Home Pharma Droga, allarme adolescenti: “La dipendenza? Un lupo dagli occhi dolci”

Droga, allarme adolescenti: “La dipendenza? Un lupo dagli occhi dolci”

Droga, allarme adolescenti: “La dipendenza? Un lupo dagli occhi dolci”

I ragazzi che già alle scuole medie sperimentano l’uso delle droghe, quasi fosse un rito di iniziazione, sono sempre più giovani e sempre più dipendenti anche da altro: alcol, fumo, gioco, tecnologia. I suicidi e i gesti autolesivi aumentano in maniera esponenziale, anche perché la pandemia ha inciso molto soprattutto sulle persone più fragili. Serve più prevenzione, soprattutto con i minori, e questa è la linea d’azione su cui punta la Regione Lombardia, con la legge 23/2020 per la riforma del sistema socio-sanitario.

A scattare la fotografia dell’emergenza dipendenze sono stati gli ospiti della puntata di “The True Show” di giovedì 29 aprile, in onda su Telelombardia e in diretta streaming su True-News (GUARDA LA PUNTATA), condotta da Fabio Massa e Barbara Ciabò: Emanuele Monti, Presidente Commissione III Sanità e Politiche Sociali di Regione Lombardia, Ciro Cascone, Procuratore per il Tribunale di Minori di Milano, Simone Feder, psicologo e coordinatore dell’area Giovani e Dipendenze della comunità Casa del Giovane di Pavia, e Tiziana Mele, Amministratore Delegato di Lundbeck Italia.

Droghe vissute come rito di iniziazione dagli adolescenti

“In questi anni non ci siamo accorti di quanto i giovanissimi si stessero affacciando al mondo delle droghe e delle dipendenze in generale, perché ai nostri occhi sono sempre più invisibili”, è l’allarme lanciato dal procuratore Cascone. “L’età media di accesso all’uso delle sostanze stupefacenti è molto precoce: i ragazzi, già alle scuole medie, lo vivono come un passaggio esperienziale fisiologico. Un problema che nasce anche dall’accettazione culturale: in un’ampia fascia della popolazione, non solo minorile, si è consolidata l’idea che l’uso di quelle che un tempo chiamavano ‘droghe leggere’, ma che così leggere non sono, sia lecito e legale. Questo causa danni enormi, di cui i ragazzi non sono consapevoli. Vi è poi una correlazione strettissima tra uso di sostanze e commissione di reati: molti si ritrovano coinvolti anche in percorsi di carattere penale”. Il disorientamento culturale porta a non saper distinguere ciò che può creare danno a se stessi e agli altri: “Un mondo adulto che ha sdoganato le droghe leggere come può proibirle poi a un ragazzo?”, ha avvertito Cascone. “I giovani sono spinti alla dipendenza da un grande vuoto interiore e da una sensazione di malessere, che affonda le radici nella loro vita e sta alla base del raddoppio dei suicidi rispetto all’anno scorso”.

Dipendenze, in Lombardia quasi 50mila persone con problemi patologici

Le cifre parlano chiaro: la Regione Lombardia gestisce 49.597 persone con problemi patologici. Un dato in aumento del 2% nell’ultimo triennio. Il maggior numero di assistiti è in carico ai servizi a causa di abuso e dipendenza da sostanze illegali. Le più diffuse? Oppiacei nel 40% dei casi, cocaina nel 35%. La fascia under 25 rappresenta il 25%. Il 30% degli assistiti ha problemi legali in corso, il 20% è disoccupato e il 40% in cerca di un’occupazione stabile. Oltre l’80% ha dipendenze da più sostanze, in genere associate all’uso di alcol o cannabis oltre alla sostanza primaria. Più del 20% ha problemi di tipo psichiatrico o legati alla salute mentale.

Le nuove droghe che minacciano i giovani: dal fentanyl allo shaboo

“È quasi obsoleto parlare di droga, perché questo è solo l’iceberg di un disagio molto forte che i minori non riescono a gestire” ha proseguito Simone Feder. “Quando a 15-16 anni, magari già alle prese con le polidipendenze, arrivano nelle strutture terapeutiche, trascinati dai genitori, spinti dai decreti dei tribunali o convinti dagli operatori sociali, è già tardi”. Spesso, tra l’altro, non c’è nemmeno il passaggio attraverso le droghe leggere, ma si parte direttamente da quelle pesanti. “Oggi le sostanze si trovano ovunque, nei parchetti delle città oppure a domicilio, e pure a basso costo. Sono tutte pericolosamente alterate con farmaci. Il fentanyl, per esempio, è un oppioide sintetico cento volte più potente della morfina, spesso mischiato con altro e venduto nel dark web sotto altri nomi. Per fortuna non è presente in Italia, ma dagli Stati Uniti arrivano allarmanti avvisaglie. Lo shaboo, una droga per ora utilizzata dalla popolazione asiatica e presente in certe aree di Milano, si trova in commercio con una purezza dell’80% ed è dieci volte più potente della cocaina: il suo principio attivo resta 12 ore, anziché una, all’interno del corpo”.

“Puoi addomesticare il lupo a 5 euro a botta”

“Scompaio dentro a un buco. Ogni giorno. In questo buco mi ci porta una metropolitana. Io conto le stazioni alla rovescia, come quando parte un missile: quel missile sono io”, così racconta una ragazza nel teaser della prima puntata di una serie video in 8 episodi dedicata al tema delle dipendenze, dal titolo “Drugs”. Il progetto, che raccoglie decine di testimonianze di giovani tra i 16 e i 22 anni, è stato realizzato con il contributo non condizionante di Lundbeck Italia dai registi Fabio Ilacqua e Mirko Salciarini. Uno sguardo documentaristico guidato anche dalla consulenza scientifica di esperti, come Simone Feder (non a caso ospite della trasmissione), Riccardo Gatti e tanti altri operatori dei servizi sociosanitari.

https://www.youtube.com/watch?v=pQg6FbrRF70

I servizi socio-sanitari si spostano nei luoghi dello spaccio

Dal bosco di Rogoredo alla politica. “Prima che la Regione Lombardia approvasse la legge 23/2020 lo scorso dicembre – spiega Emanuele Monti – i servizi di assistenza pubblici potevano avere sede solo negli ambulatori accreditati. Oggi, invece, si possono spostare nei luoghi dove avviene lo spaccio, perché chi ha una dipendenza lo troviamo lì, è difficile che venga a bussare alla porta di uno studio. Oppure, se decide, lo fa dopo 5 anni”. Questo è infatti il periodo che in media passa dall’inizio della dipendenza alla richiesta di aiuto, e quindi all’accesso ai servizi: un lasso di tempo che in Italia sale a 7 anni. “Bisogna intervenire sui minori, cercando un aggancio precoce. Dobbiamo arrivare prima di avere una cronicizzazione della patologia. Serve fare prevenzione nelle scuole, ma anche in altri contesti sociali e nei luoghi dello spaccio, dove iniziano le dipendenze”.

Droga, alcol e dipendenze “moderne”: i videogiochi

Allarme droghe ma non solo: dalle indagini emerge che il 4,3% degli studenti 17enni si ubriaca una volta a settimana. “La legge 23, che prevede un investimento da 20 milioni di euro, è molto moderna, perché si occupa di tutte le dipendenze, compresa quella dai videogiochi: un tema recente, ma molto attuale, che ha già portato anche tanti suicidi e altri gravi fatti, come abbiamo visto. Il bisogno forte da parte delle famiglie, ma anche degli stakeholder, ovvero di chi eroga il servizio, sia a livello pubblico che privato, è quello di fare un passo avanti. La Lombardia è già un’eccellenza, essendo nato qui il modello delle comunità, che oggi portano un grande prestigio. Tutto questo è avvenuto finora in assenza dello Stato, per volontà politica e per scelte tecniche. Ora si può fare di più”.  

La correlazione tra sostanze stupefacenti e salute mentale

L’abuso di sostanze stupefacenti è fortemente correlato alla salute mentale: “Un tema che si è andato accentuando nel corso del 2020”, ha sottolineato Tiziana Mele. “In questi mesi è stato riportato un aumento dei casi di insonnia, ansia e depressione, perché il confinamento, l’isolamento sociale e l’incertezza sul futuro hanno slatentizzato le paure. C’è una seconda pandemia di cui dobbiamo prendere atto. Se vogliamo che la nostra società ricominci a funzionare, è fondamentale che le persone, che in questi mesi hanno subito dei veri e propri traumi, possano tornare a dare il meglio di sé”. 

Quello della salute mentale è però un tema di cui ancora oggi è difficile parlare, a maggior ragione con i giovani: “Lundbeck sta sostenendo nelle scuole progetti che raccontano i disturbi mentali, perché è importante iniziare fin da piccoli a non avere quel filtro dello stigma legato ai problemi psichici, ancora molto forte nella nostra società. È invece fondamentale riconoscere sin dall’infanzia e dall’adolescenza i sintomi e affrontare la patologia. Un dialogo costruttivo, che deve coinvolgere non solo i figli, ma anche i genitori”.