Home Politics Toni Capuozzo: “La guerra in Ucraina è vicina, quella in Bosnia ancora di più”

Toni Capuozzo: “La guerra in Ucraina è vicina, quella in Bosnia ancora di più”

Capuozzo su Bosnia

Perché questo articolo potrebbe interessarti? Le recenti tensioni che stanno infiammando i Balcani rischiano di scatenare un nuovo conflitto nel cuore dell’Europa. Per di più a poche centinaia di chilometri dall’Italia. In Bosnia tira un vento di secessionismo. Tra Serbia e Kosovo emergono vecchie ruggini mai assorbite. Mentre l’Europa e l’Occidente non sanno come risolvere il rebus balcanico. Il giornalista e inviato di guerra Toni Capuozzo dialoga con True News.

“La Bosnia, oggi come oggi, è uno Stato inventato. È una Federazione all’interno della quale ti accorgi di passare frontiere invisibili”. Per quanto riguarda il braccio di ferro tra Serbia e Kosovo “bisogna rassegnarsi e lasciare che i serbi stiano con i serbi e i kosovari con i kosovari”. Il giornalista e inviato di guerra Toni Capuozzo ha parlato con True News della complicata situazione in cui si ritrovano i Balcani. La regione ribolle di vecchie tensioni. E il rischio che possa esplodere una guerra a pochi passi dall’Italia è sempre più serio. Tra l’incapacità dell’Europa di risolvere la contesa e l’ottusità della comunità internazionale di fronte al mosaico balcanico.

Dalla Bosnia al Kosovo: cosa succede nei Balcani

I Balcani sono un luogo dimenticato da Dio. Negli ultimi mesi gli animi si stanno tuttavia infiammando a causa della guerra in Ucraina. “Il conflitto ucraino ha riacceso antichi focolai di tensione (in Serbia e in Bosnia ndr). Dall’altro lato ha messo a nudo le difficoltà di chi vuole governare il mondo”, ha dichiarato Capuozzo.

“Se le principali energie dell’Occidente finiscono nel “buco nero” ucraino, ci si chiede chi possa garantire l’ordine nei Balcani. Inoltre, l’Occidente che oggi vuole risolvere il problema ucraino è lo stesso che ha abbandonato l’Afghanistan un anno fa”, ha aggiunto.

In Serbia la temperatura è sempre più incandescente. In Kosovo c’è ancora una missione internazionale, mentre in Bosnia l’aspetto di un intervento civile appare più intollerante. Certo è che la riacutizzazione della crisi balcanica era prevedibile.

“Ho vissuto in diretta la pace che pose fine alle ostilità nei Balcani. Quella pace fu benedetta perché pose fine ad un assedio straziante e feroce. Ma non fu una bacchetta magica. Fu una pace imposta con la forza. Dalla legge del più forte, che in quel momento era Clinton”, ha affermato ancora Capuozzo. Le contraddizioni dei Balcani sono dunque state congelate ma non risolte. E oggi riemergono in tutta la loro gravità.

Il rischio di un conflitto

Quanto è alto il rischio che possa esplodere un conflitto nei Balcani? “Abbiamo sempre l’idea dei conflitti come eventi contraddistinti da fragorose esplosioni, schieramenti e trincee. Ci sono però dei conflitti che vanno avanti in forma diversa. Che non hanno la forma cinematografica della guerra come la impariamo sui libri di storia. Penso alla Siria, allo Yemen, alla Cisgiordania e Gaza. Il conflitto nei Balcani c’è già. Per adesso è fatto di parole, incomprensioni, di conti da regolare. Ma questo come chiamarlo se non conflitto? Non ci sono le trincee, ma è sempre un conflitto”, ha puntualizzato Capuozzo.

I riflettori dell’opinione pubblica sono puntati su Serbia e Kosovo. “Penso che sia il caso di rassegnarsi. E di dire che la zona di Mitrovica è serba e lasciare che venga riattaccata alla Serbia. Altrimenti è come mettere insieme cani e gatti. Purtroppo siamo convinti che tutti possano vivere insieme e lo imponiamo anche a chi non vuole farlo“, ha evidenziato il giornalista.

Difficile trovare una soluzione al mosaico dei Balcani. L’unità indistinta resta però un “feticcio“. “Forse sarebbe stato meglio avere una Repubblica Serba, l’Erzegovina e uno staterello bosniaco dove tentare una convivenza tra chi voleva convivere”, ha ipotizzato Capuozzo.

I limiti dell’Europa

Emergono qui i “limiti di certi totem europei“, ha fatto notare il giornalista, sottolineando che “l’Italia e l’Europa hanno mostrato in passato, e in abbondanza, la loro incapacità nel gestire i conflitti“.

“Perché abbiamo bombardato Belgrado per favorire la secessione del Kosovo e, al netto dell’occupazione russa, dal 2014 in poi abbiamo ignorato ogni richiesta di autonomia del Donbass? Esistono secessioni buone e altre cattive”, si è chiesto Capuozzo.

“In Bosnia ci sono revisioni che permettono alle burocrazie dei tre gruppi etnici presenti di mantenersi e campare. Non c’è nemmeno interesse nel mettere in piedi qualcosa che assomigli ad un’entità statale autentica. Ad una Federazione in cui ognuno rispetta l’altro”, ha ribadito ancora il giornalista.

Il “totem delle unità” è un nodo che sta venendo al pettine. “Abbiamo questo totem, in Europa e in Occidente. È una sorta di feticcio dell’unità che in alcuni contesti non funziona e non ha funzionato“, ha concluso lo stesso Capuozzo.