Home Economy “Il Covid non è stato un cigno nero: la pandemia apre una nuova Guerra Fredda”

“Il Covid non è stato un cigno nero: la pandemia apre una nuova Guerra Fredda”

“Il Covid non è stato un cigno nero: la pandemia apre una nuova Guerra Fredda”

“La pandemia è il nuovo 11 settembre, la salute la nuova difesa, la corsa ai vaccini è il preludio ad una nuova Guerra Fredda”. Lo afferma Gianluca Ansalone, manager del settore farmaceutico con importanti incarichi istituzionali all’attivo e un curriculum accademico di tutto rispetto. Geopolitica del contagio (edita da Rubbettino con prefazione di Gianni Letta) analizza il futuro delle democrazie e il nuovo ordine mondiale dopo la pandemia da Covid-19.

Fermiamoci un secondo alla copertina. Cosa spinge un manager del settore farmaceutico a scrivere un libro sul nuovo ordine mondiale?

“L’esigenza di alzare lo sguardo. Nelle nostre quotidianità siamo travolti dall’emergenza, ma è in momenti come questi che occorre esercitare una visione lunga. Dal mio punto d’osservazione privilegiato ho avvertito la necessità di gettare lo sguardo su implicazioni più ampie del momento pandemico. In questo libro provo a far collimare le tre stagioni della mia vita professionale: comparto industriale, incarichi istituzionali e ricerca”.

Partiamo dal caos. Il Covid-19 non è un cigno nero, un evento imprevedibile.

“Mi baso su due elementi. Innanzitutto, negli ultimi vent’anni siamo stati travolti da tre crisi che possono essere lette insieme: 11 settembre, crisi del 2008 e Covid-19 sono accomunate dal fatto di essere minacce asimmetriche. Da inizio millennio dobbiamo difenderci da nemici non identificati come terroristi, speculazioni finanziarie e virus ma in grado di apportare minacce al cuore del sistema degli stati nazionali. La recente pandemia ha quindi conosciuto almeno due precedenti. Il secondo elemento sono i segnali che avrebbero potuto rendere prevedibile il Covid, ma ci siamo volutamente rifiutati di cogliere: i principali think tank ci hanno messo in allarme su fenomeni come pandemia globale, cambiamento climatico e attacchi cibernetici. Da anni però le classi dirigenti, definizione nella quale non rientra solo la politica, hanno smesso di utilizzare un pensiero profondo, per fermarsi alla superficialità. Già prima della pandemia eravamo immersi in cambiamenti strutturali che abbiamo fatto fatica a cogliere o che abbiamo preferito non vedere”.

Nella prefazione, Gianni Letta riassume il libro come “la fotografia geopolitica del globo nell’anno secondo della pandemia”. Lei afferma che la guerra al Covid-19 è appena iniziata.

“Non parlo da un punto di vista tecnico o medico, ma della gestione degli scenari globali. La guerra al virus potrà essere vinta nel breve periodo, si aprirà poi la fase con la conseguenza più impattante: la ridefinizione dell’ordine mondiale. Finita l’emergenza, si ridefiniranno gli assetti globali con una nuova conferenza Yalta. Ricerca, tecnologia e sicurezza sanitaria stanno tracciando le nuove cortine di ferro negli equilibri di potenza del mondo. In queste ore Biden ha affermato che “l’America sarà l’arsenale mondiale dei vaccini”, è un segnale enorme per i prossimi anni”.

Il suo libro è anche una fotografia dello stato delle democrazie della terra, che ruotano sempre di più intorno al concetto di leadership.

“Il nostro mondo ha vissuto un sorso di libertà dopo aver trattenuto il fiato nei cinquant’anni di guerra fredda. La fine del confronto Usa-Urss ci ha illusi di una fine della storia e della geografia, con un mondo democratico e globalizzato. Oggi riaffiorano contrapposizioni tra autocrazie e democrazie, con quest’ultime che affrontano la sfida più difficile: ricostruire il rapporto alla base del consenso, col triangolo cittadini, politica e scienza. Questo significa riconoscere il valore del merito e della competenza, che abbiamo sistematicamente compromesso portando elementi anti-sistema nel cuore delle istituzioni. Occorre una “scienza civica”, uno sforzo per alfabetizzare i cittadini al metodo scientifico. Da questa acquisizione di strumenti potrebbe trarre salvezza la società democratica, sulla cui superiorità -e quindi esistenza- la pandemia ha posto un serio interrogativo”.

Siamo immersi nella più grave crisi globale dal Secondo Dopoguerra. Che ne sarà del mondo dopo il Covid-19?

“Il virus è stato un acceleratore di fenomeni già in atto, su tutti la competizione tra Usa e Cina. Ci aspetta una nuova divisione in sfere d’influenza, con l’esercizio di potere da parte delle due superpotenze, esemplificato dalla vaccinoterapia globale in corso. Ci dobbiamo poi preparare all’incremento di crisi di natura asimmetrica: lo spillover di altri virus dall’animale all’uomo; in Estonia ha già avuto luogo un attacco cibernetico di sistema; il cambiamento climatico è una realtà in corso d’opera. Rispetto al passato, nella competizione geopolitica globale è riemerso con più forza un fattore che va oltre l’ideologia: la concorrenza Usa-Cina va al cuore della legittimazione dei sistemi democratici e autocratici, in una sfida a tutto tondo manca un terreno comune come sussisteva invece durante la Guerra Fredda”.