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Una bolla di… litio

Una bolla di… litio

Mentre Capitol Hill veniva invasa da un’orda di trumpiani e il mondo seguiva con trepidazione quell’evento, il settore finanziario non sembrava molto preoccupato, tanto da toccare nuovi record come i 13 mila punti superati dal Nasdaq e i 31.100 del Dow Jones. I motivi sono molti, tra tutti l’attesa speranzosa degli stimoli economici che l’Amministrazione Biden dovrebbe fare non appena insediatasi nella Casa Bianca. Nelle stesse ore in cui aziende come Tesla volavano verso nuovi record, un settore in particolare faceva registrare numeri impressionanti: quello del litio. In due giorni American Lithium, azienda che si occupa di acquisire e sviluppare terreni per l’estrazione del minerale, ha registrato il +32%, e non solo grazie al traino di Tesla (la maggior parte dei suoi terreni negli USA è a quattro ore di macchina dagli stabilimenti dell’azienda: qui un pdf al riguardo). È proprio tutto il settore che sembra in continua crescita: ma perché?

Come abbiamo scritto la scorsa settimana, la febbre del litio è alta ormai da anni perché l’elemento è fondamentale per la costruzione di motori e batterie elettriche. C’è un senso di attesa continua, la sensazione di sedere sopra al petrolio del futuro, anche se a oggi il consumo e – soprattutto – la produzione non è all’altezza delle aspettative (e delle valutazioni). Anzi, secondo i dati raccolti da Statista, dal 2018 al 2019 la produzione è calata, anche se è innegabile che il trend sia in aumento nel lungo periodo (appena 28 mila tonnellate prodotte nel 2010 contro le 77 mila del 2019). Ma durerà per sempre?

Ad oggi il vero business sembra basarsi sull’acquisizione di asset come giacimenti o terreni che potenzialmente potrebbero contenere l’elemento più che sulla produzione del litio, come dimostrano le mosse di Jiangxi Ganfeng Lithium, produttore cinese con un valore di mercato di quasi 70 miliardi di dollari, che si muove tra Australia, Cina e Sud America, le tre zone più “calde” per il settore, comprando quote di società esistenti o investendo in appezzamenti. È più profittevole mettere il cappello su qualche proprietà interessante (da rivendere approfittando dell’hype sul settore) che scavare miniere ed estrarre il litio, lavoro che si lascia ad altri. Anche per questo sembra esserci una sovrapproduzione che continua sulla scorta della fiducia (non del tutto infondata, ovviamente) in un futuro basato sul litio. Sarà davvero così? Per ora le stime parlano di una produzione triplicata entro il 2025, e la borsa sembra crederci nonostante anche le rivolte armate negli USA.