Home Pharma Distribuzione farmaceutica, quale futuro?

Distribuzione farmaceutica, quale futuro?

Distribuzione farmaceutica, quale futuro?

di Francesco Floris

Più di 90mila consegne al giorno, oltre 100 siti logistici organizzati capillarmente sul territorio italiano per raggiungere 19mila farmacie fino a quattro volte in 24 ore, con i propri mezzi di trasporto coibentati, refrigerati e che tengono conto delle necessità di trasporto dei medicinali, dalla catena del freddo alle temperature controllate e monitorate.

Sono l’anello centrale fra la produzione industriale e la dispensazione finale al pubblico dei prodotti farmaceutici e il collegamento indispensabile fra le Asl e le farmacie attraverso le due modalità tipiche del settore: la distribuzione convenzionata territoriale e la distribuzione per conto delle regioni. L’Associazione Distributori Farmaceutici (ADF), che aderisce a Confcommercio-Imprese per l’Italia e alla federazione europea GIRP (European Healthcare Distribution Association), riunisce 34 aziende. Che rappresentano il 60% del fatturato intermediato dai grossisti farmaceutici nella penisola.

Anche nel corso della pandemia, la Distribuzione intermedia è stata al fianco delle farmacie, considerata la capillarità della rete distributiva e la disponibilità di importanti infrastrutture grazie alle quali ha continuato e continua a garantire la puntuale e sicura fornitura di farmaci e prodotti sanitari ai cittadini, auspica che anche per loro, adesso, si apra una fase nuova di valorizzazione del riconosciuto ruolo di servizio pubblico. 

Come raccontato da True Pharma, nel Decreto Sostegni del governo Draghi è stata lanciata una sperimentazione biennale di valorizzazione del ruolo dei farmacisti che prevede una remunerazione aggiuntiva in favore delle farmacie, decidendo di “valorizzare il loro ruolo di presidi di prossimità”. Come? Per cominciare in via straordinaria sono stati stanziati 50 milioni di euro per il 2021 e 150 milioni per il 2022 da destinare alla remunerazione aggiuntiva sui farmaci erogati in regime di Ssn. Il concetto di fondo, sottostante alla norma, è che il “valore” di una farmacia in futuro sarà dato sempre più dalla sua “funzione sociale ”di servizio alla comunità. Discorso che dovrebbe estendersi all’intera filiera distributiva. Secondo il recente intervento, la remunerazione aggiuntiva della farmacia sarà composta da una percentuale fissa, uniforme per tutte le tipologie di farmacia e che rifletta in qualche modo il valore intrinseco e fisso del prodotto. Ma anche da una quota variabile a confezione per scaglioni di prezzo, una quota premiale applicate ad ogni confezione dei farmaci generici e soprattutto una “quota tipologica”, destinata solo ad alcune categorie di farmacie individuate sulla base di tipologia (rurale, urbana, etc.) e fatturato. Come si legge nella relazione tecnica al decreto si tratta di una quota “destinata a valorizzare il servizio reso dalle farmacie periferiche e a minor fatturato con il Ssn” per far sì che magari non chiudano in quei luoghi dove più sono utili ai bisogni sanitari del Paese.

Inoltre, il Decreto Sostegni prevede, al fine di rafforzare il piano strategico vaccinale contro il Covid, il ruolo dei “farmacisti-vaccinatori” e la necessità di consegnare le dosi in luoghi remoti e rurali del Paese.

E’ solo la prima tappa di un necessario percorso di valorizzazione della distribuzione farmaceutica territoriale, intermedia e finale.

I Distributori intermedi del farmaco ne sono consapevoli. Negli anni il panorama normativo è stato stravolto più volte – senza mai giungere a un reale punto di equilibrio – e con un grande vulnus di fondo: le normative e gli accordi, disomogenei a livello regionale (ma questo riflette in parte la diversità dei territori dal punto di vista geografico, sociale, infrastrutturale etc.), non riconoscono il ruolo centrale della Distribuzione Intermedia che tra l’altro assicura alle aziende sanitarie locali, per conto delle quali gestisce la merce di proprietà, un servizio di consegne in media entro le 4 ore dall’ordine. Tuttavia, ad oggi la normativa che riguarda il sistema DPC prevede la stipula degli accordi diretti solo fra enti territoriali e farmacie, bypassando quindi il ruolo dei Distributori.

Anche sulla “remunerazione” e le quote di ripartizione fra diversi attori si è assistito nel corso del tempo a numerosi interventi che hanno complicato il quadro invece che semplificarlo. Se nel 1996 le “quote di spettanza” sul prezzo venivano fissate per le aziende farmaceutiche al 66,75%, per i Grossisti al 6,65% e per i farmacisti al 26,7%, nel tempo – dal 2010 in poi – i grossisti hanno subito un taglio netto della loro quota, ridotta al 3%, senza che fosse stato previsto un qualsiasi altro meccanismo compensativo. Per paradosso nello stesso periodo la Distribuzione Intermedia si trovava nella situazione di dover supportare maggiori costi logistici dovuti all’apertura delle Parafarmacie (4.000 nuovi punti) e di circa 1.500 nuova farmacie, garantendo a entrambe le categorie rifornimenti puntuali e completi.

Per far fronte a ciò si sono susseguiti tavoli, confronti, attese di decreti congiunti fra Mef, Ministero della Salute e Aifa che avrebbero dovuto risolvere la situazione senza mai condurre a nulla di fatto. Non è solo un tema di margini per le aziende distributrici, anzi. La forte compressione che conduce ad erogare sotto costo servizi che sono di interesse pubblico per il Ssn (come riconosciuto dal MISE già nel 2015) rivela una forte criticità per il mantenimento dei livelli di servizio finora garantiti che è auspicabile rimuovere proprio nel momento in cui le farmacie vengono indicate come il primo presidio sul territorio di un rinnovato interesse nazionale verso la medicina di base e la sanità di prossimità.

Tra i vari punti da andare a toccare oggi rimane quindi, ma non solo, quello degli accordi a livello territoriale e regionale. Dove ADF e le imprese associate chiedono legittimamente di poter partecipare assieme alle rappresentanze sindacali delle farmacie convenzionate, pubbliche e private, per una migliore e più funzionale organizzazione e gestione della “distribuzione per conto” dei medicinali del Servizio pubblico.

Le criticità innescate dalla pandemia hanno mostrato la resilienza e la professionalità della categoria che, in collaborazione con le farmacie e le Istituzioni nazionali e regionali, svolge l’imprescindibile funzione, all’interno del SSN, di raccordo per la dispensazione finale del farmaco e che contribuisce sempre più sostanzialmente a servizi di salute pubblica.

Pertanto, ADF ritiene sia giunto il momento di aprire un confronto istituzionale, anche nella prospettiva di scenari futuri, sul valore e la funzione della distribuzione intermedia quale risorsa strategica del sistema Paese a supporto di Governo e cittadini.