelato dai tribunali. Come nel gioco dell’oca, i Cinque Stelle per l’ennesima volta tornerebbero al punto di partenza. Sul punto Borrè è molto chiaro: “Conte è stato eletto in base a norme che a mio avviso non si coniugano con i principi vigenti in materia di diritto associativo e che reputo inderogabili”. Quindi aggiunge: “Sono state violate una serie di regole che regolano l’ordinamento associativo”.

La replica a Conte

Poi replica al collega avvocato civilista Conte che aveva bollato i ricorsi di Borrè alla stregua di cavilli e carte bollate: “Che questi principi vengano derubricati a cavilli è preoccupante, ma non è una questione personale, si tratta di principi di democrazia interna ai partiti che vanno oltre i destini individuali, bisogna evitare che nei partiti si consolidino prassi totalitarie e che poi magari ce li ritroviamo al governo”.

Conte, insomma, inneggia al “bagno di democrazia” ricorrendo alla base dei militanti, Borrè controbatte in punta di diritto. “Diciamo che il consenso di cui innegabilmente gode Conte non risolve i problemi di democraticità del procedimento di incoronazione, peraltro caratterizzato da una bassissima affluenza degli iscritti, che non ha raggiunto il quorum del 40%”. Diverse concezioni di democrazia interna.

“Rimane sempre il problema di come coniugare leadership e democrazia, quando la prima viene attuata grazie alla regola del candidato unico”, riflette l’avvocato Borrè, da tempo “bestia nera” dei Cinque Stelle, specialista nell’individuare le falle del particolarissimo diritto interno che regola la vita del Movimento fondato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. E quindi “grosso modo la situazione è la stessa dell’agosto 2021”. Non sarà facile per Conte uscire dal pantano dei ricorsi.

E Beppe Grillo?

“Sul perché sia rimasto in silenzio e non abbia convocato lui quest’ultima votazione bisognerebbe chiederglielo direttamente, posso dire che secondo me avrebbe dovuto indire le consultazioni per la nomina dei componenti del comitato direttivo, come indicato dalla legge, sul perché alla fine abbia cambiato idea è una cosa che andrebbe chiesta a lui”. Infine Borrè conclude così la sua riflessione: “Democrazia e diritto sono due cose correlate, non sono acqua e olio, e la prima è permeata dal secondo, i principi di piena partecipazione democratica secondo le dinamiche assembleari risultano minati in maniera preoccupante da queste votazioni”.